Luca è un bambino autistico di sette anni, destinato a tenere grandi distanze… eppure un giorno Giulia, una compagna di classe, si accorge di lui, lo osserva e comincia a donargli dei disegni. E’ l’inizio di una amicizia che va al di là delle parole…“Il racconto Il mondo di Luca di Domenico Tonziello, che ha vinto il secondo premio ex aequo (insieme all’opera Il destino del mare di Rosario Cascone) al concorso nazionale “Vi racconto una storia…”, indetto da associazione Rete Malattie Rare odv, descrive con delicatezza e profondità il complicato mondo di chi convive con l’autismo, utilizzando la maestria di chi vive a contatto con questa realtà – si legge nella motivazione espressa dalla giuria -. Raccontare, infatti, è proprio saper usare le parole per portare agli altri qualcosa di intimamente nostro, e la capacità di raccontare risiede proprio nel rendere quanto più comprensibile il proprio vissuto. Un plauso va inoltre alla tenace radice di speranza che sorregge le parole di chi scrive: un faro che, al di là degli ostacoli di tutti i giorni, illumina l’orizzonte di una vita migliore.”
Un concorso letterario per dare parole a malattie rare e disabilità

“Con il concorso nazionale Vi Racconto una Storia, ideato dal vicepresidente Giuseppe Silvano e co-progettato da Gianni D’Andrea (entrambe di San Giorgio a Cremano, Napoli), intendiamo celebrare la forza della vita, della speranza, l’emozione della poesia e il potere della narrazione – spiega Riccarda Scaringella, presidente associazione Rete Malattie Rare odv -. Si tratta di uno dei molteplici progetti culturali promossi e finanziati dalla nostra associazione nella convinzione che arte e cultura siano mezzi privilegiati per veicolare la conoscenza e la consapevolezza sui temi che riguardano malattie rare e disabilità: generare e seminare bellezza e avvicinare le persone in un abbraccio che è senso di comunità.”
Il profilo di Domenico Tonziello, la prima silloge ubriaco di versi

Domenico Tonziello è nato nel 1954 a Trentola Ducenta, in provincia di Caserta, da genitori agricoltori e settimo di otto figli. Ha trascorso l’infanzia in campagna, in età adulta è stato imprenditore nel settore trasporto persone con autobus. Nel periodo pandemico, nello specifico durante il Lock-down, ha iniziato a cimentarsi nella scrittura di poesie e racconti. Nel dicembre 2021 ha editato la sua prima silloge, dal titolo Ubriaco di Versi.
Il mondo di Luca di Domenico Tonziello

Luca aveva sette anni e un mondo tutto suo. Non che fosse un segreto: chi lo conosceva se ne accorgeva subito. Parlava poco, guardava negli occhi ancora meno. Ma quando si fissava a guardare le luci del semaforo o le gocce che correvano sul vetro in una giornata di pioggia, sembrava che vedesse qualcosa che agli altri sfuggiva.
“E’ solo un po’ strano”, diceva spesso qualcuno, abbassando la voce come se la stranezza fosse un peccato da sussurrare. Sua madre, invece, sapeva. Aveva saputo da tempo. Lo aveva capito molto prima della diagnosi, quando ancora cercava di convincersi che ogni bambino avesse i suoi tempi.
Era autismo, le avevano detto. Disturbo dell’aspetto autistico. Le parole le erano sembrate fredde, troppo grandi. Eppure, dopo un po’, avevano cominciato a suonare familiari, come una lingua nuova che impari giorno dopo giorno.
Luca non amava essere toccato

Luca non amava essere toccato. Ogni abbraccio, anche se pieno d’amore, lo faceva irrigidire. Ma amava le routine: sveglia alle sette, biscotti al cioccolato, la stessa canzone prima di uscire. Se qualcosa cambiava, anche solo un colore diverso nei vestiti, il suo mondo vacillava.
A scuola, i compagni lo osservavano con un misto di curiosità e distanza. Luca non partecipava ai giochi rumorosi, ma disegnava. Disegnava città perfette, con strade dritte e semafori sincronizzati. Disegnava orologi con tutte le lancette al posto giusto. Ogni dettaglio era esatto, come se avesse una lente speciale per cogliere ciò che gli altri non vedevano.
“Perché Luca non parla con noi? Chiese un giorno Giulia, una compagna dai capelli ricci e le domande dirette.
I disegni di Giulia

“Parla, solo in modo diverso”, rispose l’insegnante. E da quel giorno, Giulia iniziò a lasciargli biglietti disegnati sul banco. Un sole, una casetta, un fiore. All’inizio Luca li guardava soltanto. Poi un giorno prese la matita e disegnò un razzo accanto al fiore.
Era il suo modo per dire: “Ti ho vista. Ti ho capita”.
Col tempo, piccoli ponti cominciarono a nascere. Alcuni giorni erano buoni: Luca rideva, si lasciava prendere per mano. Altri erano difficili: si chiudeva, si agitava, tutto sembrava troppo. Ma ogni giorno era una scoperta, per lui e per chi gli stava accanto.
Sua madre imparò a leggere i suoi silenzi, a prevedere le sue ansie. Imparò che l’amore non si misura in parole o carezze, ma nella pazienza, nella costanza, nel sapere aspettare.
Un giorno, al parco, un bambino gli prese il gioco di mano. Luca scoppiò a urlare, il viso rosso, gli occhi spalancati nel panico. La madre del bambino lo guardò con disapprovazione, poi disse:” Ma cosa ha questo bambino?”
La mamma di Luca si fece avanti, con voce calma: “Ha un mondo tutto suo. Solo che a volte fa fatica a farci entrare.”
Una barca con due bambini. Tonziello e il sogno di Luca che si avvera

Non servivano spiegazioni più lunghe. Alcuni capiscono, altri no. Ma Luca continuava a crescere, a modo suo. Ogni conquista, anche piccola, era una montagna scalata.
Un giorno, alla fine dell’anno scolastico, l’insegnante chiese ai bambini di raccontare qualcosa che avevano imparato. Giulia alzò la mano e disse: “Ho imparato che si può parlare anche con i disegni, e che gli amici non sono tutti uguali.”
Luca, in silenzio, disegnò una barca con due bambini sopra, e gliela passò.
Era il suo modo per dire: “Anche tu sei entrata nel mio mondo”.