Il Ministero della Transizione ecologica ha pubblicato sul proprio sito una richiesta di manifestazione d’interesse rivolta a tutti i soggetti imprenditoriali che siano in grado di proporre progetti per “la produzione di energia elettrica mediante impianti eolici offshore galleggianti”. Noti anche come parchi eolici galleggianti. A 20 giorni dalla pubblicazione, si legge in una nota, verranno istituiti dei tavoli di condivisione tecnica e di supporto tecnico-amministrativo per la valutazione, approvazione e realizzazione di ciascun singolo progetto. Dando così il via libera all’eolico offshore in Italia.
Cosa si legge nell’avviso

Nell’avviso pubblico si legge: “Come è noto, il Governo italiano è impegnato al raggiungimento degli obiettivi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili stabiliti in ambito internazionale ed euro-unitario. In tale quadro, anche in considerazione della situazione orografica e di utilizzo del territorio italiano, un importante ruolo potrà essere assunto dagli impianti di sfruttamento dell’energia eolica collocati in mare mediante l’utilizzo di piattaforme galleggianti. Si tratta di una tecnologia innovativa, suscettibile di accedere ai finanziamenti pubblici previsti, che necessita di una particolare attenzione ai fini del superamento dei plurimi problemi legati alla fase progettuale e al successivo percorso autorizzativo, al fine di consentire l’introduzione più rapida possibile di questa tipologia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, che potrebbe assicurare un’ampia quota dell’obiettivo perseguito”.
L’eolico offshore
Per chiarire meglio il concetto, una turbina eolica galleggiante è una turbina eolica montata su di una piattaforma galleggiante (struttura galleggiante) sull’acqua. Le turbine eoliche galleggianti (o flottanti), consentono lo sfruttamento dell’energia eolica in luoghi particolarmente favorevoli dal punto di vista della “cattura” del vento ma che, prima, non potevano essere sfruttati a causa della profondità dei fondali. I parchi eolici galleggianti potrebbero, quindi, aumentare di molto la superficie marina disponibile per la loro installazione, rendendo possibile sfruttare aree con fondali troppo profondi per turbine eoliche fisse, come ad esempio il Mar Mediterraneo.

Inoltre, le turbine eoliche galleggianti possono essere posizionate più lontano dalla costa. Ciò aiuta a ridurre sensibilmente l’impatto paesaggistico, consentendo inoltre di arrivare a raggiungere venti più potenti e costanti. Infine, i parchi eolici offshore galleggianti consentono una migliore navigabilità tra le turbine
L’eolico offshore alle prese con l’oceano
General Electric ha diffuso i piani di un nuovo concept che potrebbe trasformare il futuro delle rinnovabili. Il colosso energetico propone lo sviluppo e la costruzione commerciale di parchi eolici galleggianti in grado di espandere lo sviluppo eolico offshore anche in aree oceaniche profonde. Proviamo a immaginare una turbina eolica galleggiante in mezzo all’oceano, molto più alta della Statua della Libertà; anzi: immaginiamone tante. Un’impresa così ciclopica fa riflettere: può una turbina eolica galleggiante sopravvivere alle “turbolenze” nel mezzo dell’oceano? Mah! Ai posteri l’ardua sentenza.
La situazione in Europa
L’Europa ospita attualmente gli unici due parchi eolici galleggianti al mondo (Hywind Scotland da 30 MW nel Regno Unito e Windfloat Atlantic da 24 MW in Portogallo) e l’associazione europea ha stimato un potenziale sfruttabile con questa tecnologia di 150 GW entro il 2050. A titolo di confronto, dal 1991 – anno del primo parco eolico (wind farm) marino, al 2020, l’Europa ha installato 25 GW di capacità eolica offshore totale. Ci sono, a oggi, anche nuovi target in Francia, Regno Unito, Portogallo, Italia, Spagna, Norvegia e Svezia.
In Italia

Nel nostro Paese, uno dei primi progetti in questo campo a veder la luce, potrebbe essere l’impianto da 2,9 GW , allo studio per essere installato nel Canale di Sicilia, al largo di Marsala. L’impianto, chiamato 7Seas Med, sarà composto da 25 pale galleggianti da 10 megawatt ciascuna e sarà invisibile dalla costa siciliana. A una distanza di oltre 35 chilometri da Marsala e altrettanti dalle Egadi, in direzione della Tunisia. E, ovviamente, perché ciò possa continuare a svilupparsi, i costi della tecnologia flottante dovranno continuare a diminuire.
Il Covid non ha fermato la corsa
Fortunatamente, neppure la pandemia di COVID-19 ha rallentato la corsa del settore, proiettato ormai oltre i 25 GW di capacità eolica installata in mare. A confermarlo sono i dati di WindEurope che spiegano come nel 2020 l’Europa abbia raccolto ben 26 miliardi di euro per le sue future fattorie offshore. Una cifra record che finanzierà, nel concreto, 7,1 GW di nuova capacità di produzione di energia pulita.
Eolico offshore economico
Si direbbe proprio che gli investitori abbiano capito che l’eolico offshore è economico, affidabile e resistente, e che i governi ne vogliano di più. Inoltre, si stima che questi investimenti possano creare posti di lavoro e crescita economica. Pensate che ogni nuova turbina in mare genera 15 milioni di euro di attività economica. E che le circa 77.000 persone che lavorano oggi in questo campo in Europa, potranno diventare oltre 200.000 entro il 2030. In realtà, le risorse elencate possono meravigliare solo se si considera l’attuale situazione economica.
L’andamento

Al netto della crisi che attualmente stimo ancora vivendo a livello mondiale, infatti, sono parecchi da anni che il settore mostra una soddisfacente mobilità di flussi economici.Talmente buona, da aver permesso l’installazione, solo scorso anno, di 2,9 GW di nuove turbine in mare. Portando la capacità complessiva del segmento a quota 25 GW totali. Nel dettaglio, nel 2020 sono entrati in funzione nove impianti nelle acque di cinque paesi. I Paesi Bassi hanno collegato alla rete 1.493 MW e completato i 752 MW del progetto di Borssele 1&2. Il Belgio ha attivato 706 MW, il Regno Unito 483 MW e la Germania 219 MW. Ultimo, ma non per ultimo, il Portogallo ha completato l’installazione del primo impianto galleggiante. Equinor e Vargrønn, le compagnie di energie rinnovabili fondate da HitecVision e Eni, hanno siglato un accordo di collaborazione per la partecipazione congiunta alla procedura competitiva preannunciata dalle autorità norvegesi per lo sviluppo di impianti eolici offshore galleggianti nel Mare del Nord norvegese.
Nuova speranza green
Le turbine galleggianti hanno riacceso le speranze eoliche di tanti paesi fino a ieri tagliati fuori dalla tradizione tecnologia offshore. E, tra questi, c’è l’Italia, i cui alti fondali hanno fino ad oggi rallentato lo sviluppo delle wind farms (parchi eolici) in mare. Anche se, a essere del tutto onesti non è stata la tecnologia l’ostacolo più grande all’eolico offshore in Italia, confermandosi comunque un’occasione straordinaria per l’industria italiana.