Mentre l’Italia ne prende 3 dalla Norvegia (Sørloth, Nusa, Haaland) alle qualificazioni mondiali, e Sinner vola in finale sulla terra rossa del Roland Garros (oggi alle 15.00 la finale contro Alcaraz), inizia il “valzer degli allenatori”.
Ranieri per la Nazionale

La debacle azzurra a Oslo (3-0 dalla Norvegia) certifica la crisi profonda del nostro calcio e impone scelte immediate per salvare il salvabile cercando una qualificazione ai Mondiali resa ormai difficilissima in prima battuta, ma possibile con le forche caudine degli spareggi fra seconde. Un solo uomo è in grado di gestire una situazione di questa gravità: il suo nome è Claudio Ranieri, tecnico di esperienza e carisma che ha dimostrato anche quest’anno di essere capace di imprese per altri impossibili (e non solo in Italia). Va chiamato subito al posto di uno Spalletti ormai in totale confusione tecnico–tattica che ha inanellato una serie di errori imperdonabili “stile Ventura”, l’artefice del primo fallimento datato 2014. Partirà dalla Nazionale il “valzer delle panchine”?
Il valzer parte dall’Inter

Ora parliamo del valzer delle panchine. Anche se assomiglia più al mercatino di Porta Portese, anzi a un suk, il mercato arabo. Perché proprio gli arabi stanno stravolgendo i valori economici del calcio (o quel che ne resta): Simone Inzaghi è l’ultimo Alì Babà che vola a Riad – via New York, dove si fa il pieno di quattrini – per diventare l’allenatore più pagato al mondo. Uno che ha appena perso 5-0 la finale di Champions contro un collega, Luis Enrique (ex Roma e fresco vincitore di Coppa e Campionato francesi), che guadagna meno della metà di lui: 11 milioni all’anno contro i 26 del Demone di Piacenza presentato in Arabia con il video dei gol in Champions di suo fratello Pippo.

Simone segue comunque le orme di tanti allenatori italiani emigrati a peso d’oro in Asia (Mancini, Pioli, Di Biagio dagli sceicchi, Lippi e Cannavaro in Cina per citare solo gli ultimi) ed è probabile che faccia comunque ritorno in Patria a stretto giro di posta: si paventa un pre-accordo con la Juve per la stagione 2026/27. La Vecchia Signora resta l’unica delle presunte Grandi – Napoli escluso – a confermare la panchina peraltro cambiata in corsa a non molte giornate dalla fine con Igor Tudor. Intanto Pioli – un altro che lascerà a breve l’Arabia come tutto lascia intendere – si accaserà a Firenze (?), con Gasperini invece già sicuro a Roma sponda giallorossa, e Sarri appena al di là del Tevere, alla Lazio. C’è insomma da stare Allegri, ops… altro allenatore rientrante che va nel Milan americaneggiante e senza Coppe.
Valzer anche tra giocatori

Un quadro piuttosto complesso e di difficile lettura a bocce ferme con l’Inter regina delle incognite: sarà più leggibile alla fine del mercato estivo con uscite ed entrate che già fanno discutere: un Modric 40enne come stella (a 4 milioni netti) e poi tante aspiranti stelline che andranno a sgomitare nel girone dantesco di un campionato davvero incerto. Al momento facile dare credibilità al Napoli, ma stavolta avrà le Coppe che don Antonio Conte non apprezza molto. Ecco allora che è proprio il Milan a potersi concentrare su un progetto vincente con il “corto muso” ispirato da chi torna in panchina (Max Allegri) dopo le 3 stagioni poco positive con la Vecchia Signora e una lite finale con Giuntoli a sua volta già silurato da Juve.
All’Inter molti dubbi ma la scelta è caduta su Chivu

Tutta da decifrare è soprattutto l’Inter che verrà. Ma è difficile ipotizzare una squadra di vertice con la rivoluzione tattica incombente: il 3-5-2 di Inzaghi era spesso spettacolare negli inserimenti e nel coinvolgimento di tutti alla fase offensiva, ma in troppe occasioni ha mostrato i suoi limiti. Al di là della turpe manita del Psg in finale di Champions vanno ricordati i 3 derby persi malamente (e 2 pareggiati in extremis), il 3-0 dalla Fiorentina, le sconfitte amare seppur di misura con Juve, Bologna e Roma oltre al suicidio casalingo con la Lazio (2-2) e la rimonta subita a Parma (dal 2-0). Insomma, una stagione da giudicare appena più che sufficiente: un 6,5 visto il crollo finale e gli “zero tituli”.
Il ballo delle outsider

Restano da valutare le outsider: Bologna in primis che conferma Italiano e può diventare una mina vagante nelle zone alte, difficile pensare altissime al momento. Poi Roma e Lazio dei nuovi corsi (anche i biancocelesti senza Coppe peraltro) e poi l’Atalanta orfana di Gasp dopo 9 anni, ma comunque attrezzata per eccellere stante i ritorni di Scalvini e Scamacca oltre ad acquisti senz’altro oculati che la dirigenza non mancherà di mettere a segno (con Retegui, De Ketelaere e Maldini come perle nell’ultimo mercato).

Il Torino di Baroni non dà garanzie di vertice così come la Fiorentina anche se dovesse confermare Kean, Gosens e Fagioli.La squadra viola ha liquidato Palladino a sorpresa, dopo aver annunciate il rinnovo, e si ritrova a cercare un nuovo allenatore, si fa il nome di Gilardino liquidato senza nemmeno le scuse dal Genoa a campionato in corso. All’Atalanta invece si accasa Juric.
Una stagione 2025/26 che si annuncia dunque più che mai incerta, ma dove le sorprese senz’altro non mancheranno.
