Arrivati all’uscita autostradale di Piovene Rocchette con la passeggera oramai rassegnata ma contenta anche se preoccupata relativamente alla mia capacità di riempire il trolley con le cose adeguate, non ci restavano che i 10 tornanti per arrivare sull’Altopiano. Oramai avevo spiegato il programma per la tre giorni anche se non ero entrato nei dettagli; l’unica cosa certa è che eravamo attesi per pranzo dagli amici Cimbri.
Mai a mani vuote sull’Altopiano

Ovviamente non potevamo arrivare man sgorlando (espressione veneziana per dire “A mani vuote”), e mi ero organizzato per tempo, infatti mi ero fermato in una pasticceria di Marcon che sebbene in anticipo sul consueto periodo (carnevale) aveva preparato il classico dolce Veneziano ovvero “e fritoe” (le frittelle) ciò non di meno confidando che Rosa, la gentile compagna di Raffy conoscendo le mie debolezze culinarie ci avesse preparato il frikko con la cavrizza mi sembrava giusto onorare anche i dolci del luogo, per tanto prima d’andare a casa Tanara (classicissimo cognome Cimbro) era mia intenzione fermarmi presso una rinomata pasticceria Asiaghese nota per la sua Torta Ortigara.
Ditemi la verità, vi ho incuriosito con questi nomi di piatti tipici locali?

Beh se vi ho incuriosito ritengo giusto darvi qualche input in più! Innanzi tutto, sapete chi sono i Cimbri?
I cimbri sono un antico popolo di origine tedesca arrivato secoli fa nelle nostre montagne del nordest. Nel XII e XIII secolo una serie di colonie di contadini affluiti dal Tirolo nord-occidentale si insediò in alcune zone delle Prealpi fino ad allora completamente spopolate, in parte per esercitare i poveri mestieri dell’alpigiano (tagliare i boschi, allevare i bovini, dissodare i terreni), in parte per renderle sicure militarmente.
I cimbri e l’Altopiano

La maggior parte degli studiosi concorda nel ritenere che i cimbri abbiano i loro antenati nei coloni tedeschi chiamati a popolare l’Altopiano di Asiago per occuparsi di attività di disboscamento.
Da questo primo insediamento ne sorsero altri, prima in Lessinia e poi nella zona dell’Altopiano di Folgaria, Lavarone, Luserna e anche in Cansiglio.
Quando Venezia prese possesso dei territori scaligeri, si accordò con i Cimbri affinché facessero guardia armata ai confini settentrionali dell’Altopiano di Asiago. In cambio di tali servigi i cimbri ottennero piena autonomia, godendo di privilegi nell’utilizzo delle risorse del territorio, dell’esenzione dal servizio militare e dalle tasse.
Un po’ di storia cimbra dell’Altopiano

Questa popolazione di lingua tedesca era fiera e orgogliosa, di poche parole e chiamavano i non Cimbri “Belish”, che vuol dire italiani, oppure “Paur”, ossia contadini. Erano uomini liberi, avvezzi alla vita dura di montagna, molto religiosi, ma anche molto superstiziosi. Vedevano nei boschi le case di creature mitiche come le “Anguane”, le “Fade”, gli “Orchi” e il “Basilico”, tutti esseri della mitologia Sassone. Hanno amato e rispettato il territorio dove si sono stabilizzati consentendoci di godere ancora oggi di queste bellezze.
I Cimbri erano abilissimi boscaioli, falegnami e soprattutto “scatoleri”.
Nel Cansiglio, ad esempio, con una tecnica consolidata e tramandata di padre in figlio ricavavano dai grandi faggi sottili assicelle, “i crivelli” che opportunamente sagomati e assemblati si trasformavano in svariati prodotti di largo consumo.
Il baratto e la vendita di questi oggetti nei paesi circostanti e col tempo anche all’estero, consentiva loro di procurarsi tutto il necessario al vivere quotidiano.
Oramai solo in 600 lo parlano

Tra il 1700 e il 1800 l’antica parlata Cimbra è quasi del tutto scomparsa, tuttavia in località remote come Luserna e Giazza, permangono tuttora dei madrelingua di una grande cultura montanara. Infatti, l’isolamento geografico, aggiunto all’orgoglio degli abitanti di questi due paesi, sono stati i fattori che hanno permesso la conservazione di questa lingua arcaica. Con soli 600 parlanti il cimbro è tra le lingue meno diffuse al mondo. La famiglia Tanara fa parte di questa ristrettissima ed a mio avviso fortunata cerchia d’eletti!
Perché li considero eletti? Semplice, è bellissimo vedere l’attaccamento che Raffy, Rosa ed i loro più stretti amici hanno per le tradizioni e quanto ci tengano alla loro identità culturale.
Dai Cimbri l’esperienza gastronomica dell’Altopiano
Ma devo parlare anche dell’arte culinaria dei cimbri! La loro è stata una tradizione semplice, povera, legata all’ambiente, ma ricca di gusti e di sapori. Si mangiavano i frutti della montagna, i frutti prodotti nei piccoli orti e sulle terrazze estese lungo i pendii esposti al sole, frutti elaborati spesso con gusto e sapienza geniale.
Questa esperienza è stata recuperata anche grazie al contributo dei ristoratori dell’Altopiano di Asiago e le due pietanze che ho nominato ovvero il frikko con la cavrizza rientrano proprio in questa tradizione secolare!
La “Cavrizza”:

