E’ stato uno degli allenatori più vincenti della storia della nazionale italiana di calcio, anche se nessuno gli ha mai riconosciuto i dovuti meriti. Lo splendido cammino degli azzurri nella fase iniziale di questo Europeo ha fatto rievocare il suo nome. Parliamo di Ferruccio Valcareggi, l’unico allenatore ad aver portato l’Italia a vincere la competizione continentale. Così sono subito partiti i paragoni: “Mancini come Valcareggi”. I più giovani si saranno chiesti: “ma chi era questo Valcareggi?”
Chi era Valcareggi

Spiegare ai più giovani il commissario tecnico del trionfo azzurro del 1968 non è facile perché Valcareggi è quanto di più lontano ci possa essere dagli allenatori di oggi. Schivo, riservato, elegante, pur odiando i riflettori era sempre garbato e disponibile con i cronisti, molti dei quali non lo trattavano bene. Ha guidato la Nazionale per otto anni. Oltre alla vittoria nell’Europeo, disputato in casa, il secondo posto dietro il Brasile nei mondiali messicani del 1970, dopo aver giocato e vinto la semifinale con la Germania, in quella che viene ricordata come la partita del secolo. Poi arriverà, nel 1974, il flop al Mondiale in Germania, dove l’Italia partita tra le favorite, uscì in malo modo nel girone eliminatorio, dilaniata da polemiche e guerre intestine.
L’intervista
Ma il miglior modo per descrivere Valcareggi è intervistarlo. Incontriamo l’ex allenatore degli azzurri nei pressi di Fiesole. Siamo nella parte più bella della periferia di Firenze. Da qui s’intravede il Centro Tecnico di Coverciano, per anni casa dell’allenatore. Valcareggi è triestino di nascita, di una terra che ha prodotto e produce non solo grandi vini ma anche allenatori di alto livello. Valcareggi è anche fiorentino d’adozione, dove ha giocato, allenato e vissuto per gran parte della sua esistenza.
Buongiorno Signor Valcareggi, sta seguendo gli Europei?
“Buongiorno a voi. Certo, sono tifosissimo della nazionale. Mancini ha fatto un gran lavoro ed ha trasformato l’Italia in una delle favorite del torneo.”
Vede delle analogie col 1968?
“Tante. Così come gli uomini di Mancini devono vendicare la mancata qualificazione al Mondiale con Ventura, noi, nel ’68, si vinse per riscattare il mondiale precedente, dove fummo eliminati dalla Corea del Nord. C’era in tutta la squadra una grande rabbia. La stessa che vedo nei ragazzi di Mancini. Per assurdo l’eliminazione nello spareggio con la Svezia ha dato muovi stimoli a tutto il gruppo. Una nazionale come l’Italia non può mancare ad un mondiale.Ma vedo anche altre analogie. La squadra del 1968 era un mix di giovani e meno giovani come la nazionale di Mancini.”
Quale delle due squadre era più forte?

“Spero che Mancini non si offenda, ma la mia nazionale è stata la migliore del dopoguerra. Riva era l’attaccante migliore del mondo, ma anche Albertosi e Zoff, Facchetti, Cera, Domenghini, De Sisti, Mazzola e Rivera, ognuno nel suo ruolo era tra i migliori sul pianeta.”
Come rigiocherebbe la finale mondiale del 1970? Cambierebbe qualcosa nella formazione?

“Lei si aspetta che dica che non avrei utilizzato Rivera per pochi minuti e che l’avrei messo dentro prima o l’avrei schierato dall’inizio ma non è così. Rifarei tutto le mie scelte. Forse con un giorno di riposo in più sarebbe andata in un modo diverso. Voglio ricordare che fino al 66’ la partita era in perfetto equilibrio e anzi, in precedenza Domenghini aveva sfiorato il gol del 2 a 1.”
Troppo forte il Brasile?

“Una squadra di marziani. Ma anche noi eravamo forti. La mia rabbia è questa: con i giocatori che avevo a disposizione potevo vincere un mondiale o nel 1970 o quattro anni dopo.”
Anche nei fallimentari mondiali in Germania?
“Fallimentari per una serie di motivi: gli infortuni e poi la squadra distrutta esternamente da inutili polemiche che divisero i convocati in clan.”
Valcareggi ci racconti come fu accolto al ritorno a Roma dopo la finale di Messico 1970
“I tifosi ci aspettarono per tirarci uova marce e pomodori. Siamo dovuti scappare scortati dai blindati della Polizia per sfuggire all’ira dei tifosi. Avevamo giocato la partita del secolo in semifinale e perso la finale solo perché davanti avevamo la squadra più forte di sempre. Altro che quello che oggi viene definito l’odio dei social network. La contestazione verso di noi non fu virtuale, rischiammo di essere gonfiati di botte.”
Il tifo era diverso?
“Prima la nazionale attirava più attenzione. Se convocavi un giocatore al posto di un altro ti processavano sui giornali per giorni e giorni. A distanza di mezzo secolo mi ricordano ancora in chiave polemica per i minuti finali di Rivera. Sembra quasi che in panchina nella partita con la Germania ci fosse un altro al posto mio”
Valcareggi lei inventò la staffetta tra Mazzola e Rivera

“Rivera è stato uno dei più grandi campioni del nostro calcio ma in quella squadra, l’Italia del 1970, la sua presenza da titolare non era possibile. La squadra aveva degli equilibri quasi perfetti.”
Il più forte azzurro?

“Riva! Ma un grandissimo era anche Facchetti, così come un libero come Cera o un regista come De Sisti.”
Il ruolo della stampa ai suoi tempi?
“Potentissima. Mi hanno massacrato per anni. Sono stato il più criticato CT di sempre, anche più del povero Edmondo Fabbri ai mondiali del 1966.”
Valcareggi, in quella competizione lei era il vice di Fabbri e fu criticato per aver sbagliato la relazione sulla Corea del Nord. La definì una formazione di Ridolini

“Ridolini perché correvano tutti come matti. Ma se si rigiocasse oggi quella partita si vincerebbe noi 99 volte su 100. Poi anche lì la sfortuna giocò il suo ruolo con l’infortunio di Bulgarelli. Certo, anche Fabbri ci mise del suo, lasciando a casa Riva.”
Signor Valcareggi, si vince questo Europeo?
“Vedo le giuste condizioni. La squadra sta in salute e gioca bene. Occhio, però, ai facili entusiasmi. Le partite vero devono ancora arrivare.”
Se questa nazionale giocasse contro la sua come finirebbe?
“2 a 0 per noi: Riva e Domenghini. Di sicuro alla mia difesa non segnano.”