La Commissione Europea formula delle proposte per la gestione del traffico dei migranti sul territorio europeo e le lascia al nuovo Parlamento Europeo che sta per essere insediato dopo le elezioni di qualche giorno fa. Avviando la conferenza dell’alleanza globale contro il traffico di esseri umani, che ha visto la partecipazione dei rappresentanti di 57 paesi di vari continenti, dall’Europa al Sudest asiatico, la presidente Ursula Von der Leyen aveva espresso la necessità di aggiornare la normativa europea in materia di contrasto all’immigrazione clandestina. I trafficanti affinano continuamente il proprio modus operandi, adattandosi rapidamente alle nuove necessità ed opportunità, ed il modo in cui operano è in continua evoluzione, ma la nostra legislazione ha più di vent’anni ed ha bisogno di un urgente aggiornamento. Inoltre la Commissione riconosce e sostiene la necessità e l’opportunità di intensificare la collaborazione con i paesi terzi per gestire questa difficile questione.
Ci vuole collaborazione a favore dei migranti

Deve essere realizzata una duplice azione, sul lato dell’adeguamento della normativa e su quello della cooperazione internazionale strutturata con i paesi extra europei, in modo tale da contrastare definitivamente il sistema del traffico, con i suoi mirabolanti profitti che arrivano ai 6 miliardi di euro all’anno.
Secondo la Commissione devono essere formulate norme diverse ma, soprattutto, deve essere resa operativa una nuova struttura di governance che consenta di applicare con maggior efficacia le azioni penali dando un ruolo più rilevante alle nostre agenzie,Europol, Eurojust e Frontex.
La proposta della Commissione Europea

La proposta della Commissione Europea prevede che si strutturi un’alleanza tra i Paesi Ue ed extra Ue sulla lotta al traffico di esseri umani, e per questo ha adottato un nuovo pacchetto normativo, che dovrà essere discusso ed approvato dal Parlamento e dal Consiglio Europeo.
Attraverso una Direttiva e un Regolamento, si realizzerà la nuova governance che avrà come capisaldi le due diverse basi giuridiche.
Garantire l’efficacia delle indagini

Con la direttiva si tende a garantire l’efficacia delle indagini, dei procedimenti giudiziari e delle sanzioni nei confronti delle reti criminali organizzate, aumentando le risorse impiegate dagli stati membri e l’armonizzazione delle loro legislazioni, che porti anche ad una migliore interoperabilità dei dati raccolti così da elaborare ulteriori modalità operative di contrasto.
Una comune base definitoria, dei reati e delle sanzioni al traffico, comporterà una maggior capacità di contrasto comune su base comunitaria
La direttiva prevede la punibilità dell’istigazione all’immigrazione, anche pubblicizzata dai trafficanti attraverso strumenti digitali e social media ed aumenta la pena per i casi di reati aggravati, che causano la morte di una o più persone, che saranno puniti con la reclusione fino a 15 anni, rispetto agli otto previsti dall’attuale legislazione Ue.
5 punti cruciali per contrastare il traffico dei migranti

Il primo strumento normativo del pacchetto è la direttiva, che parte dalla definizione di cinque punti cruciali, tendenti a prevenire e contrastare l’ingresso ed il soggiorno illegale in territorio dell’Unione.
In particolare si vuole:
- Realizzare un sistema di effettivo contrasto delle organizzazioni criminali che, partendo da una definizione più chiara e concretamente applicabile del traffico e dei suoi elementi, includa anche l’istigazione ad immigrare in Europa, quale delitto tendente a prevenire la parte informatica e social del traffico
- Prevedere un sistema di punizione incrementale e progressiva, nel quale le attività illegali che portano alla morte di una o più persone, siano punite di per sé stesse con maggiore gravità e fino a 15 anni di reclusione, invece degli attuali otto
- Estendere l’applicabilità della normativa europea anche al caso di naufragio mortale in acque internazionali o su mezzi immatricolati su registri degli stati membri. Si persegue lo scopo di colpire le reti criminali e non di ostacolare le attività di ricerca e soccorso delle ONG, per le quali viene esclusa la punibilità delle azioni compiute con la finalità di soccorso umanitario in mare, così come si cercherà di evitare l’incriminazione dei migranti nei casi dubbi
- Aumento delle risorse e delle capacità degli stati membri, ai fini della prevenzione, investigazione e punizione del traffico da collegarsi anche con la realizzazione di informazione sui rischi dell’immigrazione clandestina e con campagne di educazione
- Miglioramento nello scambio di informazioni tra stati membri sui dati raccolti, e loro integrazione reciproca, allo scopo di analizzare annualmente la dimensione e la direzione del cambiamento del fenomeno
Momento importante è quello della raccolta dei dati delle attività di contrasto del traffico, che dovranno essere convogliati annualmente con finalità statistici ed analitica, sulla scorta dei quali verranno elaborati strumenti di contrasto aggiornati e più efficaci.
Si conta molto sull’Europol
Con la proposta di Regolamento, la Commissione intende rafforzare il ruolo di Europol e l’integrazione tra le diverse agenzie preposte alla lotta del traffico di esseri umani, che dovranno sempre più interagire tra di loro e con i corrispondenti organi dei paesi terzi.
La strategia in 5 step

