So che mi introduco in un terreno minato. Ma lo faccio volentieri. Abito a 200 metri dalla sede dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto in campo San Polo e faccio il mestiere da oltre 40 anni. Dunque posso dire la mia.
Ordine dei giornalisti: la polemica

La polemica recentemente innescata per il probabile e prossimo trasferimento della sede a Mestre mi ha fatto riflettere. Quattro colleghi del consiglio residenti tra Padova e Treviso, hanno votato contro il trasferimento, approvato solo perché il voto del presidente vale il doppio. Verrebbe da dire: è la democrazia ragazzi. È fatta di numeri e di regole.
Il presidente

In questo caso tra opportunismi, ideologie d’antan e vecchie ruggini, il dibattito si è fatto incandescente. Perché trasferirsi a Mestre (anche se nella centralissima Piazza Barche), perché abbandonare Venezia, con tutte le ripercussioni storiche ed etiche sul centro storico sempre più in mano al turismo e ai b&b? Un conduttore medio di un programma tv direbbe: parliamone.
La sede dell’Ordine dei giornalisti

La sede fu acquisita agli inizi degli anni ‘80, la vecchia sede di Santa Maria Formosa a San Marco era diventata insufficiente. Credo che l’operazione all’epoca venne seguita da Orazio Carrubba, ex Gazzettino, ex caporedattore Rai Veneto, per tantissimi anni consigliere dell’Ordine. Per la cifra di 2 miliardi (di lire…) venne acquisito il piano nobile di Ca’ Sanudo Turloni, in calle Pezzana a San Polo. Circa 500 metri quadrati. A tanti anni di distanza si può definire un’ottima speculazione immobiliare. Una dimora storica a ridosso dell’antica stamperia veneziana Girolamo Tasso che si definiva “enciclopedica”. Un destino praticamente segnato. Un enorme salone quattrocentesco con sei stanze laterali. Scomode per uffici moderni.
All’epoca, mezzo secolo fa, la città, con il monopolio territoriale del Gazzettino, era il luogo deputato per i giornalisti veneti. A parte l’Arena di Verona, e il Resto del Carlino in Polesine, la maggioranza dei professionisti dell’informazione erano concentrati nel capoluogo. Successivamente, con la diffusione dei quotidiani locali e il sofferto trasferimento nel 1977 del Gazzettino a Mestre, i tempi sono radicalmente cambiati.
Quando risposi: “meglio Venezia”

Anni fa incontro un collega di Belluno e mi dice: venire a Venezia in centro storico è una vera impresa, tra parcheggi proibitivi e spostamenti urbani, la spesa si fa interessante. Non sarebbe meglio Mestre? All’epoca avevo risposto con un diniego assoluto.
Ordine dei giornalisti? Per la sede ora sono filo – mestrino

Dal 1979 sono passati cinque tentativi di separazione tra Venezia e Mestre (1979-1989-1994-2003-2019). Ho sempre votato orgogliosamente per l’unione. Le due realtà urbane hanno la pari dignità, anche se il cosiddetto “centro storico” sarebbe più opportuno definirlo “decentro”. Se riflettete non è nel cuore della realtà urbana come a Roma, Milano, Napoli. Ma separato da un ponte di quasi 3 chilometri. Considero il possibile trasferimento dell’Ordine dei giornalisti del Veneto una questione di pari dignità urbana. I contrari all’abbandono della sede, pongono questioni già note. Il trasferimento delle attività produttive, l’impoverimento della città storica, l’invasione dei b&b, la drastica riduzione dei residenti. Nella sede veneziana lavorano quattro dipendenti e tutte favorevoli al trasferimento. Ca’ Sanudo-Turloni in base alle nuove disposizioni non può essere trasformata in albergo. Il risparmio per l’Ordine è considerevole. Da 70 mila euro all’anno, ai trenta nella probabile sede mestrina. Soldi che potrebbero essere investiti per corsi di aggiornamento, dibattiti, incontri culturali, dove non mi risulta oggi a Venezia si faccia molto. La ciliegina nella torta è stata offerta dall’INPS, proprietaria dopo la riforma, dell’immobile Ca’ Sanudo Turloni. È stata inserita in una società collaterale romana tra i beni alienabili.
Non ho parole. Sono filo-mestrino.