La Georgia – Paese ospite di questa edizione – conquista il 68° Trento Film Festival con il documentario A Tunnel di Nino Orjonikidze e Vano Arsenishvili (Georgia/Germania, 2019, 90’).
I premi del 68° Trento Film Festival
La Genziana d’oro Miglior film di alpinismo, popolazioni e vita di montagna – Premio CAI al polacco The Wind. A Documentary Thriller; la Genziana d’oro Miglior film di esplorazione o avventura – Premio “Città di Bolzano” a Sidik and the Panther; le Genziane d’argento Miglior contributo tecnico-artistico a Sicherheit 123 e Miglior cortometraggio a Then Comes The Evening. Premio della Giuria al documentario Alpinist – Confession of a Cameraman, menzione speciale a Polyfonatura.
La giuria

La Giuria internazionale – composta da Carlos Casas (Spagna), Salomé Jashi (Georgia), Gustav Hofer (Italia), Carmen Gray (Nuova Zelanda) e Matteo Della Bordella (Italia) – ha assegnato al film la prestigiosa Genziana d’oro Miglior film – Gran Premio “Città di Trento” – con la seguente motivazione: «una straordinaria vicinanza, un senso per l’atmosfera visiva e un’ottima sintonia con gli squilibri strutturali del potere sono alla base di un film che dice molto del nostro attuale periodo di tensioni geopolitiche, di identità contestate e di un mondo globalizzato del lavoro e del capitale. Drammatico ma mai esagerato, il film identifica gli eventi di un piccolo villaggio come uno scontro tra passato e futuro, tra chi ha e chi non ha, in cui tutti abbiamo un ruolo».
Il presidente del 68° Trento Film Festival
“Anche quest’anno – ha evidenziato il presidente del Trento Film Festival, Mauro Leveghi – i film vincitori del Trento Film Festival richiamano l’attenzione del grande pubblico su temi focali per la nostra vita, tra i quali quello del limite, inteso come la necessità di riaccendere in tutti noi la consapevolezza del delicato equilibrio tra l’uomo e la natura. Natura che rappresenta – così come evoca il film Sidik and the Panther – la nostra “casa”, la nostra “patria”.

A Tunnel e The Wind. A Documentary Thriller ci ricordano con i loro racconti intensi e talvolta drammatici, ma senza esasperazioni, le tensioni umane e sociali che scaturiscono quando si perdono i punti di riferimento rappresentati dagli ambienti naturali in cui si è nati e vissuti, così come avviene agli abitanti di un villaggio di montagna della Georgia, nel cui territorio dovrà essere realizzata un’opera ferroviaria.
Georgia e 68° edizione
“O ci dicono di come la nostra vita possa essere sospesa di fronte alla forza devastante delle intemperie, così come avviene per gli abitanti della regione di Zakopane in Polonia, dove l’Halny, un forte vento, mette regolarmente a rischio la loro vita. Riportandoci alla mente la ferita lasciata dalla tempesta Vaia a fine 2018. A cui si è richiamato l’artista Albino Rossi per la realizzazione del manifesto di questa 68. edizione del festival”.
Conclusioni
Ancora una volta i film del Trento Film Festival rappresentano, dunque, lo specchio di una società. Chiamata a fare delle scelte importanti per il proprio futuro. Per il quale occorre chiedersi, in modo urgente e senza ipocrisie, fino a che punto si è disposti a vivere un presente che impedisce di guardare verso nuovi orizzonti. In questo senso la montagna e le sue culture, narrate dal festival, continuano ad offrire occasioni di riflessione. Per ritrovare quel senso del limite e dell’equilibrio con la natura di cui l’uomo deve assolutamente avere coscienza.