Fulcro del sistema sarà l’Europol Centre Against Migrant Smulling, già operativo e già protagonista di un centinaio di operazioni di task force che, dal suo avvio nel 2016, hanno portato al recupero di 1,2 miliardi di euro. Il centro assumerà una dimensione ed un’operatività continentale attraverso l’impegno su cinque punti strategici:
- Rafforzamento e coordinamento a livello EU grazie al supporto degli stati membri, di Eurojust, di Frontex e della Commissione Europea. Il Centro monitorerà i trend del traffico, attraverso relazioni annuali ed analisi strategica, verificando il livello della minaccia in relazione alla risposta investigativa ed operativa
- Il personale impiegato, fornito dai diversi stati membri oltre che da Eurojust e Frontex, sarà inquadrato nell’ambito di Europol, venendo così a costituire una sorta di polizia federale finalizzata al contrasto del traffico e dell’immigrazione clandestina. Questo elemento, che può apparire scontato, in realtà costituisce una fortissima spinta alla reale integrazione delle politiche di contrasto del traffico di esseri umani da parte degli stati membri

Gli altri 3 punti
- Migliore organizzazione degli scambi informativi, attraverso uno specifico obbligo di implementazione da parte degli stati nei confronti di Europol, che costituisce di per sé un grande passo nell’integrazione delle strutture di contrasto. Il centro potrà inoltre, in casi ritenuti necessari e utili, provvedere allo scambio di personale con stati terzi, per la migliore realizzazione degli scopi dell’organizzazione

- Obbligo per gli stati membri di designare personale specializzato nel contrasto dell’immigrazione clandestina e del traffico e di connettersi all’applicativo di scambio informazioni SIENA (Secure Information Exchange Network Application) di Europol, l’archivio informatizzato e riservato di condivisione dei dati sulla sicurezza, così da rendere concreto lo scambio di informazioni necessarie per l’operatività degli organi di polizia
- Incremento e sviluppo delle attività di Europol anche attraverso la costituzione di speciali task force operative, che potranno essere impiegate nell’intero territorio dell’Unione Europea e nei paesi terzi; queste attività saranno affiancate dallo sviluppo di sistemi avanzati di coordinamento e di analisi tecnica e forense di supporto alle attività degli stati membri
Scardinare le reti del traffico dei migranti con repressione e prevenzione

Nella strategia della Commissione queste novità si affiancano all’avvio di una Global Alliance to Counter Migrant Smuggling tra Ue e paesi terzi di partenza e transito, che avrà lo scopo di scardinare le reti del traffico, attraverso una duplice azione sulla repressione e sulla prevenzione, che si incardinerà sul canale fondamentale del facilitare e rendere maggiormente comprensibili le vie legali d’immigrazione.
L’integrazione delle politiche migratorie tra paesi di arrivo e di partenza assume sempre più una valenza sistemica, una dimensione che risulta essere continentale e rispetto alla quale gli accordi raggiunti dal nostro paese con i bilaterali con Tunisia, Libia, Egitto e Costa d’Avorio, sono una specificazione delle previsioni della Commissione Europea e non un’estrosa innovazione italica.
Il modello Albania

Diversamente dalla narrazione per la quale il memorandum con l’Albania rappresenterebbe un modello anche per altri Paesi al pari del declamato piano di azione del governo italiano basato sul controllo delle frontiere e sul rafforzamento dei rimpatri volontari, attraverso centri finanziati dall’Ue lungo le rotte migratorie principali, dove valutare le domande di protezione internazionale e favorire il rimpatrio dei migranti che non hanno titolo ad entrare in Europa, le reali novità vengono dalle proposte della Commissione, con provvedimenti articolati ed organici, che dovranno essere approvati dal parlamento europeo e dal Consiglio Ue.
In tali sedi si verificherà la reale coerenza delle volontà; intanto nel parlamento europeo, dove si spera che i parlamentari italiani di tutti gli schieramenti, non siano ancora una volta tra i maggiori protagonisti degli sforzi delatori delle proposte della Commissione, come accaduto recentemente sul fronte della direttiva sul contenimento dei rifiuti plastici e del packaging.
Infine in sede di Consiglio Ue, cartina di tornasole delle volontà politiche dei governi.
Impedire le stragi

I morti ed i dispersi nel Mediterraneo tra i migranti sono stati oltre 28 mila dal 2014, una cittadina di provincia è stata inghiottita dal mare con tutte le sue speranze ed illusioni, per il solo meschino profitto di chi ne ha squallidamente sfruttato disperazione e speranze.
Il traffico di esseri umani è una delle più lucrose e brutali attività criminali ed ha assicurato profitti per oltre 200 milioni di euro nel solo 2019; è necessario che, se come affermato dalla Commissaria per gli affari interni Ylva Johansson, contrastiamo i trafficanti e non i migranti, si realizzi uno sforzo comune ed integrato degli stati membri e delle istituzioni UE, in coordinamento anche con i paesi partner, tale da restringere sempre più gli spazi per queste attività che mutando continuamente forma, spesso riescono a sfuggire abilmente alle attività di repressione.