Noi c’eravamo ed eravamo gli unici, però stavolta non abbiamo esagerato, non siamo entrati alla club house di Rovigo per la festa scudetto. Abbiamo realizzato video da lontano, girato per lo stadio Mario Battaglini nella notte, visto la polizia transitare davanti ma non fermarsi. Pensavamo li facesse andare a letto, alle 2,45, e invece no, ha tirato dritto, per questo ci ha chiesto di non riprendere. La Femi Cz, dunque, è campione d’Italia, raggiunge Padova a quota 13 scudetti, sovverte il pronostico e festeggia, grazie a quella sporca, ultima meta.
Quella meta che brucia

Già, troppo facile, banale, ma è proprio così. Sporca perchè i tifosi del Petrarca e anche i tesserati contestano, il movimento è stato irregolare, per loro, è uno scudetto che comunque arriva al Var, ma è meritato. Perchè Rovigo conduce a lungo le danze, sorprende, rimonta e si fa rimontare, ma resta fredda e mette la freccia allo scadere.
Sono state ore esaltanti, ad assaporare i campioni e anche e soprattutto i battuti, i bianconeri, le wags, le storie delle wags, cioè delle belle compagne e moglie dei colossi. Una bionda dagli occhi azzurri, un’altra educatrice cinofila, neanche andiamo a rivedere qualcosa, andiamo a memoria.

Il rugby raccontato anche in una sola meta
Abbiamo ascoltato l’ovale e le sue storie, brava gente, gente vera, non superpagata, di certo molto allenata, sportivi veri, che alla fine fraternizzano con gli avversari, anche senza il terzo tempo, la cosa più bella.
Ecco, speravamo in un’unica cosa, gli applausi agli ospiti, da parte dello speaker, il ringraziamento agli ospiti, la celebrazione dello scudetto comunque c’è stata e questo è apprezzabile, sarebbe stato bello urlare di gioia subito, anche se il Petrarca ha perso, non avviene in nessuno sport.

Il rugby come metafora della vita
Padova e Rovigo sono magiche, il rugby è tanta roba, è cultura, sono le nostre chiacchierate con Toni Liviero e Ivan Malfatto, i due giornalisti del Gazzettino che sanno tutto del rugby, con tanti di Padova, con Canali e con Cozzi di Rovigo. Sono state ore infinite, abbiamo persino girato per il campo, per la tribuna, roba per la quale nel calcio ci escludono dagli accrediti a priori. Il rugby è diverso, anche da volley e basket.
Resta il piacere di essere stati testimoni, di avere compreso perchè in Veneto l’ovale sia religione.