“Le opere di Fidia sono vera carne, cioè la bella natura. Devo confessarvi, caro amico, che l’aver veduto queste belle cose ha solleticato il mio amor proprio, perché sempre io sono stato di sentimento che i grandi maestri avessero dovuto operare in questo modo e non altrimenti”. Così Antonio Canova scrisse al suo amico accademico di Francia, Quatremère de Quincy. Da queste parole si capisce che l’amore e lo studio delle opere classiche era per il grande scultore qualcosa di molto diverso dalla semplice imitazione, al punto che rifiutò di realizzare la copia dell’Apollo del Belvedere commissionata da un importante collezionista americano.
Canova e Venezia
Ci vuol altro che rubare qua e là dei pezzi antichi e raccozzarli assieme senza giudizio per darsi valore di artista, diceva. Poteva permetterselo, era Antonio Canova, icona del neoclassicismo, desiderato da tutte le corti d’Europa, il marmo delle sue opere è fluido e sinuoso come la carne, l’originalità senza tempo di un grande maestro. Il 2022 si aprirà in suo onore, è l’anno del bicentenario della morte avvenuta a Venezia il 13 ottobre 1822. Mostre e celebrazioni, soprattutto nella sua bella terra trevigiana. Era nato a Possagno nel 1757.
Canova “in Luce”
C’è un legame profondo tra Possagno e Venezia che unisce magicamente Antonio Canova, l’architetto Carlo Scarpa e una fotografa, grazie alla mostra appena inaugurata a Venezia, bella sin dal titolo: “in luce” Fotografie di Alessandra Chemollo nella Gypsotheca di Possagno. A cura di Maddalena Scimemi. Promossa insieme a Museo Gypsotheca Antonio Canova in collaborazione con Bugno Art Gallery nel bicentenario della morte del Canova nell’Area Scarpa della Querini Stampalia.
Gli scatti di Alessandra Chemollo
Presenta una cinquantina di scatti del reportage che nell’estate del 2016 Alessandra Chemollo ha realizzato a Possagno destinato alla pubblicazione “Carlo Scarpa. La Gipsoteca Canoviana di Possagno”. Si tratta di immagini davvero straordinarie, la luce armonizza con le opere trasmettendo una sensazione di purezza e mistero.
Chemollo e Canova
Ecco come l’autrice ha raccontato questa importante esperienza: “La sensazione è quella che si prova entrando in scena: siamo come guidati dalle istruzioni di un silenzioso regista che sembra aver deciso le nostre azioni e i nostri percorsi tra i volti di gesso e le forme di luce… Si potrebbe quasi chiuderli, gli occhi, se non fosse che servono a registrare la posizione: il nostro è un sentire più ampio, che coinvolge sensori nascosti, inspiegabilmente attendibili. Il nostro esitante vagare ci regala, placato, un piacere raccolto, e la sensazione che anche noi, come le altre cose lì dentro, non potremmo che essere precisamente lì”.
Descrizione evocativa, le fotografie esposte nella mostra “in luce” esprimono davvero questa sensazione, ma al tempo stesso rappresentano una ricerca trentennale confluita in diversi volumi ed esposizioni, un prezioso strumento di conoscenza per gli studiosi.
Il lavoro e la realizzazione
La curatrice Maddalena Scimemi ci introduce perfettamente nel lavoro svolto dall’autrice come se anche noi entrassimo silenziosamente all’interno della Gypsotheca: “uno spazio fluido e senza porte, come prediligeva Carlo Scarpa. Un lavoro che raccoglie gli stimoli riservati dall’architetto agli osservatori più acuti. Alessandra Chemollo cede alle suggestioni di Scarpa esaltandone gli effetti, segue le provocazioni date dai tagli aperti nelle pareti, dai conci sottratti all’apparecchiatura muraria, dall’allineamento delle teche dei bozzetti perché sui vetri si moltiplichino i riflessi. Ha la sfrontatezza di appoggiarsi – così sembra – alle opere esposte”.
