Quel 5 luglio di quarant’anni fa i calciatori erano ancora in vacanza. I ritiri pre campionato all’epoca iniziavano verso la metà di luglio o poco dopo, non comandavano allora le televisioni. Quel 5 luglio del 1984 allo Stadio San Paolo di Napoli (oggi Stadio Maradona) oltre 60mila persone avevano pagato il biglietto per assistere a quattro palleggi ed un lancio del pallone da parte del calciatore più forte della nostra storia Diego Armando Maradona. Il Pibe de Oro spuntò dal ventre dello stadio e si esibì davanti ad una città letteralmente impazzita e in festa che dopo Jepsson, Cane’, Altafini e Sivori (che costarono per l’epoca cifre molto elevate) avrebbe visto il coronamento di un sogno: lo scudetto.
Un mediano tuttofare a giocare con Maradona

In quella squadra giocava un mediano tuttofare, spesso in marcatura del numero 10 avversario, proveniente dall’Alto Polesine, precisamente Giacciano con Barucchella. Parliamo di Paolo Dal Fiume, allora 29enne alla terza stagione con la maglia del Napoli dopo aver militato un lustro nel meraviglioso Perugia dei miracoli, compagine allenata da un altro veneto il compianto Ilario Castagner che nella stagione 1978/79 sfiorò la vittoria del campionato concludendo la stagione imbattuto.
2 agosto 1984. In ritiro a Castel del Piano. Cosa ricorda dell’arrivo di Maradona?

“Arrivò qualche giorno dopo e si mise subito a disposizione. Implicitamente fece pesare la sua grandezza però umanamente fu subito disponibile: non aveva atteggiamenti da extraterrestre, era una persona alla mano. Il suo staff rendeva tutto un po’ strano, all’epoca non c’erano i divi di adesso. Era strano vedere arrivare un calciatore seguito da numerose persone”.
Quando ha visto Maradona cosa ha pensato?

“Mi dava una certa emozione. Ma lui era disponibile e tutto sembrava normale. Oggi mi viene la pelle d’oca e mi rendo conto della fortuna che ho avuto, ho giocato con il più grande. Oggi fissano a 250 milioni il prezzo di un ragazzino spagnolo: non so cosa varrebbe ora Maradona. In allenamento rendeva facili le cose difficili, sembrava che tutto quello che concretizzava lui fosse facile, però lo faceva solo lui”
Che ricordi ha del carattere di Maradona?

“Non faceva pesare la sua presenza anche se era assediato da tutti, media in primis. Non poteva fare una passeggiata senza passare inosservato. A Napoli poi…”
Lei ha giocato anche con altri campioni: Rudi Krol, Paolo Rossi, Dirceu e Daniel Bertoni. Provi a descriverli.

“L’olandese era già un difensore modernissimo mezzo secolo fa. A Napoli faceva il libero con un lancio di 70 metri un po’ fuori dai canoni del nostro difensore, Paolo Rossi era fantastico, un ragazzo d’oro. Persona squisita ha avuto problemi solo per la sua troppa bontà. Non ha fatto alcuna combine e purtroppo ha pagato ingiustamente. Poi però si è ripreso alla grande e ha fatto vedere le sue doti di uomo e campione fino a diventare campione del mondo e in che maniera!”.
Dirceu, scomparso quasi ventinove anni fa…

“Una persona meravigliosa, un campione. Serio, concreto e tecnico. Ma erano tutti personaggi simpatici e alla mano, come Daniel Bertoni giocatore fondamentale in qualsiasi squadra. Con lui era facile avere buoni rapporti”
All’epoca a Napoli il Ds era Totonno Juliano, scomparso pochi mesi fa. Per Napoli un’icona.

“A Napoli era amatissimo uno dei mostri sacri essendo poi anche napoletano. Molto competente ha fatto la storia del Napoli e ha messo le basi per costruire la squadra del primo tricolore”.
E degli allenatori quale le ha lasciato un segno?

“Li ricordo quasi tutti con piacere. Vorrei dedicare un ricordo particolare al mio maestro Pietro Maroso a Varese che mi lanciò e mi trattava come un figlio. Con il “Petisso” Pesaola ci siamo divertiti tantissimo. Un ricordo va anche a Castagner, Marchesi, Gennaro Rambone, Giacomini, Santin e Renzo Ulivieri grande persona”.
Dei suoi compagni con chi è rimasto in contatto?

“Ho fatto amicizia con tanti. Ci sentiamo con Salvatore Bagni e Franco Vannini del Perugia. Non ho coltivato amicizie più di tanto. E’ chiaro che se incontro un mio ex compagno è una festa. Oggi sono pensionato e gestisco una palestra di body building e fitness. Del calcio mi diverto solo a vedere certe partite di Champions, il campionato italiano mi annoia. A pensarci bene non c’era poi da sorprendersi troppo per quello che ci è accaduto agli Europei”.