Mancano pochi giorni all’apertura della Mostra Internazionale del Gelato Artigianale. Si tratta di un grande evento, reso quest’anno ancora più eccezionale perché si colloca in un periodo tra i più difficili della nostra storia recente, tra le difficoltà causate da una pandemia senza precedenti e con un’economia in ripresa, ma pur sempre attenta all’evolversi della situazione.
Il gelato artigianale
A livello locale la Mostra genera un indotto di svariati milioni di euro sul territorio. Di forte impatto quindi sull’economia bellunese. Di gran lunga più importante, però, è il volume di affari che interessa il particolare settore del gelato artigianale, un settore per il quale negli ultimi anni si sono moltiplicate le attenzioni: con un numero sempre maggiore di aree e padiglioni dedicati.
Ma cosa è cambiato dal lontano 1959, quando un gruppo di gelatieri e di aziende iniziò ad incontrarsi a Longarone?

Moltissimo, basta guardare una foto di allora per rendersene conto e la cosa non ci stupisce. Siamo abituati ormai a vivere in una società che facciamo fatica noi stessi a riconoscere a distanza di pochi anni, grazie alle accelerazioni tecno-scientifiche in atto. A stupirci sono invece alcune similitudini. Se modi e contenuti variano profondamente, a dare grande impulso alla diffusione del gelato artigianale nel mondo sono state le difficoltà. Ovunque all’estero conoscono il nostro gelato.
Merito di migliaia di famiglie cadorine e zoldane che, non essendoci lavoro, emigrarono a partire dall’inizio della seconda metà dell’800. Un’emigrazione che ha interessato da prima tutto il Nord e Centro Italia, le grandi città dell’Impero Austro-Ungarico per poi estendersi al resto d’Europa e al Sud America. Qui troviamo gelaterie dal nome inconfondibile: Cadore, Pelmo, Cortina, Venezia. Arrivare in terra straniera con in tasca spesso solo un mestiere sconosciuto ha stimolato indubbiamente la fantasia, tanto che diversi brevetti, vecchi di un secolo, portano il loro nome.
Le storiche famiglie

Da questa Mostra Internazionale del Gelato, coordinata da Dario Olivier appartenente a una di queste storiche famiglie, quindi ci si aspetta molto in termini di novità. Salta subito all’occhio il cambio di stile, le nuove tematiche di pasticceria e cioccolateria declinate e adattate per inserirsi in modo organico all’interno di una gelateria, sia considerando l’aspetto produttivo in laboratorio, sia per l’esposizione e il servizio. E ancor più evidenti le modifiche del brand, dal colore che passa dal rosso al verde, all’elemento superiore del cono che non porta più tre palline, ma tre foglioline, che fanno pensare ad una natura rigogliosa e incontaminata.
Gelato e rivoluzione green?
Il tema centrale che caratterizza la 61esima edizione possiamo ben pensare sia la rivoluzione green in atto. La Mostra sigla un patto con l’ambiente e traccia un sentiero da qui al 2050. In sintonia con il Green Deal europeo, pone simbolicamente l’orizzonte allo zero emissioni nette di gas a effetto serra. Si definisce plastic free, riferita alla plastica monouso, e promuove le iniziative incentivanti di Italia e Germania che coinvolgono prevalentemente le attrezzature. I sistemi incentivanti attivi in questo momento nei due Paesi sono diversi. In Germania infatti sono proporzionali al risparmio diretto di anidride carbonica, in termini di peso di CO2. In Italia si parla invece di Industria 4.0, sottolineando quindi gli aspetti digitali e di interconnessione e comunicazione in tempo reale dei sistemi.
La sostenibilità

Si parla di un contributo alla sostenibilità ambientale, ma in modo indiretto, essendone una conseguenza. In entrambi inoltre dobbiamo far notare che sono spesso cumulabili ulteriori contributi regionali. Una combinazione che può abbattere il costo anche dell’80% permettendo alla gelateria di rientrare dell’investimento in poco tempo, se si considera il risparmio energetico che ne deriva. Da poco si è conclusa la COP26 con chiari e scuri. L’Europa e con essa l’Italia sta rispondendo a quella che è un’emergenza globale, meno evidente di Covid ma comunque fondamentale per il nostro futuro. Anche le fiere come hanno adottato protocolli di sicurezza sanitaria stringenti, possono svolgere un lavoro importante nel veicolare capillarmente una crescita economica dissociata dall’uso delle risorse.