Mi chiamo Gina di Cataldo. Ho dato la mia adesione alla lista civica ‘Idea Comune per Mestre e Venezia‘ perché conoscevo la serietà dei proponenti e la loro preparazione che ha sortito un programma che va nella direzione del miglioramento civico del tessuto sociale delle due Comunità. Si tratta di un cambiamento di rotta realizzabile con norme che regolino la società civile affinché chi ci abita abbia un senso di appartenenza e non si senta alienato nel suo territorio. Da veneziana, nata nel periodo in cui c’erano circa 160mila abitanti e il latte si andava a comprare con il pentolino, periodo in cui pullulavano i negozi di vicinato e i bambini scorrazzavano in campi-calli, io in corte Corner, ho vissuto la trasformazione della Città ‘sulla mia pelle’.
Gina e la Venezia di oggi


Ora è, per me, una sofferenza persino percorrere la Strada Nuova, le Mercerie, dove facevamo la sera il Liston, e poi giù…giù fino a S. Marco a mangiare il gelato seduti sui gradini delle colonne, o appoggiati alla balaustra di fronte ai Giardinetti Reali a guardare, allora si vedeva, la Laguna. Ed è per la rabbia che mi monta ogni volta che metto il naso fuori casa, che ho accettato. Un’emozione, la rabbia intendo, alla quale ho dato un senso dopo aver capito in che modo insensato la Città sia stata amministrata negli anni e saputo di interessi privati che, calati dall’alto, ne hanno fatto terra bruciata. Privati, anche quando servono ad esaltare il proprio ego, direi.
Un po’ di storia
Da Volpi su Porto Marghera nel 1926 con il blitz di Roma fino all’applicazione delle leggi europee (1998 Bersani e 2006 Bolkenstein) che hanno liberalizzato il commercio e varie attività (vedi guide turistiche che possono venire ad operare da ogni dove dall’Europa). Negli anni, tutti e nessuno al di là dell’appartenenza politica, hanno tenuto conto dei cittadini, neppure la Regione. Però, peggio ancora, il sindaco in carica attuale che, persino, non li vede e proietta sui ‘sudditi’ le sue fantasie affaristiche presupponendo che vogliano che Mestre e Venezia siano vacche da mungere. Ghe piase. Già, ma a dispetto della cultura identitaria dei singoli e dei luoghi. E’ per questo che ho accettato, perché non voglio subire oltre.
Gina e la “sua” Cannareggio”


Ma essere di Cannaregio non basta. Io, nella mia vita, ho fatto diverse esperienze di lavoro come insegnante d’inglese e psicoterapeuta. Ho lavorato, studiato e vissuto anche all’estero e, dopo la pensione dall’insegnamento, apertami anche uno studio per la professione privata, ho fatto per diversi anni volontariato in ambiti inerenti il sociale. E lì ho conosciuto le dinamiche politiche e partitiche che appoggiavano le varie Istituzioni ed ho smesso di pensare in termini di destra e sinistra, decidendo di votare esclusivamente il programma che sentivo più aderente alle mie convinzioni. E quello di Idea Comune per Mestre e Venezia lo sento conforme.
L’attivismo di Gina
Già da prima delle precedenti elezioni, indossato l’abito dell’attivista, mi ero interessata ed informata su cosa si potesse fare per ‘salvare’ Venezia frequentando vari movimenti che si impegnavano a studiare in che modo invertire la rotta di quello che viene presentato come ‘fatale’ degrado delle due comunità. Ho così capito meglio, o semplicemente conosciuto per la prima volta, alcune cose che mi hanno fatto maturare idee che contrastano radicalmente con quelle del sindaco, si spera uscente, che passerebbe sui nostri cadaveri pur di curare interessi essenzialmente affaristici-imprenditoriali. La sua, una visione di città che non mi appartiene. No grazie, alla trasformazione di aree per clubs e resorts, no nell’area Gasometro a Castello o all’Ospedale al Mare o altrove. Lì, all’Ospedale, andavo alle visite mediche, e mia nonna sceglieva una fossetta già preparata sulla spiaggia per farsi le sabbiature.
Perchè dico no
No, non dobbiamo privare i cittadini di spazi che sono loro utili. Facciamo altro…magari un centro medico per la salute abbinato a forme di co-housing per giovani, non giovani e anziani. Insomma usiamo la mente e consultiamo i bisogni degli abitanti, loro sono i primi a sapere cosa vogliono, lasciamo che siano i residenti a decidere sul loro territorio. Certo, ora sono sempre meno, bella scusa, la questione è riportarli invece di cacciarli con politiche da ‘butta fuori’. Chi li vuole gli alberghi-dormitorio costruiti a Mestre per turisti? Le multinazionali? E’ questo che la terraferma vuole? Si parla di regolare il turismo e poi…ci manca che a Brugnaro venga l’idea di costruirli sotto acqua, in laguna!
Gina e i suoi progetti


Non mi dilungo oltre. ‘IDEA COMUNE’ mette al centro il cittadino proponendo di lavorare per l’ottenimento di uno Statuto speciale (a livello europeo) che permetta di intervenire sulla residenzialità. Con misure di incentivazione e sgravi fiscali anche su negozi di vicinato. Penso ai progetti innovativi per Mestre (vedi link sotto), al ripristino delle municipalità affinché ci si occupi più da vicino delle aree di pertinenza. Ad interventi sui trasporti, alla riqualificazione di chi perde il lavoro. E, necessariamente all’elezione diretta del Sindaco della Città Metropolitana (44 comuni). Ma la cosa che mi ha colpita di più è la proposta di avere due Vice-sindaci. Uno per Mestre e uno per Venezia insulare in modo tale che si possano focalizzare sulle diversità del territorio veneziano: vicini ai bisogni dei cittadini. Insomma politiche partecipative rivitalizzanti che consentano residenzialità, lavoro e senso di appartenenza. Ora mi sento alienata, in un non-luogo, nel mio territorio.
Link del programma https://www.ideacomune.eu/programma/
Gina di Cataldo