Da veneziano residente sono abbastanza infuriato. Tento di entrare nella chiesa di San Barnaba, dopo più o meno 30 anni. Sono un laico penitente e mi piace l’atmosfera e la concentrazione mistica di una chiesa, spazio sacro.
Anche se il mio luogo preferito è il respiro celestiale e gotico dei S.s.Giovanni e Paolo. Dove appena si entra, sulla sinistra, c’è il busto di Papa Giovanni XXIII, già patriarca di Venezia che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, grazie a mio padre, imprenditore terrazzaio, molto devoto.
Il paradosso di San Barnaba
Dicevo, entro nella chiesa di San Barnaba, visto che ci abito a due passi e chiedo alla biglietteria della mostra di Leonardo Da Vinci (non so cosa c’entri con Venezia…) se posso visitare l’altare o quantomeno soffermarmi per un raccoglimento. Risposta: “9 euro prego, è il biglietto per tutti!”. Gócapìo, rispondo. Ma non sono un turista, voglio solo soffermarmi qualche secondo per una preghiera. Guardi che c’è un accordo con la Curia per cui i residenti possono entrare…Niente da fare: sono 9 euro! Lo confesso: l’ho mandato laicamente a quel paese.
Altro giro altra corsa
Sconsolato vedo su Internet che la chiesa di San Lio a due passi, da Rialto, con opere del Tiziano, Tiepolo, Palma il Vecchio, Pietro Lombardo e organo settecentesco del famoso Tiziano Callido, è aperta dalle 14.30 alle 16.30 ogni giorno, messa serale alla domenica. Vado, ma non è assolutamente vero.
Di nuovo sconsolato chiamo i numeri della Curia patriarcale di Venezia. Silenzio assoluto.
Allora continuo la mia peregrinatio tra le chiese chiuse veneziane, manco fossero ex case chiuse. Sono arrabbiatissimo.
S.Marziale a Cannaregio (e via con il Tiziano Vecellio…uno sconosciuto) chiusa da decenni. Anche se sul portone c’è scritto ancora l’orario delle sante messe. Idem chiesa della Fava, dietro Rialto. Chiusa da decenni. Ci sono dei Giovanbattista Tiepolo con i dipinti di S.Anna, Vergine Bambina e San Gioacchino. Mentre del Piazzetta c’è la visione di San Filippo Neri. Pazienza, mi dico.
Per fortuna che Venezia è un patrimonio dell’umanità e sito garantito dall’Unesco. Siamo a posto.
Ri-ri-sconsolato mi sposto al sestiere di Castello. La chiesa sconsacrata di Sant’Anna, credo della Marina Militare, è invisibile ai più, vuota da mo’. Sant’Antonin, dicono in restauro, è chiusa in data da destinarsi. San Giovanni Novo, siamo sempre a Castello, chiusa da decenni. Mi riferiscono sia diventata deposito libri della Fondazione Querini, poco lontana, ma nessuno mi dà riscontri.
Va bene, mi sposto in centro. San Luca sestiere di San Marco. Nel presbiterio é conservata la pala di Paolo Veronese con “La vergine in gloria che appare a San Luca in atto di scrivere il Vangelo”. Poi un Palma il Giovane e Carlo Loth, proprio non due artisti sconosciuti. Poco più il là, la chiesa di San Beneto. Anche qui c’è il solito Tiepolo che nessuno vede. Spostiamoci ancora di pochi metri: chiesa di San Samuele, quella in cui venne battezzato Giacomo Casanova. Da giovane abate proveniente da Padova tenne il suo primo e ultimo sermone (fallimentare). C’é un crocefisso del Trecento attribuito a Paolo Veneziano. Scusateci se è poco.
Rialto
Restiamo poco distanti. Chiesa di San Bortolomio a Rialto. Il centro del centro della città. È la chiesa senza facciata con due porte laterali, perennemente chiuse. E pensare che nel ‘500 la cosiddetta “scuola di Rialto” che in realtà era l’università di greco, latino, logica e filosofia per i giovani patrizi, fondata dall’abate Paolo Dalla Pergola, serviva da aula magna per gli studenti. L’obiettivo era che il mercante veneziano andando in giro per il mondo doveva essere acculturato. L’università di Venezia chiuse presto i battenti perché dava fastidio “agli Studi” di Padova. Comunque tener chiusa S.Bortolomio è un delitto. Opere di Palma il Giovane e Sebastiano del Piombo.
Continuiamo questa singolare “via crucis” passando per la chiesa di Sant’Aponal. É del Comune che la tiene come magazzino. Apperò. Singolare la sua storia. Chiusa da Napoleone e sconsacrata, venne nell’800 per un breve periodo utilizzata anche come osteria. Sarebbe un’idea divertente nell’era degli spritz. E pensare che qui sorse nel ‘300 la Scuola di devozione di San Giovanni Evangelista.
Un triste elenco
Continuiamo con il triste elenco. Chiesa di San Tomà a San Polo. Mi dice il parroco dei Frari che è stata concessa ai Neo Catecumenali, ogni tanto di sera, fanno liturgia. Trovo, miracolosamente, la porta aperta. Aspettavo da anni questo momento. Entro. Scusi lei dove va? Entro in questa chiesta che non vedo da decenni. Mi dispiace c’è una cerimonia privata. Ma io devo solo entrare per un piccolo raccoglimento. Mi dispiace, non si può. Andate a quel paese voi e quanti intendono la fede un fatto riservato.
Imbufalito, vado a godermi lo spettacolo delle Zattere. Sullo sfondo la chiesa delle Zitelle del Palladio. Ma è chiusa da tempo. Passo a Piazzale Roma, chiesa di San Andrea della Zirada, sconsacrata, affidata anni fa al compianto artista veneziano Gianni Aricò. Da quanti anni è chiusa? mi chiedo. In sagrestia c’erano le composizioni lignee del Brustolon, barocco veneziano.
Don Fornezza
Mi sposto in laguna, da distante vedo l’isola di San Clemente, oggi hotel 5 stelle. Ma la chiesa consacrata è ancora della Curia patriarcale. “Ho chiesto il permesso di celebrare un matrimonio – mi conferma don Ettore Fornezza, per tanti anni parroco a Mazzorbo – ma mi hanno riposto che non era possibile”.
La parola all’esperto
Per fortuna nelle isole della laguna nord ci sono Santa Caterina di Mazzorbo e Santa Fosca e Santa Maria Assunta di Torcello. Sono tenute aperte da anziani volontari delle isole. Siate benemeriti. “Una soluzione ci sarebbe – afferma il prof. Marco Molin – presidente dell’Associazione archeologica Studi Torcellani – affidare a gruppi culturali e di volontari, ovviamente vicini alla Chiesa e in accordo con la Curia le chiese chiuse. Così non si può andare avanti. È un insulto per una città d’arte e di storia”.
Amen.