Entro pochi anni, potrebbero essere milioni gli italiani che non possono contare su un medico di medicina generale: in Italia siamo scesi da 43mila medici di base a 37mila e per ora soltanto il 40% dei posti disponibili è coperto. Quale modello di sanità pubblica si sta affermando a Venezia e nella terraferma mestrina, soprattutto per quel che riguarda la medicina territoriale? Al tema di grande attualità ha provato a rispondere il convegno, promosso dal Coordinamento veneto per la sanità pubblica (Covesap) al centro Kolbe di Mestre.
Lihard preoccupazione per la situazione della sanità veneta
“Siamo molto preoccupati – ha esordito Salvatore Lihard, promotore dell’iniziativa e attivista veneziano -, perché non si riesce ancora ad applicare il decreto ministeriale sulla medicina territoriale e a realizzare le case di comunità, ciò che è certo invece è che ci sono sempre meno medici, mentre sempre più cittadini non hanno accesso alle cure.”
Rizzo (Covesap): “sempre più difficile curarsi nella sanità pubblica”
I numeri parlano chiaro: in Italia negli anni ultimi anni sono stati persi 80mila operatori sanitari e l’emergenza Covid ha segnato uno scollamento profondo tra medicina del territorio e ospedali, lasciando sempre più spesso i medici di medicina generale ad operare in solitudine.
“La popolazione sta invecchiando e presenta sempre più problemi di ordine sociale e sanitario, ma ciò che sconvolge è il fenomeno sempre più diffuso del mancato accesso alle prestazioni – ha sottolineato Mariapina Rizzo, del Covesap -. L’anno scorso abbiamo somministrato un questionario ai cittadini veneti riguardo il funzionamento della sanità pubblica nella nostra regione. Le risposte raccontano che accedere ai servizi per una valutazione clinica di un problema sanitario diventa sempre più una corsa ad ostacoli. La maggioranza delle persone continua a vedere nel servizio sanitario nazionale il più importante ed autorevole riferimento, ma nella pratica poi deve relazionarsi anche con diversi soggetti privati (convenzionati o non) che si sono affacciati sul “mercato della salute”.
Questionario Covesap: il 54% costretto a scegliere il privato
É un primo messaggio di frammentazione del servizio sanitario, che può generare insicurezza in quegli utenti che necessitano di una presa in carico continuativa e prolungata. Dalle risposte al questionario risulta che solo il 34% dei cittadini si è rivolto esclusivamente alla sanità pubblica, mentre il 54% ha dovuto rapportarsi sia con il sistema pubblico che con quello privato. Il 12% dei cittadini intervistati inoltre si è rivolto direttamente ad una struttura privata. Tra i problemi maggiori i lunghi tempi di attesa che inducono le persone a rivolgersi al privato, naturalmente per chi può pagare, perché purtroppo questo produce anche la rinuncia alle cure per chi ha redditi troppo bassi.
Barutta (medico ospedaliero): “servono investimenti per personale e strumentazioni adeguate”
“Mancano gli investimenti necessari per dotare il sistema sanitario nazionale anche in Veneto, di personale e strumentazioni adeguate ai bisogni. Un esempio? In ospedale assistiamo a tagli costanti e alla riduzione dei posti letto scesi ora a 3,2 ogni mille abitanti – ha evidenziato Luca Barutta, medico ospedaliero -. La carenza di posti letto si traduce nel fatto che non sappiamo letteralmente dove mettere i pazienti e manca personale necessario per seguirli adeguatamente. Perciò chiediamo un investimento in sicurezza per la tutela dei pazienti, la messa in pratica delle cure opportune e il rispetto della professione medica che ci vede oggi sottoposti a turni massacranti che stanno causando una vera e propria fuga dei camici bianchi dalle corsie.”
Renzi (medico di base): “creare sinergia e comunicazione tra territorio e ospedale”
“E’ fondamentale inoltre supportare al massimo il confronto tra medici ospedalieri e medici di medicina generale per realizzare dimissioni protette che possano portare con successo alla riabilitazione dei pazienti – ha ricordato Gianna Renzi, medico di medicina generale -, ma molto resta ancora da fare e al momento in molte aree della nostra regione la rete non c’è o si realizza soltanto in base alla buona volontà degli operatori.”
Nel 2023 spesi 40 miliardi per cure nel privato, ma l’8% dei cittadini rinuncia
La sanità pubblica in realtà risulta molto apprezzata dai cittadini, preoccupati invece dal problema dell’accesso alle cure.
Il medico di medicina generale è una figura ritenuta insostituibile dalle persone, ma il carico burocratico e l’aumento esponenziale del numero di pazienti – vista la costante diminuzione del numero dei medici di base attivi – rende più difficile anche l’accesso al medico di famiglia.
I dati dicono che anche i pazienti oncologici hanno difficoltà ad accedere ad esami e visite e faticano a curarsi. Per questo chi può, paga le cure di tasca proprio: nel 2023 le famiglie hanno speso 40 miliardi di euro per servizi nella sanità privata. Sempre si creano gravi diseguaglianze: ben l’8% dei cittadini infatti rinuncia alle cure per motivi economici.
Samueli (FIMMG): “a Venezia con l’Aulss 3 Serenissima in fase di avvio due case di comunità”
“La FIMMG (Federazione dei medici di medicina generale) di Venezia sta cercando soluzioni concrete con i vertici dell’aulss 3 Serenissima – ha spiegato Cristiano Samueli, medico di base e rappresentante FIMMG -. L’obiettivo è realizzare le case della comunità individuate dal PNRR, dotandole dei professionisti necessari. Il successo di questo modello infatti si basa sulla presa in carico globale del paziente, non soltanto grazie ai medici di famiglia, ma anche grazie a medici specialisti, infermieri e operatori sociali. Attualmente l’impegno con l’aulss è per avviare due case, in via sperimentale, al Lido e a Noale. Nel veneziano la comunicazione tra medici di base e medici ospedalieri è buona, fondamentale però è puntare sul fascicolo sanitario elettronico che va potenziato per maggiore efficacia degli interventi senza perdere tempo.”