Mario Draghi ha fatto tutto ciò che avrebbe dovuto evitare di fare se non avesse voluto andarsene. Il centrodestra ha tentato in ogni modo di offrire all’ex Presidente del Consiglio una via per uscire dalla crisi creatasi a seguito dal mancato voto del Movimento 5 Stelle al Dl Aiuti, ma quello che sfugge, in malafede o in buonafede ai commentatori, è che per il Premier avesse da tempo decretato la fine del suo mandato. E, a meno di una dichiarazione di fede assoluta da parte di tutti, era una fine scontata.
Il discorso di Mario Draghi di dicembre
Già dal dicembre scorso, quando Mario Draghi si presentò in conferenza stampa definendosi un “nonno al servizio delle istituzioni” e chiarendo che oramai il Paese poteva proseguire senza di lui che già si vedeva eletto a Presidente della Repubblica. Sappiamo che la storia andò diversamente e da parlamentare ho potuto assistere con i miei occhi a forzature pesanti da parte dell’Esecutivo, che avrebbero potuto già da maggio scorso, innescare la crisi. Vedasi su tutte l’intestardirsi sulla riforma del catasto nella Legge Delega Fiscale.
Lega e Forza Italia non hanno potuto nulla contro un Conte che voleva vendetta
La guerra e lo sforzo di Lega e Forza Italia a trovare sempre una quadra evitarono, come in altre circostanze, l’aggravarsi della frattura, ma nulla poterono rispetto a un Conte deciso a vendicarsi per la manovra di palazzo che gli aveva portato via Di Maio e i suoi e a fermare l’emorragia di consensi dei pentastellati.
Si poteva continuare?
Mario Draghi avrebbe potuto proseguire, i numeri erano ancora ampissimi ma ha deciso comunque di dimettersi per ripresentarsi alla Camere sette giorni dopo. Una situazione kafkiana con il Premier che colloquia solamente con il segretario PD Letta a 24 ore dal voto in aula e a stento vede i leader del centrodestra, che pure lo avevano sostenuto lealmente per mesi, anche a fronte di un drammatico calo elettorale.
Mario Draghi attacca la Lega
In Senato poi, gli attacchi ingiustificati non ai fautori della crisi, bensì proprio alla Lega hanno determinato un prendere o lasciare che abbiamo rispedito al mittente con grande senso dello Stato, chiedendo al Premier di governare con chi gli era stato fedele, ed eliminando chi lo aveva tradito. Niet, niente da fare.
Un sospetto su Mario Draghi
Sorge il leggero sospetto che proprio Draghi non volesse affrontare gli ultimi mesi di legislatura e la legge di bilancio, barcamenandosi tra le richieste e le pulsioni dei partiti e che, forse, la delusione post mancata salita al Colle lo avesse disilluso sulla sua missione. È quantomeno singolare che una persona tradita dai 5Stelle non voglia rinunciare a loro per il bene degli italiani che, come ha detto in Senato, lo volevano in quel ruolo.
Adesso si va al voto
Sono valutazioni e riflessioni che lasciano il tempo che trovano, il 25 settembre gli italiani potranno votare e scegliere il loro Governo, e faccio mie le parole Christopher Caldwell sul New York Times di qualche giorno fa: “La fine del Governo Draghi è il trionfo della democrazia, non una minaccia”. Per chi come noi crede nel diritto e nelle capacita del popolo sovrano di scegliersi i propri rappresentanti, accogliamo con gioia una campagna elettorale che ci permetterà di dire ai cittadini l’Italia che vogliamo da qui al 2027, senza più dover mediare con chi ne ha un’idea completamente diversa.