Finalmente nella martoriata Libia i due contendenti Khalifa Haftar e Fayez al Serraj hanno deciso di attuare il cessate il fuoco, questa volta senza seguire le direttive delle varie cancellerie e delle Nazioni Unite.
La Libia e le elezioni
La notizia che ha sorpreso la comunità internazionale è stata l’annuncio delle elezioni presidenziali e del parlamento a marzo 2021. Si avrà una costituzione solida a favore della rinascita della Libia. Si può dire che si va delineando un clima di conciliazione sul congelamento delle ostilità con il blocco di ogni operazione militare in Libia.
La presa di posizione in Libia
La decisione dei due protagonisti libici di cambiare rotta a favore della pace e iniziare a ricostruire la Libia più democratica è stata accolta dalle Nazioni Unite, dalla Lega Araba e da alcuni Stati come la Francia e l’Italia, pronti ad accompagnare il Paese nord africano verso la stabilizzazione. Due Paesi come la Turchia e la Russia che vogliono evitare a tutti i costi che si giunga a un conflitto sul territorio libico, preferendo l’uso dell’arma diplomatica e non quella militare. Come pure l’Egitto che desidera istituire una cerniera per evitare infiltrazioni di gruppi terroristici dalla Libia.
Le fragilità nascoste
Questo primo passo dei due contendenti libici verso un nuovo percorso di pace e conciliazione nasconde qualche fragilità. Si pensi, ad esempio, al futuro assetto politico della Libia. Il presidente del governo di accordo nazionale Fayez al Serraj mira a una nuova primavera araba con le elezioni democratiche. Il presidente del Parlamento di Tobruk, invece, punta a modificare gli accordi firmati a Skhirat (Marocco) nel 2015. Con la costituzione di un consiglio presidenziale. Formato da un rappresentante della Tripolitania, della Cirenaica e di Fezzan che deve avere la sede nella città di Sirte. Tuttavia, la strada migliore è il nuovo assetto politico attraverso un accordo tra le parti.
Libia e petrolio
Un altro filo fragile di questa decisione di cessare il fuoco è costituito dal nodo del petrolio e della distribuzione dei proventi. L’intesa attuale è quella di riprendere la produzione del greggio – menzionando che la Libia è uno dei produttori di petrolio e membro dell’OPEC (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) – per poi poterlo esportare, fonte principale per l’economia libica. I proventi del petrolio devono essere depositati presso l’autorità petrolifera nazionale. Che resteranno non utilizzabili sino a quando i due leader libici non addivengano ad un’intesa sulla distribuzione degli incassi. Gli Stati Uniti, ad esempio, stanno studiando per l’istituzione di una specie di zona franca ossia di un’area demilitarizzata nella mezzaluna petrolifera.
La complessità
Di certo, lo scacchiere libico è molto complesso, trovandosi su un equilibrio fragile, è necessario che l’intera comunità internazionale si faccia carico di accompagnare la Libia verso la pacificazione e la nascita di una nuova democrazia. In conclusione, per quanto riguarda l’Italia, quest’ultima deve prendersi carico di ritornare ad essere il primo attore sulla scena libica. Visto i vecchi rapporti con il Paese del nord Africa e cercare di riprendere il suo ruolo diplomatico sullo scacchiere internazionale.