La strada che conduce a un settore energetico globale con emissioni nette “zero” nel 2050 è percorribile, ma è stretta e richiede una trasformazione senza precedenti del modo in cui l’energia viene prodotta, trasportata e utilizzata. Fornire elettricità a circa 785 milioni di persone che attualmente non vi hanno accesso e soluzioni per cucinare in modo pulito a 2,6 miliardi di persone che ne sono prive, è un percorso obbligato per costruire un settore energetico globale con emissioni nette zero (net zero) entro il 2050.
Il costo
Questo costerà circa 40 miliardi di dollari all’anno, pari a circa l’1% dell’investimento medio annuo nel settore energetico, ma porterà anche importanti benefici per la salute, grazie alla riduzione dell’inquinamento dell’aria, riducendo di 2,5 milioni all’anno il numero di morti premature.
Emissioni net zero: il percorso

In un percorso net zero, entro il 2030 l’investimento energetico totale annuo salirà a 5 trilioni di dollari, aggiungendo 0,4 punti percentuali in più all’anno alla crescita del PIL globale. Il balzo della spesa pubblica e privata creerà milioni di posti di lavoro, nei settori dell’energia pulita, dell’ingegneria, della produzione e delle costruzioni, più di quanto si raggiungerebbe in base alle tendenze attuali.
Puntiamo sul futuro

Il mondo dell’energia nel 2050 sarà completamente diverso da quello che conosciamo ora. La domanda globale di energia sarà inferiore di circa l’8% rispetto a quella odierna, ma servirà un’economia che sarà più che raddoppiata e una popolazione con 2 miliardi di persone in più. Quasi il 90% della produzione di elettricità proverrà da fonti rinnovabili, con l’eolico e il solare fotovoltaico che insieme rappresenteranno quasi il 70%. La maggior parte del resto proverrà dall’energia nucleare. Il solare sarà la più grande fonte di approvvigionamento energetico totale al mondo. I combustibili fossili scenderanno da quasi 4/5 dell’approvvigionamento energetico totale di oggi a poco più di un quinto. I combustibili fossili che rimarranno verranno utilizzati in beni in cui il carbonio è incorporato nel prodotto come la plastica, in impianti dotati di cattura del carbonio e in settori in cui le opzioni tecnologiche low carbon sono scarse: queste, sono le previsioni.
Le economie e le emissioni zero

I piani d’intervento dovranno riflettere le diverse fasi di sviluppo economico dei Paesi. Le economie avanzate raggiungono il net zero prima delle economie in via di sviluppo. E, lungo la strada che porterà al net zero entro il 2050, emergeranno nuove sfide per la sicurezza energetica. Mentre rimarranno quelle vecchie, anche se il ruolo del petrolio e del gas diminuirà. La contrazione della produzione di petrolio e gas naturale avrà implicazioni di vasta portata per tutti i Paesi e le imprese che producono questi combustibili.
I vantaggi delle emissioni net zero

Nel percorso del net zero non sono necessari nuovi giacimenti di petrolio e gas naturale. Le forniture si concentreranno sempre più in un piccolo numero di produttori a basso costo. La quota dell’OPEC di una fornitura globale di petrolio molto ridotta crescerà da circa il 37% negli ultimi anni al 52% nel 2050. Un livello più alto che in qualsiasi momento della storia dei mercati petroliferi. La portata e la velocità degli sforzi richiesti dal raggiungimento di questo obiettivo essenziale e formidabile, che costituisce la nostra migliore possibilità di affrontare il cambiamento climatico e limitare il riscaldamento globale a 1,5° C, rendono questa la sfida più grande che l’umanità abbia mai affrontato.

Le sfide da affrontare
Le crescenti sfide alla sicurezza energetica che derivano dall’aumento dell’importanza dell’elettricità comprendono la variabilità dell’offerta di alcune fonti rinnovabili e i rischi per la sicurezza informatica. Inoltre, la crescente dipendenza dai minerali essenziali e rari, necessari per le principali tecnologie e infrastrutture energetiche pulite, comporta rischi di volatilità dei prezzi e interruzioni dell’approvvigionamento che potrebbero ostacolare la transizione.
Emissioni e l’impegno dei governi
I governi devono creare mercati per investimenti in batterie, soluzioni digitali e reti elettriche. Che premino la flessibilità e consentano forniture di elettricità adeguate e affidabili. Il ruolo in rapida crescita dei minerali critici richiede nuovi meccanismi internazionali per garantire sia la tempestiva disponibilità delle forniture sia una produzione sostenibile.
Italia fuori dai giochi?

Oltre 40 grandi banche si sono recentemente impegnate a ridurre i loro affari legati alle fonti fossili. E a raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di CO2, entro il 2050. L’iniziativa è stata avviata sotto l’egida del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ed è stata battezzata “Net-Zero Banking Alliance”. Le banche in questione provengono da 23 Paesi e possiedono asset gestiti per un totale di 28.500 miliardi $. Tra i nomi noti, figurano Morgan Stanley e Citigroup, HSBC, UBS e Santander (e neanche una italiana!).
Emissioni si! Ma bisogna vigilare
Ma per far sì che le parole si traducano in fatti e che sia scongiurata un’operazione di greenwashing (darsi una patina di credibilità ambientale) occorrerà vigilare. Soprattutto, occorrerà che le banche accettino di cambiare approccio, rinunciando alla massimizzazione dei profitti, al risultato di breve termine. Conciliare una transizione ecologica che comporterà parecchi anni di lavoro con l’assillo della trimestrale, non appare semplice.
Le società legate a energie pulite mettono il turbo

La carbonomics (l’economia che gira intorno alla riduzione delle emissioni di CO2), e, per estensione, i combustibili fossili, rappresentano ormai il passato. L’impegno cinese di azzerare le emissioni nette di carbonio entro il 2060 riguarda il 48% delle emissioni globali. Tradurre la promessa cinese in numeri equivarrebbe a un ammontare di investimenti di proporzioni gigantesche. In miliardi di dollari, in infrastrutture tecnologiche “pulite” entro il 2060, che genererebbero oltre 40 milioni di nuovi posti di lavoro, trascinando così l’economia globale. Il percorso verso questo futuro più luminoso porta a un’impennata storica negli investimenti nell’energia pulita. Che crea milioni di nuovi posti di lavoro e aumenta la crescita economica globale. Sappiamo bene, però, che questo percorso richiede azioni politiche forti e credibili da parte dei governi. Sostenute da una cooperazione internazionale molto maggiore di quella vista fino a oggi. Una spinta politica di tale portata, unita ad annunci analoghi da parte di numerosi Paesi del G20 (il Foro internazionale che riunisce le principali economie del Mondo), non potrà che dare slancio alle opportunità di investimento nelle energie rinnovabili e nell’efficientamento energetico che interessa l’intera catena del valore e della sostenibilità ambientale!