All’Auditorium Cesare Pollini di Padova, il 27 novembre si chiude il ciclo dei Concerti della Domenica firmati dall’orchestra d’archi più longeva al mondo, fondata dal Maestro Claudio Scimone. Per l’ultimo concerto domenicale I Solisti Veneti propongono una straordinaria carrellata musicale che aggancia tre compositori principi, a puntellare il ‘600 al nuovo millennio: Bach, Strauss e Schönberg.
Si comincia con Johann Sebastian Bach (1685 – 1750) da “Musicalisches Opfer” BWV 1079 – Ricercar a 6
Il 7 e l’8 maggio 1747 Bach soggiornò nel palazzo di Federico II, detto il Grande, a Potsdam, dove il suo secondogenito, Carl Philipp Emanuel ricopriva il posto di Kammer-Cembalist (clavicembalista ufficiale) alla corte del re di Prussia. Con l’occasione il compositore, come scrive Johann Nikolaus Forkel, autore della prima biografia su Bach (1802), fu invitato ad una serata musicale dal re, che gli propose un tema da sviluppare sul quale Bach improvvisò una fuga a tre voci. Successivamente il musicista elaborò una fuga a sei voci su un tema proprio, suscitando l’ammirazione del re, flautista di provate capacità esecutive.
Ritornato a Lipsia Bach riprese in mano lo stesso tema per rielaborarlo in diverse forme e scrivere quel ciclo tripartito di canoni e fughe, più una sonata per flauto e violino, dedicato appunto a Federico il Grande in quanto composto sul Thema Regium e conosciuto con il titolo Das musikalische Opfer (Offerta musicale) BWV 1079. Ricercar a 6 è un magistrale lavoro bachiano, una tra le più elaborate fughe scritte da Bach.
La chiarezza formale e la levigata soavità del suono ne fanno uno dei momenti più alti della musica polifonica. Come sostiene Karl Geiringer nel suo pregevole libro sulla dinastia della famiglia Bach. In sostanza, l’Offerta musicale – è sempre il pensiero di Geiringer – appare l’opera di un maestro. Intento a trarre le conclusioni non soltanto dell’esperienze della sua vita, ma, ben oltre, quella di un’intera età. In una forma compatta e monumentale l’Offerta presenta l’ultimo compendio del pensiero musicale di tre secoli.
Da Bach a Strauss
Cuore centrale del programma da “Capriccio” – Sestetto per archi di Richard Strauss (1864 – 1949). In apertura dell’opera “Capriccio” di Richard Strauss. Al posto della classica Overture, troviamo un Sestetto per archi eseguito dai musicisti protagonisti della scena iniziale. Che, secondo quanto recita la didascalia, si svolge durante una prova dell’ensemble nel salone rococò di un castello in prossimità di Parigi. Questo brano, un Andante dalla struttura tripartita composta da un elegante tema iniziale, una piccola sezione centrale di carattere contrastante e impetuoso e, infine, lo sviluppo del tema, presenta una sonorità intima e soave che contrasta con le imponenti masse orchestrali tipiche di Strauss.
“Capriccio”, definita dal suo autore “conversazione per musica in un atto” e la cui trama si basa sulla contrapposizione tra Poesia e Musica, è l’ultima opera del compositore tedesco. Che vedrà la sua Prima alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera. La delicatissima stesura del libretto, della partitura e ancor più del Sestetto iniziale stride enormemente con il contesto storico dell’epoca, il 1941/42. Totalmente immerso nella Seconda Guerra mondiale, nelle leggi raziali (all’intellettuale pacifista e collaboratore di Strauss, Stefan Zweig, fu impedito dal regime Nazista di stendere il libretto dell’opera) e nelle macerie di tutta Europa.
Dopo Bach e Strauss tocca a Schönberg
A chiudere il programma di Domenica 27 novembre, e conseguentemente di tutta l’edizione 2022 dei Concerti della Domenica, avremo la celeberrima “Verklärte Nacht”, Sestetto op. 4 per archi di Arnold Schönberg. Verklärte Nacht (Notte trasfigurata) è la prima grande composizione strumentale di Arnold Schoenberg, il primo vero traguardo compositivo di un autore ventiquattrenne e sostanzialmente autodidatta. Questa esecuzione ci porta ad Amburgo. Qui infatti visse Richard Dehmel (1863-1920), poeta tra i più stimati in Germania. Poesie di Dehmel sono state musicate, tra gli altri, da Strauss, Pfitzner, Alma Mahler-Werfel, Korngold, Webern e Schönberg. Ed è appunto una poesia di Dehmel, tratta dalla raccolta “Weib und Welt” (“Donna e mondo”, 1896), che ispirò a Schönberg “Verklärte Nacht”.
Schönberg compose il suo sestetto d’archi nell’autunno del 1899
Fortemente attratto dal lato morale della poesia, il compositore ha esplicitamente sottolineato che, per la comprensione della composizione, è necessaria la lettura dei versi, all’epoca da lui ritenuti di notevole valore. Si tratta quindi di una delle più significative e ancora tonali composizioni del giovane Schönberg. Testimonianza del periodo in cui lavorò con Alexander von Zemlinsky il cui “amore abbracciava Brahms e Wagner e perciò divenni presto anch’io un loro convinto seguace”. Ebbe a dichiarare il compositore, padre della dodecafonia ( tecnica di composizione musicale ideata da Arnold Schönberg, esposta in un articolo del 1923, basata sull’equivalenza, dal punto di vista armonico, dei 12 semitoni della scala temperata, attorno alla quale gravitino gli altri suoni).
Da una variazione di Brahms
“Verklärte Nacht”, che prende avvio da una tecnica di sviluppo della variazione brahmsiana, si divide in cinque sezioni. La prima, terza e quinta descrivono il cammino della coppia nella notte di luna. Mentre la seconda si riferisce alla confessione della donna ( confessa di portare in grembo il figlio di un altro) e la quarta alla risposta piena d’amore dell’uomo. “Il figlio che hai concepito/ non sia di peso all’anima tua: guarda com’è chiaro e lucente l’universo!”.