Se penso che il centro storico di Venezia con i suoi 49 mila abitanti, deve sopportare la presenza di quasi due mila esercizi pubblici, ovvero bar e osterie, sono convinto che il fenomeno della mala movida, addii al celibato e feste di laurea, sono da considerare una emergenza e piaga nazionale. Ne vanno di mezzo due principi costituzionali: l’art.32 dei padri della patria stabilisce “che la tutela della salute é un fondamentale diritto dell’individuo e un interesse per la collettività…. “. Mentre l’art.41 sancisce che “la libertà dell’iniziativa economica é garantita, ma non può essere in contrasto con la sicurezza e la salute dei cittadini…”.
La questione mala movida


Ho appena fotografato uno dei cartelli tipo che appare in tante osterie e bar: nuovo orario al publico, 8 del mattino, una di notte. Praticamente le persone normali che vanno al lavoro al mattino, oppure i numerosi anziani veneziani e mestrini, devono aspettare la notte fonda per il sacrosanto diritto al riposo. Ma il limite di chiusura notturna é poco rispettato. Il locale, quando chiude, lascia fuori gli avventori con enormi bicchieroni di plastica, stracolmi di spritz. Ne sanno qualcosa i netturbini al lavoro di primo mattino.
Il Comitato veneziano danni da movida

Il Comitato veneziano danni da movida, con la portavoce Martina Zennaro, ha appena raccolto 700 firme per pretendere un dibattito a livello comunale. “Altrimenti il sindaco si può anche dimettere, si sta distruggendo la città”, dice arrabbiatissima. Infatti, per legge, è un obbligo dell’amministrazione locale tutelare la salute dei cittadini. Tempo fa avevamo raccolto proprio su Énordest, la testimonianza di due pensionati veneziani che vivevano a San Pantalon, sopra due bar. Dopo una vita di lavoro passata tranquilla in città, sono stati costretti a trasferirsi in terraferma per non compromettere la loro salute psichica e fisica. Il figlio faceva il medico. I due pensionati ci avevano lasciato il cuore.
La lamentale di Marco Agostini

Giorni fa il comandante dei vigili urbani, Marco Agostini, creando malumori istituzionali, aveva riferito in commissione che con un organico ridotto a metà é assai complicato far rispettare la legge. Secondo le direttive nazionali dell’Arpa, con 55 decibel di rumori notturni si compromette la salute. Ha destato impressione, a fine maggio, la relazione del dottor Emanuele Scafato, dell’Istituto superiore della Sanità, in occasione del convegno nazionale contro i danni da movida. Dibattito organizzato per i primi dieci anni dei comitati. Presenti sociologi, psichiatri, insegnanti, coordinati da Fabrizio Coniglio, il professionista mestrino, diventato responsabile nazionale dei comitati mala movida. Prima città a organizzarsi e a temere per il futuro delle nuove generazioni, ormai troppo violente e imbottite di spritz, fu Torino nel 2014.
I pericoli, non solo pubblici, della mala movida
Per il dottor Scafato, troppo alcol consumato dalle giovani (e giovanissime) generazioni, unito alla minaccia rumorosa della movida, creano danni sociali irreparabili. Il rappresentante dell’Istituto superiore della Sanità, chiede una maggiore educazione civica, un coinvolgimento di scuole e famiglie, soprattutto verso l’uso smoderato di alcol dei minorenni ed un forte inasprimento delle sanzioni contro i locali pubblici che non rispettano leggi ed orari. Somministrare alcol ai minori é reato penale. Con ragazzi meno di 16 si rischia la chiusura dell’esercizio e la cessazione della licenza. Ma succede di rado.
Rumori molesti, rifiuti, gestione “liberal” dei plateatici sono dunque i tre peccati capitali

