Calo del 20% per la produzione di pere nel veneziano: da 95 ettari coltivati con 29mila quintali prodotti nel 2022 a 77 ettari con 20mila quintali prodotti nel 2024.
Dagli anni Duemila – complice anche l’arrivo della cimice asiatica che si è abbattuta come un flagello sulle pere anche nel territorio veneziano – , non si è più riusciti a recuperare una coltura che è stata per molto tempo ai vertici nazionali per produzione con le varietà William e Abate in primo piano.
In aumento le malattie fungine delle pere, oltre al flagello della cimice asiatica

“Siamo di fronte, purtroppo, a un calo di produzione costante negli anni, con sempre maggiori difficoltà che riguardano la coltivazione delle pere – sottolinea Stefano Musola, presidente settore frutticoltura di Confagricoltura Venezia -. In aumento le malattie fungine, anche per la limitazione di utilizzo di alcuni principi attivi da parte della Unione Europea, che ha portato a mancati trattamenti, creando come conseguenza attacchi sempre più dannosi. Ma non basta, perché la cimice, ormai da anni, è l’incubo dei frutticoltori, si tratta di un insetto infatti particolarmente ghiotto di frutta con elevato contenuto zuccherino: quando partono attacchi massici, le pere sono danneggiate al punto da non essere più commerciabili e restano sugli alberi.”
Anche nel 2024 perdita del 30/40% del raccolto di pere a causa della cimice asiatica

“Anche nel 2024 la cimice ha causato danni con la perdita del 30/40% delle pere coltivate – riprende Musola -. Già da prima degli anni Duemila, si erano registrati danni gravissimi con perdite di interi raccolti. Gli attacchi massicci della cimice asiatica avevano portato quasi a cancellare la produzione, che poi era in parte ripresa, ma che registra ancora enormi difficoltà. Le reti funzionano da deterrente, ma frenano solo in parte l’ingresso dell’insetto tra le coltivazioni: se la cimice riesce a penetrare, sappiamo che poi depone le uova, creando ulteriori danni. Se la penetrazione è intensa, i danni sono molto ingenti. Si tratta di un vero flagello e molte aziende specializzate, nella produzione di seminativi, che avevano affiancato la coltivazione di 2/3 ettari di pere, hanno rinunciato, perché non sono più remunerative a causa dei danni causati dalla cimice e al continuo aumento dei costi.”
Nel veneziano 1300 meleti su un totale di 18mila nel veneto, dalla Pink Lady alla Gala

Anche per le mele, in particolare per le varietà fuji e altre più zuccherine, nel 2024 si sono registrati danni da cimice con perdite attorno al 10/20% del raccolto fino a un massimo del 30%.
I meleti nella provincia di Venezia occupano circa 1300 ettari su un totale di 18mila nel Veneto.
L’azienda agricola di Stefano Musola si trova nella zona di Portogruaro e sono 25 gli ettari coltivati a mele di diverse varietà.
“Nel 2024 la produzione di mele è stata buona, anche per la qualità – precisa Musola- . Ogni anno produciamo circa 15mila quintali di mele di una decina di varietà diverse. In Veneto si producono molte varietà di mele, di cui una delle più pregiate è la Pink Lady varietà club che mantiene un prezzo che si aggira sui 50, 60 centesimi al kilo, poi ci sono altre varietà che risentono molto delle variazioni di mercato come la mela Gala venduta, in certe annate, anche anche a 25 centesimi al kilo praticamente a prezzo di costo di produzione.”
Cambiamenti climatici, cimice asiatica e aumento dei costi, le difficoltà degli imprenditori delle pere


“I cambiamenti climatici in corso rendono sempre più difficile l’attività agricola e contribuiscono ad amplificare i problemi creati da attacchi di funghi o insetti dannosi come la cimice, che è una vero flagello per il settore frutticolo – conclude Stefano Tromboni, presidente di Confagricoltura Venezia -.Oltre a questo fattore determinate e preoccupante, a cui si riesce difficilmente a fare fronte anche per la costante riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari, altri gravi problemi per i produttori di frutta, come per tanti altri imprenditori agricoli, derivano dall’aumento dei costi di produzione e dalla grande difficoltà nell’ottenere il giusto riconoscimento economico nella contrattazione con le imprese di trasformazione e con la grande distribuzione.
Questi aspetti, uniti anche alla difficoltà di reperire manodopera per le operazioni in campo, rischiano sempre più di mettere in difficoltà un settore, quello frutticolo, che, producendo frutta che finisce nelle tavole degli Italiani, dovrebbe, invece, godere di maggiore attenzione e considerazione da parte dei decisori pubblici”