Le foto, collegamento tra Canova e la Gypsoteca
Le fotografie di Alessandra Chemollo trasmettono l’incantesimo di luce naturale creato da Carlo Scarpa. Una magica astronave, collegamento tra gli spazi siderali del tempo e dello spazio. Carlo Scarpa era un geniale architetto, visitando la sede della Querini il visitatore ha il privilegio di muoversi attraverso i suoi interventi architettonici, spazi aperti in contatto con la luce e con l’acqua. L’ampliamento della Gypsotheca di Possagno da lui realizzato, venne inaugurato nel 1957 per un altro bicentenario canoviano, quello della nascita.
Subito emerse l’innovazione dell’architetto veneziano
La luce era la protagonista in assoluto e consentiva una visione totale dei gessi di Canova e dei bozzetti in terracotta, valorizzati dall’inserimento nelle bacheche. Un museo vivente.
Le foto di Alessandra Chemollo restituiscono all’osservatore questa sensazione, sono vive, sembrano la colonna sonora di questo 2022 fatto di celebrazioni canoviane. Prepariamoci quindi a conoscere meglio uno scultore che è pieno di sorprese. La casa museo della Fondazione Querini Stampalia custodisce un bozzetto in creta di Antonio Canova, realizzato per una statua di Letizia Ramolino Bonaparte. Fu il fratellastro dell’artista, Giovanni Battista Sartori a donarlo nel 1857 al fondatore, il conte Giovanni Querini.
I miei ricordi sul Canova
Nel 2017 visitai alle Scuderie del Quirinale una mostra bellissima “Il Museo Universale – Dal sogno di Napoleone a Canova”. Un viaggio nell’arte con una data fondamentale: 1816, anno in cui tornarono in Italia i beni artistici requisiti da Napoleone. Antonio Canova fu il grande artefice del rientro delle opere, come commissario dello Stato Pontificio organizzò il delicato viaggio di rimpatrio da Parigi. Fu molto avventuroso, basti pensare che il Laocoonte scivolò dalla carrozza sui ghiacci del Moncenisio. Non mancò qualche rischio anche per l’incolumità di Canova, i parigini indignati fuori dal Louvre tentarono di ostacolare il suo lavoro, ma la presenza di picchetti e baionette militari, scoraggiò gli animi.
Un grazie a Canova
Perugino, Raffaello, Tiziano, l’Apollo del Belvedere, una lista infinita di capolavori che Bonaparte aveva trafugato come bottino di guerra con l’intenzione di farne un Museo Universale. Dobbiamo ringraziare Canova se oggi tutto questo lo possiamo ammirare nuovamente in casa nostra. L’idea napoleonica di un Museo Universale era molto moderna non c’è dubbio, ma l’Imperatore aveva il vizio di fare la spesa in casa d’altri.
Altra annotazione curiosa: sulle orme di Canova anche al Municipio di Venezia, Ca’ Farsetti
In questo palazzo l’abate Filippo Vincenzo Farsetti fondò una pubblica Accademia, che era luogo di incontro e studio per giovani artisti, qualche nome? Tiepolo, Morlaiter, Canova. A Ca’ Farsetti lo scultore compì i suoi primi studi e realizzò due Cesti in marmo un tempo collocati nello scalone del palazzo e poi trasferiti al Museo Correr.
È molto strano, ma in un momento in cui si discute sull’uso del patrimonio architettonico a Venezia, le trasformazioni in grandi alberghi sono purtroppo all’ordine del giorno, la storia del Municipio fa riflettere. Adriana da Ponte, vedova Farsetti, lo affittò ad uso di albergo. Si chiamava: “Hotel della Gran Bretagna”. Fu così fino al 1826 quando venne acquistato dal Municipio di Venezia e da allora è la casa di tutti i veneziani.
Foto, Canova e il suo percorso
La bella mostra fotografica di Alessandra Chemollo ha messo in luce non solo la bellezza delle opere di Antonio Canova e le intuizioni di Carlo Scarpa, ma il desiderio di scoprire il percorso di uno scultore che a duecento anni dalla morte sentiamo più vivo che mai. Davvero moderno e anticonvenzionale. Amato da principi e regnanti, conteso da Napoleone che gli chiese insistentemente di stabilirsi a Parigi.
