“Era una persona sensibile e corretta. E’ stato un piacere conoscerlo e condividere assieme gioie e qualche dispiacere”. A ricordare l’ex presidente dell’Inter Ernesto Pellegrini morto sabato 31 maggio il giorno della finale di Champions è un ex ala destra originario di Grimacco un paesino di 300 anime in Friuli. Da ragazzino tifava per i colori nerazzurri incantato dal gioco del Baffo Mazzola. Pierino Fanna o Piero classe 1958 che dopo aver vinto tre scudetti con la maglia bianconera della Juventus e uno “storico” a Verona nell’estate del 1985 arriverà all’Inter voluto proprio dal presidente Pellegrini che due anni prima aveva acquisito la squadra milanese per riportarla ai vertici. In una delle sue battute l’avvocato Gianni Agnelli disse: “Il cuoco ha comprato l’Inter”. Cuoco perché era un imprenditore del ramo mense e ristorazione.
Fanna e il tricolore

Estate 1985: il Verona ha appena vinto il tricolore, una delle pochissime squadre cosiddette di provincia a riuscirci. L’Inter in quel campionato si è classificata terza ed è uscita in semifinale dalla Coppa Uefa. Pellegrini vuole rinforzare ancora di più la squadra e porta a Milano Luciano Marangon (trevigiano) e appunto Fanna freschi di scudetto per rinforzare la rosa.
Nonostante i rinforzi fu un anno di delusioni. Come lo ricorda Fanna?

“Speravamo in qualche risultato migliore. Il presidente voleva fare una squadra sempre più forte, il campionato fu un flop, in coppa Uefa di nuovo eliminati dalle merengues”.
Delusioni anche negli anni dopo 1986-87 e 87/88?

“Era una squadra di grandi nomi e poco collettivo. Una società che stava crescendo. Purtroppo Kalle Rummenigge non era sempre al massimo della forma fisica e ciò ci penalizzò molto.”
Fanna poi arrivò il campionato 1988/89….

“Nel mio ultimo anno in casacca nerazzurra ho avuto la fortuna di giocare con Lothar Mattaus e Andy Brehme. Purtroppo con l’allenatore (il Trap! ndr!) mai c’è stata grande empatia. O non so cosa. Personalmente ho sempre cercato di contribuire alla causa speravo di fare molto meglio, non come Verona ma giù di li. E quell’anno arrivò lo scudetto dei record nonostante una concorrenza spietata (Il Milan di Gullit, il Napoli di Maradona)
Cosa ricorda dei due panzer?

Due tedeschi molto scherzosi ….mi sono trovato subito a mio agio. Lothar un trascinatore e Brehme come me calciava di destro e di sinistro, non capitava spesso. Si era creato un bell’ambiente pur con le pressioni che può dare una piazza come Milano”
Fanna, lei ha giocato con oltre una decina di calciatori che hanno vinto con le rispettive nazionali il campionato del mondo…

“E dire che per poco potevo partecipare ai mondiali di Argentina del 1978. Ci è mancato poco . La nazionale in quegli anni se non giocavi non potevi sperare. Era il periodo dei grandi campioni italiani e qui arrivavano i migliori stranieri”
Nel calcio di oggi può esistere un Ernesto Pellegrini?

“Oggi non si parla più di persone fisiche ma di fondi. Ormai sono pochi i presidenti che ci mettono la faccia. Che ci mettono passione. Oggi è tutto un business e far quadrare i conti come le aziende. Forse uno legato alle sue radici è rimasto Percassi per il quale ho giocato con l’Atalanta, ma anche loro supportati da aiuti americani, con l’identità rimasta a Bergamo”.
Una volta i calciatori entravano in campo con i numeri dall’uno all’undici. Il numero 7 identificava l’ala destra. E all’epoca sua la concorrenza era spietata….

“Ai miei tempi mi identificavo in Angelo Domenghini che veniva dall’Atalanta come me. Quindi il Barone Causio con il quale ho avuto la fortuna di giocare senza dimenticare Claudio Sala: ebbene ognuno di loro aveva determinate caratteristiche. Nel mondiale di Spagna è esploso Bruno Conti e dopo Roberto Donadoni ….poi…..
Nel calcio di oggi c’è un Fanna?

Non amo questi paragoni. Quel ruolo non c’è più, ci solo sono attaccanti adattati. All’epoca il numero 7 era un giocatore che aveva un grande compito perché univa velocità, scatto, precisione e sapeva mettere i cross agli attaccanti oltre che saper difendere. Con classe e velocità. L’unico che mi piace oggi è Chiesa che punta l’uomo e gioca in velocità”
Il più forte con cui ha giocato?

“Mi piacciono gli eclettici che coprono più ruoli. Marco Tardelli per duttilità e concretezza giocava a tutto campo. Non dimentichiamo Domenico Volpati poco ricordato ma che merita essere menzionato. Era uno che riusciva nel corso di un campionato a svolgere sei ruoli: terzino destro e sinistro, stopper, mediano, libero, mezzala. Ha marcato Platini, Falcao e Maradona all’epoca il top dei fuoriclasse. Sono quei jolly che tutti gli allenatori vorrebbero avere”.
Fanna, il più forte contro cui ha giocato?

“Troppo facile rispondere, Diego Maradona. Giocatori che nascono una volta ogni 200 anni. Lionel Messi grandissimo ma era supportato da una grande squadra Diego le partite le vinceva da solo”.
Le piace il calcio di oggi?

“Sono fuori dal calcio da molti anni. Il calcio di oggi? E’ diverso . Ci sono troppi stranieri , non che sia proprio contrario…. Poi queste regole tecnologiche lo condizionano troppo. Vanno bene ma fino ad un certo punto”.