E un modo diverso di fare la polenta, intesa come piatto unico. Si usa la farina di granoturco. Dopo aver bollito del latte con un po’ di sale si versa lentamente la farina gialla fino ad ottenere una pappa liquida. Si lascia cuocere e si serve poi in piatti freddi. Personalmente adoro la cavrizza quando viene arricchita con una grattugiata di Asiago d’allevo stravecchio, burro fresco e una manciata di “cumo” imbianchito aggiunti all’ultimo minuto.
Il “Frikko”:

Alla cavrizza, piatto quotidiano, si accompagnano pietanze come il frikko a base di formaggio.
Si lascia fondere un pezzo di burro in una padella, si aggiunge dell’Asiago tagliato a dadini e a fiamma lenta, si mescola il tutto fintanto che il formaggio risulta fuso. Perchè il frikko resti tenero anche a fusione ultimata si aggiunge al composto un cucchiaio di aceto o di acqua. Rosa poi aggiunge sempre delle fette di salame scottate.
La torta

Come vi dicevo però, oltre alle “fritoe” volevamo andare a prendere la torta Ortigara, il nome già di suo la identifica come una specialità locale, non per nulla il Monte Ortigara è proprio a nord d’Asiago e gli fa da sfondo nel paesaggio!
C’è un posto particolarmente rinomato per questa specialità locale ed è la pasticceria Carli di Asiago, tant’è che qualche anno fa il Ministero delle politiche agricole ha inserito la torta Ortigara della Pasticceria Carli in una ristretta lista di prodotti da salvaguardare nel settore dolciario italiano.
Si tratta di una torta secca alta circa 3cm, esternamente si presenta con una tenera crosticina di color marrone chiaro, mentre l’interno è di color giallo zabaione, l’ingrediente che nessuno può copiarle è sicuramente il burro Asiaghese.
Non so se voi che state leggendo siete mai stati sull’Altopiano il giorno dopo una copiosa nevicata, ma vi garantisco che è uno spettacolo incredibile arrivarci

Passati i tornanti che comunque non sono poi così “aggressivi” si prosegue per una strada dolce con ai lati declivi cosparsi d’abeti, dove il verde intenso di questi si scontra con il manto candido della neve fresca creando di fatto un disegno incantato.
Arrivando in macchina, c’è un punto poco prima d’Asiago dove dopo una curva a gomito si può ammirare la bellezza di gran parte dell’altopiano, una discesa sul prato imbiancato dove spesso vedi bimbi giocare con gli slittini è il preludio per il panorama che è incorniciato dal monte Ortigara e si apre a destra e sinistra in dolci pendii che così bianchi sembrano un letto di zucchero a velo da cui spuntano le rade case del luogo.
Avendo appuntamento per l’una, a casa di Raffy, abbiamo fatto quindi in tempo a parcheggiare in centro e recarci in pasticceria che è esattamente all’inizio della zona pedonale praticamente di fronte al Duomo di San Matteo; un duomo non mastodontico, ma specialmente in inverno con la neve il suo color rosa, tipico del marmo rosa d’Asiago rende la piazza e tutto l’antistante particolarmente scenografico, anche perché a supporto della scenografia c’è il municipio, anch’esso costruito in marmo bianco e rosa locale che con la sua torre domina tutta la piazza.
L’Altopiano ci accoglie
Tempo pochi minuti siamo arrivati dagli amici, aperta la porta di casa dal buon Raffy, mi sono cimentato in tutto ciò che so della lingua Cimbra:
IO: carissima famiglia Tanara, Guatan Tak! (Buongiorno)
Raffy: Guatan Tak a voi carissimi amici, entrate a scaldarvi!
La stube era accesa nel centro della stanza ed il calore che emanava rendeva tutto “coccoloso”, se poi consideriamo che già sentivo il profumo di ciò che aveva preparato Rosa per il pranzo che avremmo gustato da li a poco al “coccoloso” s’aggiungeva il “goloso”.

Raffy mi faceva accomodare fronte stube porgendomi un Kranebet antico, che normalmente viene servito con ghiaccio come digestivo, ma Raffy lo prepara spesso anche caldo stile punch, vi garantisco che scalda chiunque servito così; e poi a sentire Raffy è un liquore dalle origini Cimbre, infatti Kranebet, deriva dal Cimbro “Kraneveta”, che significa “grani amari” nome dato al ginepro.
Cavrizza e Frikko speravo e Cavrizza e Frikko aveva preparato oltre agli immancabili e gustosissimi affettati locali e formaggio Asiago di tutte le stagionature, una prelibatezza che va dal dolce e tenero al gustosissimo invecchiato.
(II- Continua)