Ecco cosa scrisse Canova ad un amico: ”Non crediate che io resti qui, che non mi vi tratterrei per tutto l’oro del mondo… vale più la mia libertà, la mia quiete, il mio studio, i miei amici, che tutti questi onori…”
in luce
Fotografie di Alessandra Chemollo nella Gypsotheca di Possagno
a cura di Maddalena Scimemi
Fondazione Querini Stampalia – Area Carlo Scarpa
4 dicembre 2021- 27 marzo 2022
Dott.ssa Elisabetta grazie per questo articolo che rende omaggio ad uno dei più grandi artisti italiani di ogni tempo e grazie per averci ricordato l’Anniversario della morte che sicuramente sarà onorato con altre manifestazioni. E’ la seconda mostra ospitata dalla Querini Stampalia che ci propone. Canova rappresenta la perfezione neoclassica, quindi anche un inesperto come me prova stupore nell’ammirare i suoi capolavori. Con mia figlia Sara, studentessa del Liceo classico Vittorio Emanuele II di Jesi, andammo, nel 2008, nel complesso di San Domenico a Forlì per vedere una grande mostra sul Canova. Sara acquistò anche il poderoso catalogo, ricco di foto raffinate e precise. In questi giorni si parla molto del Canova anche per la ricomposizione della Ebe di Bassano del Grappa. Questa statua, in gesso, copia dell’originale, era finita in mille pezzi dopo il bombardamento di Bassano del Grappa del 24 aprile 1945. Ho ascoltato una trasmissione radio Rai che parlava proprio di questo ardito lavoro di restauro e del valore dato dal Canova a questa immagine della divinità della gioventù, figlia di Zeus e di Era. Ogni volta che Canova voleva ispirarsi ad un’idea di gioventù pensava alla Ebe, di cui mi sembra ne esistano più opere. La mostra fotografica di Alessandra Chemollo ci fa visitare la Gipsoteca di Possagno con un’altra mediazione, quella artistica, quella attraverso la macchina da presa di una eccellente fotografa, che, a sua volta, valorizza la visione architettonica e le collocazioni dei gessi di Carlo Scarpa. Guardando le foto pubblicate dalla Dott.ssa Elisabetta non saprei cosa scegliere, perchè ogni luogo, Possagno e Venezia, offrono letture originali, belle come la sala che ospita la mostra.
Spesso vado a Possagno a ripercorrere, spazio dopo spazio, la gipsoteca di questo grande scultore trevigiano. Molto più spesso vado a Bassano del Grappa a rivedere la sua fondamentale raccolta di disegni (oltre 2000) che illustra le varie tappe della sua evoluzione artistica. Dal disegno, una prima realizzazione grafica dell’idea, passa al piccolo bozzetto in creta, per poi passare, sempre in creta, al formato definitivo. Da questo modello, esegue il calco in gesso con differenti punti in nero, elementi di conferimento per realizzare la scultura in marmo conservati alla gipsoteca di Possagno.
Spesso vado a Possagno a ripercorrere, spazio dopo spazio, la gipsoteca di questo grande scultore trevigiano. Molto più spesso vado a Bassano del Grappa a rivedere la sua fondamentale raccolta di disegni (oltre 2000) che illustra le varie tappe della sua evoluzione artistica. Dal disegno, una prima realizzazione grafica dell’idea, passa al piccolo bozzetto in creta, per poi passare, sempre in creta, al formato definitivo. Da questo modello, esegue il calco in gesso con differenti punti in nero, elementi di conferimento per realizzare la scultura in marmo conservati alla gipsoteca di Possagno. Poi la grande opera in marmo, le grandi opere….Quanto lavoro, quanto ingegno, quanta creatività!!
Ulteriore testimonianza della perizia della dott.sa Elisabetta nell’articolo sul Canova. Si ricevono continue suggestioni della grandezza dell’artista nelle varie località in esso presentate. Sono estremamente colpito da tutto il racconto che mi ricorda meravigliosi momenti trascorsi in quei posti, ai quali mi permetto di aggiungere l’Hermitage di Mosca. Il tutto è dovuto a una delle massime glorie del nostro paese mai abbastanza celebrato. Aspettiamo il 2022 per l’ennesima sua consacrazione.