Che notte, venerdì, per Napoli e per tutti i tifosi del Napoli. E’ il quarto scudetto, sofferto appena meno del secondo, del 1990 e, come quello, non così meritato.Nel senso che sul piano tecnico l’Inter è piaciuta di più, è più forte, come il Milan di Arrigo Sacchi dell’epoca, superato in maniera rocambolesca dal Napoli di Albertino Bigon all’ultima giornata.Questo è stato un bel duello, con inseguimento reciproco, gli 82 punti per il tricolore sono pochi, nell’èra delle 20 squadre era capitato solo altre due volte. Entrambe le squadre hanno vissuto una crisi sul finire dell’inverno e poi nelle ultime giornate.
“L’errore di Orsolini” e il futuro del Napoli

Non si va allo spareggio perchè, di fatto, Orsolini allo scadere di Bologna-Inter è riuscito a segnare su una rimessa che avrebbe dovuto essere levata alla squadra di casa perchè battuta una dozzina di metri più avanti. Non quella, proprio, la rimessa immediatamente precedente. Ma come sottolineava Daniele Adani, alla Domenica Sportiva, “gli scudetti si decidono anche per centimetri, il gol non gol, il palo, la traversa, il fuorigioco, e allora quella rimessa troppo avanzata è stata determinante.
Anzi, dopo, l’Inter ha perso in casa con la Roma con un rigore negato, poi ha regolato il Verona, quindi è passata con le riserve a Torino con i granata, ma non è riuscita a superare la Lazio per un rigore concesso al Var e trasformato da Pedro.
Nel frattempo, gli azzurri passavano a Monza e sul Torino, si imponevano a Lecce ma si facevano riprendere dal Genoa, per due volte in svantaggio e senza obiettivi. Dal +3, il Napoli restava a +1, confermato dallo 0-0 a Napoli, con rigore concesso ma poi annullato al Var allo scadere. In parallelo alla decisione costata due punti e, sì, lo scudetto, all’Inter. Quel braccio di Bisseck, peraltro, era in effetti da punire.
L’ultimo turno è stato quasi una formalità, perchè il Cagliari non aveva obiettivi, aveva appena festeggiato la salvezza e a parte il successo sul Venezia era in crisi. Segnano lo scozzese McTominay, formidabile, addirittura in rovesciata, e Lukaku, con l’azione di potenza tipica del biennio all’Inter in una stagione da non più di 7,5, come voto.
Conte e il la “querelle” del Napoli

E’ lo scudetto di Antonio Conte, il 5° da tecnico, personalmente non apprezzo certi atteggiamenti esagerati in panchina. Preferisco tecnici più gentiluomini, come Simone Inzaghi, nonostante lo stesso non sia sempre stato esemplare nei comportamenti, specie nella fase finale.
E’ il quarto tricolore per il Napoli, due arrivarono con Maradona, con Ottavio Bianchi, nell’87, e con Bigon nel 1990; due anni fa festeggiò Luciano Spalletti, ma a due terzi di stagione era già virtualmente campione.
Parlando con mio marito Vanni Zagnoli, più esperto di me di calcio, evidenzia come il post terzo scudetto sia stato accompagnato dal 10° posto, con gli allenatori Rudi Garcia, Mazzarri e Calzona, ma quel gruppo valeva comunque la Champions league. Per questo, sì, il quarto posto era l’obiettivo dichiarato, ma minimo.
Conte e la squadra del Napoli, addio?

Massimiliano Allegri è la più reale alternativa a Conte, se proprio dovesse impuntarsi e lasciare da vincitore. Lo fece all’Inter, dopo una finale di Europa league e lo scudetto dell’anno successivo. Allegri è esperto, attendista molto più di Conte, certo in Champions non ha vinto nonostante Cristiano Ronaldo, nell’ultimo triennio alla Juve ha profondamente deluso e, sul piano dello spettacolo, raramente è piaciuto.
A Napoli si va verso l’addio di Conte, come accadde con Luciano Spalletti, magari in maniera diversa. De Laurentiis aveva sbagliato a sciogliere il contratto con chi poi sarebbe diventato ct dell’Italia, in questo caso è Conte a puntare i piedi per avere una rosa che valga potenzialmente una semifinale di Champions league. Conte chiede il massimo ai giocatori, in questo caso è unico, li spreme ancora di più di quanto facesse Josè Mourinho. Il suo sogno resta il ritorno alla Juventus, ora che non c’è più Andrea Agnelli, il suo grande antagonista.
Negli annali resteranno i due tricolori in una sola stagione per Khvicha Kvaratskhelia, il georgiano passato a fine mercato di riparazione dal Napoli al Psg, con cui disputerà la finale di Champions league.
Il ds Giovanni Manna era quasi in lacrime, per non essere riuscito a sostituirlo come esigeva Conte, per non perdere di competitivà. Ecco, il tecnico ha avuto il merito di assorbire questa partenza, con un calcio pragmatico. McTominay ha inciso persino più di Kvara, è avanzato, come raggio d’azione, e giustamente è premiato come mvp.
Proviamo a dare i voti, allora, alla stagione del Napoli

