Ci ho pensato l’altro giorno, fantasticando: forse, non siamo noi che cerchiamo le parole, ma sono loro che scendono dalla nuvola in cui vivono e cadono su di noi per forza di gravità, ma sarebbe meglio dire per forza di gravitas. Questo bizzarro pensierino mi è stato suggerito dallo scrittore Alessandro D’Avenia nel suo libro L’arte della fragilità, dedicato alla scrittura di scrittura di Giacomo Leopardi.
Le ultime che mi hanno visitate provengono da quel libro e dalla televisione, e sono:” le parole slogate”, e” queste sono parole pesanti” .

Nel primo caso si parla di parole che hanno subito un trauma, la slogatura appunto; nel secondo, il peso è quello della brutalità e della volgarità: non le porta via il vento, ma restano tra noi come fili spinati e colpiscono la sensibilità di molti, sono come proiettili, come mine vaganti, cioè pericolose. Si noti come, per descriverle si deve ricorrere al linguaggio militare : a scoppio ritardato, aggressive, tossiche, ma anche Disarmare le parole ( Papa Francesco).
Tutto questo ci porta davanti al nostro presente in cui, da più parti salgono accorati inviti a ”salvare le parole per salvare noi stessi”.

Le parole sono in pericolo? Purtroppo la risposta è sì: troppi interessi e troppa tecnologia le manipolano e le sterilizzano, quando invece dovremmo usarle nella loro purezza originaria che è anche forza creativa: il mondo si fonda ogni giorno si fonda su parole nascenti.
Meno albe, più tramonti
Lo si sapeva o meglio lo si intuiva: l’Italia sta perdendo pezzi preziosi che sono, sì spiagge o prati, campi o colline, ecc. ma soprattutto pezzi di umanità. La statistica, infatti, ci ripropone la situazione critica delle nascite superate ormai dalle morti. L’Istat nei suoi freddi numeri torna a parlarci di movimenti o flussi migratori mondiali in cui la fuga dei nostri giovani verso l’estero non viene compensata da nuovi arrivi: una vera emorragia.

Un particolare curioso, se non drammatico: il movimento migratorio interno viene massicciamente dal Sud. A migliaia si muovono verso la Lombardia, L’Emilia Romagna e il Lazio: sembra quasi di rivedere ricalcati i percorsi dei così detti viaggi della speranza negli anni Cinquanta: un fenomeno di cui è rimasta traccia nella memoria collettiva anche grazie al cinema alla letteratura e al giornalismo d’inchiesta.
Quella narrazione è storia, ma quel passato non è davvero passato del tutto se ancora oggi, in piena era tecnologica, il” profondo Sud” continua a spingere lontano tanti suoi figli. Ci sarà sempre una “ Quistione meridionale”?
Compleanno

Poesia
Oggi ho molto pensato
al tempo cercando parole
che lo disegnassero
nel libro della memoria.
Il tempo ti porta e ti sorregge
E tu sei come una barca
che naviga in mezzo al mare.
Il tempo è come un’acqua viva
che muta in continuazione:
prima evapora e poi si fa ghiaccio.
………………………..
“Ancora ti ostini a misurare
l’evanescenza, il peso e il volume
delle illusioni” tu commenti.
“Non puoi chiudere una folgore
in una scatola di minutaglie”.
“Non si varcano i confini del tempo”
Dicono i saggi, nostri maestri.
Eppure oggi sui prati dell’esistere
il tempo ha rivelato il suo segreto:
la vita ricevuta, la vita che ho dato.
Anonimo 2025