Quante volte ho sentito dire “ho scelto questa razza perché è bella, perché mi piaceva, perché è elegante…”? Non riuscirò in questa sede a raccontare tutte le caratteristiche delle numerose razze, ma attraverso alcuni esempi vorrei dimostrare che l’aspetto fisico dovrebbe essere l’ultimo elemento da prendere in considerazione quando si va a scegliere un cane!
Ma sono realmente “problemi”??
Quante volte vengo chiamata in soccorso perché “il cane tira come un carrarmato, non mi ascolta, non torna al richiamo, è asociale ecc…”. Innanzitutto sappiate che nel 99% dei casi in cui pensate di avere un “problema” con il vostro cane, non si tratta affatto di un problema, ma del sacrosanto normalissimo comportamento di una specie che come tale possiede un repertorio di motivazioni tipiche e determinate necessità. Non tutti infatti sono consapevoli che prendere un cane significa anche inserirlo in un contesto che noi scegliamo per lui: spesso ci si dimentica delle sue specifiche esigenze, date in primis dal fatto che è un cane (e non un peluche né un bambino ma neanche un pesce rosso o un gatto) con delle attitudini da esprimere e dei bisogni da realizzare.
Le razze: niente viene per caso
In fin dei conti, se esistono più di 400 razze di cani, un motivo ci sarà, no? Nel corso dei millenni l’uomo ha selezionato le caratteristiche dei singoli soggetti adattandole ai propri bisogni con lo scopo di farsi aiutare nelle varie attività: sono nate così le razze da caccia, ognuna specializzata in mansioni specifiche (seguire la traccia, inseguire la preda, stanare, riportare), quelle da guardia degli armenti o della proprietà, quelle da conduzione del gregge, quelle da compagnia ecc. Naturalmente sulla base di questa selezione si sono sviluppati cani molto diversi tra loro sia per aspetto sia per attitudini: un segugio avrà sicuramente un’indole diversa da un Carlino, e se pretendiamo che uno Shiba inu ci riporti la pallina come il Labrador del nostro vicino…..beh, forse ci sfugge qualcosa! Ah, dato che ci siamo, sfatiamo un mito: non esistono razze più o meno intelligenti ma ognuna è specializzata in un ambito o in una attività che sa fare meglio di altri. Provate voi a far stanare una lepre ad un Pastore abruzzese o a chiedere di raggruppare un gregge ad un Setter! Come si suol dire: ad ognuno il suo!
Le cosiddette motivazioni di razza
Dalla selezione delle razze, quindi, sono nati cani con diverse caratteristiche, attitudini e motivazioni. Ogni razza possiede una o più motivazioni dominanti, che sono state classificate ed elencate. Solo per citarne qualcuna, vi è la predatoria, l’affiliativa, l’esplorativa, la perlustrativa, la collaborativa, la competitiva, la territoriale, la possessiva, ecc. Inutile dire che sarebbe utile, se non necessario, conoscere le motivazioni della razza che si va a scegliere prima di portare a casa un cane, per iniziare con il giusto piede una sana e tranquilla convivenza.

Ma veniamo agli esempi pratici di vita quotidiana e proviamo ad approfondire i motivi per cui un cane non si dovrebbe scegliere in base all’aspetto fisico, o per lo meno non solo in base a quello.
Se volete un cane che faccia la guardia dovrete prediligere razze con un’alta motivazione protettiva e territoriale, come ad esempio il Pastore abruzzese, mentre per tale compito meglio non scegliere un Labrador perché la sua motivazione sociale è altissima e tenderà sempre a farsi nuovi amici, ladri compresi!
I Beagle tirano al guinzaglio e non tornano al richiamo. Logico: sono segugi selezionati per seguire le tracce delle prede e, quando mettono il naso a terra perché hanno individuato un odore interessante, rassegnatevi, è come se avessero un sacchetto in testa che li isola dal mondo. Non amano stare da soli: certo, cacciavano in muta. In compenso sono cani buoni e affettuosi con le persone, generalmente non aggressivi con gli altri cani e per nulla competitivi.

Se avete scelto un Jack russel per quel musetto simpatico e vivace, e la taglia piccola non troppo impegnativa, dovete anche sapere che è un terrier, forse il più bellicoso e incazzoso dei terrier! Furioso cacciatore di animali come nutrie, volpi e topi, è un cane coraggioso, possessivo, competitivo, sempre in allerta, neanche troppo affettuoso….insomma, non è per tutti.
Vogliamo parlare poi degli Akita? La maggior parte delle persone lo sceglie perché indiscutibilmente bello e fiero, un po’ esotico….ma quante volte la mia amica Silvia mi ha chiamato disperata dicendomi “non mi ascolta!”. Asociali fin nel midollo, per nulla amichevoli con gli altri cani, indipendenti, impareranno un esercizio solamente per poter essere poi lasciati in pace dato che collaborare per loro è un verbo pressoché inesistente. Non ci allontaniamo troppo da qui neppure se avete scelto un Husky quando siete stati conquistati dai suoi occhi di ghiaccio.
Chi sceglie un Amstaff o un Pittbull per il loro aspetto da boss e da bandito, forse si aspetta che siano compagni stoici e immobili al proprio fianco. Può essere, ma dovrà anche fare i conti con la loro perenne voglia di inseguire e afferrare, con una instancabile necessità di correre, con la loro potenza e competitività. Adorano tutto quello che si muove e che si agita, che scappa e che urla, e quando afferrano non mollano più. D’altronde li abbiamo selezionati per i combattimenti.

Se il vostro Border collie vuole pinzare tutte le ruote delle biciclette che incontra o le caviglie di tutti i bambini che corrono, sappiate che è assolutamente normale, data la sua alta motivazione predatoria utilizzata egregiamente da generazioni di pastori per raggruppare pecore e condurre greggi. Mostro di intelligenza, collaborazione e vivacità, questo cane riunisce in sé un altissimo numero di motivazioni: in particolare quella cinestesica (bisogno di movimento) lo porterà a puntarvi addosso tutto il giorno il suo sguardo ipnotico (con il quale riesce a spostare intere greggi senza contatto fisico) per convincervi a fare qualcosa, qualsiasi cosa, purché non sia statica. Se siete persone anche solo mediamente sedentarie, quindi, questa razza non fa per voi!
La lista potrebbe proseguire ed essere ancora molto lunga, ma mi fermo sperando che il concetto sia chiaro. Naturalmente ci sono sempre le eccezioni alla regola, e al di là delle motivazioni di razza ogni individuo ha il proprio carattere e il proprio vissuto, che lo rendono unico.
Concludo citando la mia amica Laura quando definisce i cani “nostri prigionieri”: siamo noi a scegliere per loro l’ambiente, il gruppo famigliare, le frequentazioni, le attività, il cibo, ecc. Io credo che forse dovremmo avere meno aspettative e un pizzico in più di disponibilità e di umiltà, chiedendoci ogni tanto: “ma se fosse lui a poter scegliere, cosa farebbe? Cosa sceglierebbe?”. Inoltre, proviamo ad osservarli di più: abbiamo un sacco di cose da imparare da loro!
(Per approfondire l’argomento consiglio il divertente libro di Elena Garoni “Piacere di conoscerti. Capire i cani con le motivazioni di razza”, ed. TEA 2019).
