Red Canzian, cosa vuol dire vivere per un lungo periodo senza musica per un cantante e musicista famoso in tutto il mondo? “Grazie a Dio la musica come musica non mi manca, in quanto è una forma d’arte così immateriale che puoi viverla sempre e comunque… Quello che mi manca è la gente, e quello che la gente mi trasmette quando sono sul palco. Mi manca la comunicazione, il contatto, l’abbraccio: tutte cose di cui la musica si “alimenta“. In questo periodo ho comunque scritto tanto, ho finito un’opera su Venezia del ‘700, sto preparando un nuovo album. E resto in attesa che la vita riparta anche per noi, lavoratori, spesso dimenticati, dello spettacolo”.
Red e i Pooh

Lei è parte dei Pooh, uno dei gruppi che hanno fatto la storia della musica italiana. C’è una canzone alla quale è più legato? “Ne abbiamo incise circa 400 ed è abbastanza difficile stabilire una classifica di gradimento. Di sicuro mi piacciono i Pooh solidi, quelli supportati dai grandi testi di Valerio Negrini e Stefano D’Orazio. Le nostre canzoni erano fotografie della nostra società, ma se devo citare qualcuna senza scegliere direi Parsifal, Lindbergh, L’aquila e il falco, Uomini Soli, Ci penserò domani, La donna del mio amico, Stare senza di te. Cosa dice, continuo?”
Da solo
Ora si esibisce da solista, che emozioni prova? “Il palco è casa mia, è il luogo che ho sognato e rincorso fin da ragazzo. Non so perché io abbia tutto questo bisogno di contattare altre persone, ma è quello che provo e, stranamente, sempre di più. Quando salgo sul palco centellino e mi gusto le emozioni di quella che per me diventa una grande festa… e provo un dolore sincero quando mi accorgo che il concerto si avvia verso il finale”.
Il sogno
Una canzone che avrebbe voluto scrivere lei? “Yesterday, dei Beatles… un brano tutto sommato semplice ma perfetto, con una strofa discorsiva ma mai banale e un’apertura all’inciso geniale, breve ma di effetto. Quando ho incontrato McCartney, gli ho detto che con Yesterday mi ha cambiato la vita… Il problema è stato fargli capire cosa fosse lo “Stroppolo d’oro“, il festival organizzato dalle Cantine Sociali di Conegliano, e che, proprio con Yesterday, vinsi a soli 17 anni. La mia storia è partita tuta dallo “stroppolo””
Treviso e Red

Lei vive nel Trevigiano, una terra dai tanti sapori e ricca di storia. Fonte di ispirazione per la sua musica? “Ho due luoghi del cuore nei quali scrivo le mie musiche: uno è la mia casa sul fiume Sile, dove vivo da oltre 30 anni, l’altro mio buen retiro compositivo è la casa che mia moglie ha in Val Badia. Lassù un giorno, guardando il volo a spirale, ad ali spiegate, di un’aquila, ho scritto “L’aquila e il falco“”.
Da passione a professione
Quando ha capito che la musica sarebbe stata la sua vita? “Quando il mio primo pensiero non era andare a giocare con i miei amici a pallone e quando, qualche tempo dopo, anche le ragazzine potevano aspettare per la musica… poi ho trovato un sano equilibrio fra le due cose”.
Quanto conta l’affetto dei fans?
“Chi sceglie questo mestiere lo fa per una forma di sano narcisismo. Diffidate dell’artista che dice che lui suona per se stesso… se così fosse potrebbe farlo da solo, a casa sua. Tutti noi abbiamo invece bisogno dell’applauso, di quel consenso che ti fa crescere, capire come migliorare! E poi, parlo per me, ho dei fans così fedeli che nel tempo sono diventati praticamente miei amici, oltre che solidi riferimenti nel mio lavoro”
Il sogno
Un sogno nel cassetto? “Vivere di musica e di palco fino all’ultimo giorno… vorrei che la che la vecchiaia non spegnesse o annebbiasse la mia mente sognatrice”.
Il covid
Cosa ha portato via il covid alla musica in generale? “La libertà… e per un’arte libera come la musica è tutto. Un paragone e le differenze tra la musica dei suoi tempi e quella attuale. Un tempo il cuore, la passione guidavano i nostri sogni, in una totale incertezza e sommersi da montagne di cambiali firmate dai nostri genitori, per comprarci gli strumenti, quelli veri, non un computer che li imita. Ora, la tecnologia e il web fanno sentire troppo in fretta, i giovani artisti, come già arrivati. Quello che noi abbiamo costruito è passato attraverso notti di “palestra“ nei locali a suonare, a capire la gente, a imparare questo mestiere”
L’erede di Red
Chi potrebbe essere il suo erede? “Ogni ragazzo che non punta sulla tecnica ma sul cuore. Ho ho vissuto e continuo a fare questo mestiere sempre con quello “spirito bambino“ che porta a meravigliarsi, ad essere curiosi e soprattutto felici… felici di quello che la vita ti regala grazia alla musica”.
Più forte

Red Canzian oggi: più maturo, più forte o più deluso? “Forte e, inevitabilmente, maturo… deluso talvolta dalle istituzioni quando ci considerano poco più che “giullari di corte“, ma assolutamente combattivo e propositivo… faccio il mestiere più bello del mondo!”
Cosa ne pensa dei talent televisivi? Un tempo artisti come lei, De Andrè, Battisti, Dalla, De Gregori per farsi conoscere non avevano certi palcoscenici…“E molti di loro forse non avrebbero mai vinto uno di questi talent… compresi noi! Ma il mondo cambia e non sempre il cambiamento porta miglioramenti. Comunque, anche nei talent, quando la televisione non pretende di avere più spazio della musica, le cose funzionano e possono portare alla scoperta di talenti. Ma da quel momento non bisogna dimenticare la gavetta… nessuno ha mai vinto un’olimpiade senza fatica e allenamento…”