“Ci sono troppi interessi delle categorie interessate, in fondo i rappresentati dei pubblici esercizi sono lobby potenti, anche dal punto di vista elettorale – ammette sconsolato Fabrizio Coniglio – la speranza? Una maggiore educazione civica e la consapevolezza che il bere intelligente non esiste. Da Bolzano e Palermo é diventata una vera e propria emergenza. A livello comunale ci vorrebbe una drastica severità verso l’apertura di dehors e orari notturni di chiusura. L’una si notte non ha senso se poi continuano i bagordi fino alle tre. Troppe ordinanze non vengono rispettate”.
Ecco, in rigoroso ordine alfabetico le città in emergenza mala movida: Bolzano, Cagliari, Catania, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Torino, Venezia

A proposito di quest’ultima città metropolitana, le zone rosse vanno dal centro di Mestre, Piazza Ferretto e dintorni, a Chioggia, località Vena, Jesolo, Piazza Mazzini e dintorni, dove già numerose sono classificate come zone rosse. A Venezia in centro storico, l’elenco é impressionante: Rialto, campo Bella Vienna, Ormesini a Cannaregio, via Garibaldi, S.Margherita-San Pantalon, Toletta e vicinali, campo Nazario Sauro ai Bari, S.Apostoli e campiello Drio la Chiesa, piazzale Roma e dintorni. Il centro storico é aggravato dai fenomeni degli addii al celibato e i bacaro tour. Venezia città senza auto e zona pedonale al 100% é il paradiso (o meglio l’inferno) dei mala-movidosi. L’effetto rimbombo acustico nelle calli è impressionante. Una persona parla a voce bassa in calle, ma la senti benissimo al secondo piano. Immaginate se urla e canta. Le finestre vibrano.
Fatti reali

Sono stato testimone davanti alla chiesa dei Frari del seguente fatto. Un gruppo di ragazze con tanto di futura sposa, già in bianco vestita, ma abbigliata in modo indecente. Tutte le partecipanti munite di un vistoso fallo rosa di plastica in testa. Erano già alticce (a dir poco…) alle 11 del mattino. Dall’accento venivano dal padovano. Non mi sbagliavo. Ad un certo punto, davanti alla porta della chiesa, la sposa, tra lazzi e risa delle altre, comincia a bestemmiare a gran voce. Volevo registrare con il telefonino, ma ho desistito, per carità di patria della città di Sant’Antonio. Ho chiesto però al gruppo, gentilmente, dove e quando si sposava. Risposta: la prossima settimana, in ciesa.
Considerando i danni neurologici che l’alcol comporta nei ragazzi e il fatto che è cancerogeno, oltre ai danni da decibel provocati sugli ultimi cittadini veneziani, non sarebbe opportuno assumere vigili urbani a sufficienza per far rispettare le leggi.
Se non basta la polizia comunale, c’è l’esercito.
Ho come l’impressione che manchi la volontà’ di far rispettare le ottime leggi italiane. E’ un peccato lasciare che i ragazzi si rovinino con le loro mani. Il futuro dell’Italia: denatalità e adulti alcoldipendenti. Quelli sani scappano all’estero, non c’è da stupirsi. Che desolazione.
PAROLE SACROSANTE!!! Purtroppo questa è la realtà di questa povera città, diversamente da altre città che hanno gli stessi problemi ma non sono piccole e fragili come la nostra. Sono d’accordo con Coniglio, anch’io ormai ho perso la speranza che possa cambiare qualcosa perché siamo troppo pochi e il dio denaro vince su tutto ogni giorno di più e il rispetto e la considerazione per il prossimo non esiste più!
I locali devono essere sonorizzati aprire pub e piccole discoteche controllate e con orari di chiusura che siano compatibili con i cittadini che vivono e lavorano .
Nessuno vuol vietare un sano divertimento e socialità , ma deve essere rispettato il codice civile.
Non si vive di solo alcool , bisogna creare spazi e luoghi di incontro intelligenti e ben gestiti , non in mano ad esercenti che speculano sul bere a dismisura anche di minori !