Per i non esperti del settore, case intelligenti e domotica vengono spesso confuse, ma questo è un errore, perché i due sistemi sono differenti per molti aspetti. La prima differenza sta nel nome, perché il primo è un termine inglese; la domotica, invece, deriva dal latino e si riferisce a una fase antecedente della informatizzazione domestica.
Potremmo dire che la domotica sia l’antenata delle case intelligenti poiché caratterizzate da sistemi di automatismo digitale cablati nell’impianto elettrico. Le nuove smart home, invece, sono connesse a Internet 24 ore su 24. Comunque, sono la fusione unione di varie discipline: l’informatica, l’elettronica, l’architettura e l’ingegneria domestica.
Le case sono più sicure se sono intelligenti
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Secondo quanto rivelato dai dati raccolti dall’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, il mercato delle soluzioni “smart”, cioè “intelligenti”, da adottare nelle nostre case continua a crescere, anche se con un ritmo che è più lento rispetto al passato; la causa di questo rallentamento, con molta probabilità, è da ricercarsi non nella diminuzione d’interesse per l’argomento quanto, invece, per colpa della riduzione dei finanziamenti legati al risparmio energetico. L’orientamento del 2023 è la sempre più forte richiesta di installazione di applicazioni che siano l’interfaccia tra la “casa intelligente” e chi la abita.
Dal punto di vista dell’offerta è l’intelligenza artificiale, sempre più integrata all’interno delle soluzioni proposte dai produttori, che la fa da padrona. Nel 2023, il mercato delle case intelligenti ha toccato gli 810 milioni di Euro, con un incremento del 5% circa rispetto all’anno precedente e l’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano sottolinea che la novità più importante da registrarsi in questo settore è l’aumentare del numero di aziende che offrono servizi innovativi in questo campo, grazie soprattutto all’intelligenza artificiale. A fronte di un 59% dei consumatori che dichiara di possedere almeno un oggetto smart all’interno della propria abitazione (il 70% di questi è molto soddisfatto dell’acquisto fatto), c’é solo il 38% che ha effettivamente installato quello che ha acquistato.
Qualche numero sulle case intelligenti
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Il mercato sembra sempre più interessato alle maggiori comodità che ci permettono le nuove tecnologie: un volume d’affari di circa 8,3 miliardi di Euro, in crescita del 13% nel 2022, per lo più ripartiti tra le soluzioni per la sicurezza, gli elettrodomestici “smart”, i sistemi di riscaldamento e di climatizzazione e gli altoparlanti “intelligenti”.
I dati presentati al recente convegno “Smart Home Reloaded dimostrano che questo sembra proprio essere il momento di innovare le tecnologie che garantiscono il massimo comfort all’interno delle abitazioni. Rimane fondamentale il fatto che gli operatori del settore immobiliare devono ancora comprendere appieno l’importanza dell’integrazione delle tecnologie, senza farsi spaventare dalla concorrenza ma, piuttosto, agendo in maniera precisa e puntuale sui singoli prodotti. Lo stato di avanzamento delle app di gestione di oggetti e soluzioni “smart” è reso possibile dalla continua e inarrestabile acquisizione di nuove conoscenze che mettono al centro della ricerca la qualità dell’abitare e il comfort della casa, senza dimenticare né il risparmio energetico né la sicurezza.
Se la privacy e un problema, difendiamola!
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Quando nelle nostre case c’è una grande quantità di impianti e oggetti cd. “intelligenti”, compreso, quindi, un gran numero dispositivi di domotica, sistemi di intrattenimento, impianti di illuminazione e assistenti virtuali, tutto ciò costituisce un vero e proprio rischio per la sicurezza delle informazioni personali. Lo spiega uno studio internazionale pubblicato sulla rivista “Association for Computing Machinery”, che ci mette in guardia sul fatto che la comunicazione all’interno di una casa “smart” comporta un rischio del quale la maggior parte di noi non è nemmeno consapevole.
Il team di ricercatori ha analizzato il traffico di informazioni in una rete domestica tradizionale e ha verificato le minacce associate alla sicurezza informatica e alla privacy dei suoi abitanti. Stando a quanto emerge dallo studio, più o meno tutte le case intelligenti sono vulnerabili nella sicurezza delle informazioni. La raccolta invisibile dei dati, infatti, consente di conoscere alla perfezione i comportamenti degli abitanti della casa. “La nostra analisi rileva dispositivi vulnerabili, l’uso insicuro dei protocolli di rete e l’esposizione di dati sensibili da parte dei dispositivi Internet of Things”, ci rivelano i ricercatori e, nel laboratorio Internet of Things della Northeastern University, è stata verificata la comunicazione tra i dispositivi.
I rischi per la privacy delle case intelligenti
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Uno dei principali fattori di rischio di violazione della privacy nelle case intelligenti è non essere perfettamente consci del fatto che i dispositivi smart comunicano tra loro. Pensiamo solo al fatto che un nuovo dispositivo elettronico installato nella rete locale, è in grado di riconoscere automaticamente gli altri dispositivi presenti e di acquisirne le informazioni; è questo avviene in modo del tutto inconsapevole da parte degli utenti.
Un primo accorgimento è quello di introdurre controlli che richiedano il consenso esplicito dell’utente prima di consentire a qualsiasi altro dispositivo di connettersi alla rete locale. Come per tutto ciò che attiene ai sistemi computerizzati, è fondamentale che siano dotati di software sicuri e che ricevano regolarmente gli aggiornamenti necessari per correggere eventuali vulnerabilità. “Queste vulnerabilità forniscono agli aggressori una chiara visione di ciò che è presente all’interno delle nostre abitazioni e di chi le occupa. Abbiamo scoperto che alcune applicazioni ne approfittano per raccogliere informazioni per scopi completamente estranei alla loro funzione originaria” concludono i ricercatori.
Importante tutelarsi
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Quindi, è di fondamentale importanza che le aziende produttrici di dispositivi smart adottino rigorosi standard di sicurezza e privacy per proteggere gli utenti e i loro dati. Matter, per esempio, è un linguaggio comune utilizzato da alcuni dispositivi domestici intelligenti che fornisce una tecnologia standard di crittografia dei dati. Con Matter, ogni membro della rete autenticato prima dell’accesso, garantendo così la protezione delle informazioni private.
“Che i nostri dati possano essere raccolti ben oltre la nostra percezione o che possano essere ceduti a terzi è più che un’eventualità. È un rischio costante, visto che si tratta di dispositivi che ascoltano, vedono e registrano i nostri comportamenti, anche quando non li usiamo», conferma Antonio Ciccia Messina, docente universitario di tutela della privacy e data protection trainer.