E’ morto a 94 anni don Armando Trevisiol, certo il sacerdote più noto di Mestre, quello che più si è speso negli ultimi decenni per dare un’identità alla città. Nato a Eraclea, prete subito a Mestre, parroco dal 1971 al 2005 della parrocchia di Carpenedo, don Armando ha costruito nel tempo case per anziani, alloggi per disabili, botteghe solidali, magazzini di raccolta. Ha dedicato la sua opera ai bambini (ha aperto un cinema e un teatro, una casa per le vacanze in montagna) e soprattutto ai deboli, agli ultimi, ai poveri, agli immigrati. Polemico, vivace nelle discussioni, geniale nelle proposte, mai rassegnato, don Armando è stato indubbiamente un protagonista della vita di Venezia e di Mestre. Fino all’ultimo. Capace di trovare contributi e offerte per coprire tutte le spese, capace perfino di offrire “mattoni” del Paradiso e trovando sempre la risposta giusta.
Ma era anche molto altro, nascondeva passioni e innovazione. Abbiamo chiesto un ricordo a don Gianni Antoniazzi che ne ha preso il posto di parroco a Carpenedo e ne ha ereditato la passione per il giornalismo, è infatti il direttore delle riviste fondate proprio da don Trevisiol.
Don Armando fu un padre per Mestre

Così scrive suo nipote, sacerdote pure lui, don Sandro Vigani: “La città ha avuto e ha molti bravi parroci, ma alcuni hanno incarnato in modo particolare la sua anima e si sono spesi per rafforzarne e comprenderne l’indole e accrescere la sua identità, divenendo punto di riferimento per la Chiesa e la città: monsignor Vecchi, Monsignor Centenaro, a suo modo don Franco… Don Armando è l’ultimo di questi preti”.
Quello che Don Armando ha fatto per la città

Per carità: con gli anni verranno altri sacerdoti forse anche più capaci di sostenere la città, ma è giusto riconoscere che don Armando ha incarnato lo spirito dei Mestrini degli ultimi decenni e si è speso con ogni risorsa per favorire la vita e l’identità di questo territorio.
Molti lettori troveranno in internet articoli sui celebri Centri don Vecchi condotti dalla Fondazione Carpinetum, e sul nuovo Ipermercato Solidale, guidato dall’Associazione Il Prossimo. Innumerevoli però sono le iniziative che don Armando ha provato a generare, talvolta gettando anche delle “sementi” in terreno laico, pronte a portar frutto per il futuro della città.
La passione per la pittura e la musica e l’aiuto per gli altri

Per esempio: molti sanno che fu appassionato di pittura e fondò “la Cella” alla base del campanile di Carpenedo, luogo di esposizione per pittori di Mestre e dintorni. Creò anche la Galleria permanente “San Valentino”, presso il centro don Vecchi di Marghera, dove artisti locali lasciano esposti i propri lavori. Appena costruito un nuovo Centro Anziani lui personalmente attaccava alle pareti innumerevoli quadri d’autore per creare un tono di eleganza famigliare, di vita e bellezza. L’arte pittorica è oggi un poco in declino e qualcuno potrebbe considerare superato don Armando.
Va più di moda la musica: ebbene don Armando fu attento anche a questo versante e in parrocchia a Carpenedo ebbe l’occasione di fare numerose rassegne nazionali di musica sacra e liturgica con tanto di giuria e premiazioni.
Don Armando e l’Incontro

Fu anche interessato al giornalismo: fra i primissimi sacerdoti a diventar pubblicisti e poi giornalista ad honorem. Fondò e seguì il settimanale Lettera aperta e poi L’incontro che ancora oggi contano numerosi lettori a Mestre e dintorni. Fra le sue pubblicazioni, però ci fu anche il Trimestrale “Carpinetum” e poi La Voce, Il Coraggio, L’Angelo e il Sole sul nuovo giorno.
Non tutti sanno, però, che don Armando fu anche interessato agli strumenti più moderni

Fondò “Radio Carpini” che per anni fece compagnia ad innumerevoli persone della città. Aprì anche alcuni dei siti che contano notevoli visitatori: https://www.centrodonvecchi.org/, https://www.fondazionecarpinetum.org/ e infine https://www.donarmandotrevisiol.org/.
Certo: non sono completi e possono crescere ancora ma sono un segno importante dello sguardo di don Armando verso il futuro.
Don Armando e il suo sguardo al futuro

Ecco la genialità di questo Padre di Mestre: non smetteva di credere che la Città avrebbe avuto un futuro davanti. E se anche adesso pare che non sia così, confidiamo che, anche per l’opera compiuta da questo umile servitore, la situazione potrà essere diversa fra qualche tempo.