7,5 al portiere Meret. 8 a Di Lorenzo, altro i risalita da un’annata orribile. Al centro, 8 per Rrahmani, il più presente, e 7 a Buongiorno, penalizzato dagli infortuni. 7,5 a Olivera, centrale improvvisato.
A centrocampo, 8,5 ad Anguissa, 6 gol e 4 assist, la rete alla Juventus è stata la più pesante.
7,5 a Lobotka, insostituibile e più verticale. McTominay è da 9,5. David Neres da 8, a cavallo fra l’andata e il ritorno è stato notevole. 7,5 a Lukaku, 14 gol e 10 assist, certo, leader, risalito parecchio di rendimento dopo stagioni negative. 7,5 anche a Politano, continuo al punto da partire titolare anche in nazionale. 7 a Raspadori, poco utilizzato sino a febbraio ma poi decisivo nelle gare con Fiorentina, Monza e Lecce.
7 a Spinazzola, risalito dopo il grave infortunio di 4 anni fa, 6,5 a Gilmour, l’altro scozzese, 7 a Juan Jesus, 6 a Mazzocchi. 6,5 a Billing, per il pareggio con l’Inter, ovvero due punti levati a Milano e uno in più a Napoli.
6 a Ngonge, 5,5 a Rafa Marin, a Giovanni Simeone, mentre Okafor da febbraio ha incamerato solo 36 minuti e non a caso il suo arrivo dal Milan era stato oggetto di ironia.
La stagione dell’Inter è da 8,5, diventerà da 9 se sabato si aggiudicherà la Champions a Monaco di Baviera, il pronostico con il Psg è molto in equilibrio, mentre due anni fa era decisamente a favore del Manchester City.
Oggi sarà il giorno degli ultimi verdetti, in serie A.
Il Venezia è appeso a un filo, deve battere la Juventus ma sarebbe clamoroso se riuscisse a farlo, perchè la differenza è abissale, come budget e anche come forza obiettiva. Di Francesco ha portato gli arancioneroverdi oltre i propri limiti, salvo crollare a Cagliari, nella gara chiave, mentre Tudor ha agito da normalizzatore, dopo Thiago Motta.
In laguna i bianconeri hanno bisogno di vincere per essere in Champions, diversamente devono sperare che la Roma non passi a Torino con i granata. In agguato c’è anche la Lazio, a -2 dal quarto posto, a un punto dalla Roma, e impegnata con il Lecce.
Adesso in ballo la retrocessione

E lì si innesta il discorso retrocessione.
Le altre partite chiave sono Empoli-Verona e Atalanta-Parma.
La situazione, squadra per squadra:
Hellas Verona (34 punti). Salvo con una vittoria o un pareggio contro l’Empoli. Se perde: salvo solo se il Parma perde e il Lecce non vince.
Parma (33 punti)
Salvo con una vittoria.
Salvo anche se pareggia o perde solo se né Lecce né Empoli vincono.
Empoli (31 punti) Salvo con una vittoria se Lecce o Parma non vincono.
Salvo anche se vince, il Parma pareggia e il Lecce vince.
Salvo con un pareggio se il Lecce perde e il Venezia non vince.
Venezia (29 punti)
Salvo solo se vince e sia Lecce che Empoli perdono.
Spareggio: con il Lecce se vince, l’Empoli non vince e il Lecce pareggia. Con l’Empoli se vince, il Lecce perde e l’Empoli pareggia. Retrocesso in tutti gli altri casi.
Gli scenari di spareggio

Quattro squadre a 34 punti (Empoli, Lecce, Parma, Verona): spareggio Parma-Verona.
Tre squadre a 34 (Empoli, Verona, Parma): spareggio Verona-Parma.
Tre a 34 (Empoli, Verona, Lecce): spareggio Empoli-Verona.
Tre a 32 (Lecce, Empoli, Venezia): spareggio Lecce-Venezia, Empoli retrocesso.
Sarebbe clamoroso se il Lecce vincesse all’Olimpico con la Lazio, potrebbe succedere solo nel caso in cui la Roma e la Juventus fossero avanti nettamente e la squadra di Baroni avesse un crollo psicologico.
L’Atalanta difficilmente andrà oltre il pari con il Parma, considerato che è sicura del terzo posto.
A ben guardare Venezia e Lecce sono le più serie candidate alla retrocessione. La squadra di Giampaolo deve aggrapparsi al pari e sperare che il Verona regga a Empoli, per andare allo spareggio con i toscani.
Certo sarà una domenica straordinaria, in serie A.