Rubando l’espressione alla musica, si può dire che nei lunghi giorni del Covid19 sulla scena del Gran Tetro Italia si registra un “cacofonico concerto di polemiche” (Corsera dixit), un frastuono di voci che vorremmo provenissero almeno da una felliniana prova d’orchestra: invece è la prova della nostra classe dirigente davanti alla pandemia. Quale stile, invece, nell’accorata visione del papa, che difronte all’infezione, ormai senza controllo nella sua aggressività, ci guarda mentre “ci ingozziamo di connessioni” e abbiamo finito per “mangiare distrazione, chiusura e solitudine” anziché esercitarci nella fraternità e nell’amicizia sociale che gli stanno a cuore. Fino a perdere, purtroppo, “il gusto e il sapore della realtà” (Fratelli tutti, n. 33).
L’Homo… dinosauro

Un ritaglio del Corriere della sera, emerso dagli strati della mia memoria cartacea o pseudo archivio, porta questo titolo: “L’uomo sarebbe il dinosauro moderno”, firmato Giovanni Pinna, divulgatore scientifico collaboratore di Piero Angela. Fa impressione il titolo, e per questo l’avevo conservato, ma anche la data: Mercoledì 1 maggio 1974, quasi mezzo secolo fa. Pinna parte dalla considerazione che i dinosauri erano i dominatori della Terra, i padroni del loro mondo: e si sono estinti “perché erano troppi e mangiavano più di quanto la terra potesse produrre.” Ecco allora la “terribile analogia” con il disastroso rapporto Homo sapiens-Natura. Come allora, gli stessi comportamenti, mentre avvengono “piccole variazioni ambientali che portano ad effetti spropositati”. Meditate, dice il saggio, il Virus non è per caso…
Dalla scena alla platea

A ogni scena corrisponde una platea: questo avviene anche nel Gran Teatro Italia dove si recita a soggetto su un canovaccio che si chiama Pandemia. Qui, una Compagnia teatrante invitata al fronte per combattere la buona battaglia contro il Coronavirus, ha fatto retromarcia: aveva chiesto di “essere interpellata” – come se in Parlamento fosse vietato incontrarsi – ma si è ritirata nelle retrovie quando il Governo in scena gliel’ha chiesto davvero. Presi in contropiede, hanno preferito una strategia di basso profilo politico. Non si direbbe viltà? Ma no, che diamine. Proviamo a pensare come loro: se noi oppositori facciamo scelte di governo, non potremo più fare opposizione, l’unica cosa che sappiamo fare: no, no, ancora no, sempre no….. La loro platea è felice così.
Parole nostre, parole loro
Dice: fate attenzione, in parallelo con quella virale c’è un’altra pandemia, cioè l’infezione informatica: “qualcosa che non è mai stato visto prima in questa forma” cioè nello stesso tempo e nelle stesse dimensioni globali. Parola di filosofo, il tedesco P. Sloterdijk. E c’è pure una sottopandemia, fatta di parole, fra l’altro sbagliate. Un esempio per tutte: “distanziamento sociale”. Che cosa significa? Che dev’esserci una separazione – al bar, in chiesa, al supermercato – fra persone di ceto diverso? Distanziamento fra categorie sociali? Un ritorno alle classi? L’isolamento, ha detto il cardinale Zuppi, “è dal virus, non dagli altri” perché “rischia di diventare esso stesso una patologia”. Da meditazione.