
Non si può lasciare i turbamenti del mare mediterraneo senza segnalare un’altra crisi che si sta manifestando. Nel precedente articolo avevo già sottolineato della immensa burrasca che non trova quiete causata dallo tsunami migratorio, dalla controversia delle zone di pesca (ancora oggi dei nostri connazionali sono ancora nelle poche accoglienti carceri libiche), la disputa tra Grecia e Turchia sulla delimitazione dei rispettivi confini marittimi. A questo trambusto di crisi nell’ampio mare Mediterraneo, in particolar modo dell’area orientale, vi è un’altra matassa riguardante la zona economica esclusiva che trascina due Stati Israele e Libano, che si affacciano sempre su questo ampio mare.
Mare Mediterraneo zona economica
A proposito della zona economica esclusiva, va spiegato che si tratta di un’area di mare in cui lo Stato costiero gode dei diritti sovrani di natura economica, nel senso che si consente allo Stato rivierasco di esercitare la giurisdizione per tutelare l’ambiente marino e lo sfruttamento delle risorse naturali. Quanto scritto è determinato dalla Convenzione sul diritto internazionale del mare del 1982.
Mare Mediterraneo, Libano e Israele
Ritornando alla controversia tra Libano e Israele, il braccio di ferro tra i due Stati sulla questione afferente alle frontiere marittime andava avanti da molti anni. Rispettando ed attuando il criterio dell’equidistanza, la Repubblica di Cipro, ad esempio, raggiunse un accordo con il Libano sulla delimitazione della zona economica esclusiva. Questa zona ha la sua importanza sul piano geoeconomico, in quanto si trova il giacimento più importante denominato Leviathan. Tale zona si incunea nei pressi dei fondali dell’isola di Cipro e del Libano. Su questo punto, Beirut commise una svista nel momento in cui accettò un punto iniziale del confine contiguo con quello di Israele. Cosa accadde? Un tratto di mare abbastanza vasto che le autorità libanesi rivendicarono, ricadde nella fascia territoriale israeliana. Ciò comportò la rinuncia da parte del Libano di ratificare l’accordo. E la decisione di determinare in maniera unilaterale come punto proprio della zona economica esclusiva.
Ad oggi
Da allora sino ad oggi, entrambi gli Stati non hanno perso tempo nello sbrigliare la matassa a proprio favore. Attraverso la concessione di licenze offshore nella zona economica esclusiva. Talvolta questo braccio di ferro stava per sfociare in conflitto bellico.

Il compromesso mediterraneo
Se entrambi gli Stati dovessero trovare una soluzione di compromesso mediante l’applicazione del principio di equità, nel senso che ci vorrebbe una spartizione paritaria della zona contesa. Tuttavia, il nocciolo della questione si trova nel tracciamento di una linea equidistanza laterale che favorisca sia il Libano, sia Israele. Mentre Beirut reclama che tale equidistanza venga prolungata sino al mare del tratto finale della ben nota “linea blu”, quest’ultima demarcata dalle Nazioni Unite demarcando la linea di ritiro delle truppe israeliane con dei barili blu come frontiera, con l’adozione della risoluzione S/RES/2005/1614 del Consiglio di Sicurezza, Israele, invece, la individua nella linea perpendicolare al confine terrestre.
La linea
Oggi, la linea blu è sorvegliata dall’UNIFIL (Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite). Guidata dal Generale di Divisione Stefano Del Col, sotto comando italiano. Questa forza di interposizione delle Nazioni Unite ha il compito di supportare sul piano tecnico entrambi gli Stati coinvolti per favorire un accordo definitivo.