
L’azienda agricola Fighera, a Vallà di Treviso, è certamente un’eccellenza del Nordest. Una passione che nasce nel 1958 grazie all’intuizione dei nonni Adelino e Antonia e che adesso, generazione dopo generazione, punta a “insegnare” oltre che coltivare. Tanto che non possiamo certo dire che fanno chilometro zero ma metro zero. Cosa significa questo? Ne abbiamo parlato con i fratelli Alice e Giacomo, la terza generazione, orgogliosi della mamma e dello zio che adesso stanno gestendo la prestigiosa azienda.

Cosa vuol dire “coltivare in modo naturale” per voi?
“Per noi coltivare in modo naturale significa rispettare i tempi della natura, non richiedere una perfezione che non esiste e poter metterci la faccia nella vendita con assoluta trasparenza e orgoglio”.
Da cosa è nata la vostra passione? Dedicate ogni energia alla “coltivazione” a “zero”
“La nostra passione nasce nel ‘58, nonno Adelino Fighera, dopo aver lavorato nei capi dei suoi “signori” decide di rilevarne una parte, da lì nasce la nostra azienda di quasi 15 ettari e che ad oggi vede il passaggio di tre generazioni”.

Siete all’interno del progetto “Km zero” anche se ancora pochi sanno esattamente di cosa si parla, ce lo può spiegare?
“Più che km zero possiamo definirci metri zero! Significa vendere il prodotto coltivato nell’orto di casa propria, significa avere un impatto ambientale minimo, Significa che entrando nella nostra azienda si vedono trattori, serre, alberi da frutto e mani e “consumate” dal duro lavoro manuale”.

A livello nutrizionale e salutare, quanto conta la “coltivazione naturale” a metro zero?
“Conta moltissimo, prediligere il prodotto fresco e di stagione è sempre la scelta migliore, riusciamo così ad avere il massimo dei nutrienti da quello che presentiamo in tavola.
Credo che il lock down di qualche mese fa ci abbia dato la possibilità di apprezzare maggiormente il cibo da noi cucinato e la differenza si percepisce notevolmente”.
Le vostre punte di diamante, sia nella “coltivazione” che nel prodotto finito
“Abbiamo un terreno molto sassoso e questo ci permette di coltivare delle patate eccezionali, rosse, bianche viola e cornette. Il prodotto finito migliore sono indubbiamente le nostre marmellate, contengono solo frutta e meno del 20% di zucchero, la differenza dal prodotto industriale si sente notevolmente”.
Tra dieci anni come vi vedete? Sempre a metro zero?

“Certamente. Ci vediamo più organizzati e ottimizzati. L’azienda ha sempre funzionato bene ma sappiamo che è necessario restare aggiornati e al passo con i tempi. Stiamo iniziando un percorso comunicativo social e speriamo di incrementarlo per poter vendere i nostri prodotti ad un mercato più rispetto la provincia. Ma il “Metro zero” è parte integrante di noi”.
La vostra azienda regala anche passeggiate immerse nel verde e nei frutteti. Un modo per insegnare sin da bambini il rispetto per la natura a metro zero?
“Si, collaboriamo con diverse scuole e per noi è sempre un immenso piacere vedere i bambini illuminarsi davanti a una gallina ruspante o ad un ape che si posa sopra una pesca. Abbiamo proposto anche diverse passeggiate in campagna, spiegando ai nostri ospiti come lavoriamo e mostrando il frutto dei nostri sacrifici”.
Un segreto nel cassetto e un sogno che volete realizzare
Qui risponde Alice. “Dopo mesi di riflessione ho deciso di lasciare il mondo della moda per cui ho lavorato per 8 anni e buttarmi nell’azienda di famiglia. Ho sentito la necessità di riaffondare le mie radici e ho trovato la vera soddisfazione nel veder crescere qualcosa che inizialmente era solo nella mia testa. Il sogno che vorrei realizzare è quello di vedere mia mamma e mio zio (sono loro, oggi, i capisaldi di questa realtà) che hanno messo anima e corpo in quest’azienda, orgogliosi e sereni del proseguimento di questa società. Con il progetto di ottimizzazione che stiamo intraprendendo spero di poter alleggerire il loro carico di lavoro che al momento è immenso”.