L’estate del 2020, per colpa del Covid, ci aveva rubato tutto: vite umane e la normalità stessa della vita (perché la routine è noiosa ma quando non c’è ci manca). L’estate del 2020 ci ha anche tolto uno dei passatempi estivi più belli: seguire gli eventi sportivi, nella fattispecie Europei di calcio ed Olimpiadi. Lo sport estivo è una delle cose più aggreganti del nostro Paese, fa parte della nostra cultura. Ognuno di noi ha dei ricordi particolari legati a estati colorate dalle vittorie azzurre. Dov’eravate il giorno di Italia –Brasile nel 1982 o nell’estate del 1980 quando Mennea vinse i 200 alle Olimpiadi di Mosca? O quando Bordin vinse la maratona a Seul o la Vezzali si mise al collo una delle sue tante medaglie d’oro? Ma un’estate italiana 2021 ci ha ripagati (in parte) di quei sorrisi che mancavano.
Un’estate italiana da maledetta a vincente
Una volta messa alle spalle quell’estate maledetta, è arrivata questa del 2021 che ci ha subito stordito con l’inaspettata vittoria dell’Italia di Mancini agli Europei. Avevamo ancora la pancia piena e la bocca impastata dal dolce retrogusto del trionfo calcistico che è arrivata l’Olimpiade di Tokio, anche lei in ritardo, slittata, causa Covid, di un anno. Se il calcio ci ha sorpreso, le Olimpiadi ci hanno stupefatto.
Un’estate italiana sportivamente inaspettata

Il bilancio è trionfale perché torniamo a casa col record di medaglie (è stata superata persino l’Olimpiade di Roma del 1960) e con una crescita impressionate in tutti i settori. Se abbiamo sempre saputo di avere ottime scuole di schermitori, nuotatori, tiratori al piattello o marciatori, in Giappone ci siamo scoperti maestri di arti marziali (dal judo al karate), ginnasti, arcieri e velisti. Abbiamo primeggiato dalle discipline più sconosciute a quelle più famose, perché, nessuno si offenda, l’oro nei 100 metri è l’oro più importante che c’è e vale come altre 20 medaglie dello stesso metallo. Così come la 4X100 con i nostri Patta-Jacobs-Desalù e Tortu che meritano di entrare nella nostra memoria come una dolce filastrocca.
I complimenti a Gravina e Malagò

Questa crescita può sembrare inaspettata ai più ma, nella realtà, è frutto di un lavoro che va riconosciuto ai nostri vertici federali. Così, come nel calcio, va dato atto a Gravina di aver rifondato il calcio dopo i disastri dell’era Tavecchio. Spesso parliamo male delle nostre federazioni ma oggi, dopo questi giochi, devono essere riconosciuti dei meriti a Malagò ed al suo staff. Il miglioramento in quasi tutte le discipline è frutto di una politica ben precisa, operativa da anni, grazie anche ai corpi militari, ma che, solo ora, sta dando i suoi frutti. I nostri allenatori, a tutti i livelli e in tutti gli sport sono tra i migliori al mondo ed, infatti, vengono richiesti o persino rubati (come nel caso dell’ex campione e maestro di scherma Cerioni) da altre nazioni.
Un’estate italiana che ha scoperto l’atletica leggera

I miglioramenti più evidenti li abbiamo visti in quella che viene chiamata la Regina delle Olimpiadi: l’atletica leggera. L’oro nei 100 metri era un traguardo impensabile ma Jacobs, alla faccia di chi lancia accuse infamanti sul suo conto, è in crescita di risultati da tempo. Tamberi, nel salto in alto, ha vinto con un’Olimpiade di ritardo, perché sarebbe stato il migliore anche a Rio de Janeiro se un maledetto infortunio non l’avesse fermato poco prima dell’inizio della competizione. Nella marcia siamo tornati padroni, come alcuni anni fa, con due ori. Nell’atletica, poi, è migliorata la base con tantissimi finalisti e tutti molto giovani e con ottime prospettive di medaglia per le prossime Olimpiadi di Parigi.
Padroni del nuoto

Nel nuoto siamo ormai una superpotenza e, anche se sono mancati gli ori, abbiamo avuto una presenza costante nelle finali con la ciliegina della Pellegrini che ha salutato con l’ultimo 200 stile libero olimpico e la quinta finalissima (un record). Per non parlare di Paltrinieri che ha portato a casa due medaglie dopo essere stato rallentato nella fase di preparazione da una serie di gravi malanni fisici. Nelle arti marziali ci siamo distinti in tutte le specialità prendendo medaglie di tutti i tipi di metallo, dal taekwondo con Dell’Aquila al karate con Busà.
Il crollo delle squadre nell’estate italiana

Forse abbiamo deluso negli sport di squadra, in particolar modo il volley sia maschile che femminile, ma l’aver raggiunto i quarti nel basket è un grandissimo risultato (soprattutto dopo il preolimpico di Belgrado) che dobbiamo in gran parte all’allenatore Meo Sacchetti.
Anche la scherma, pur portando medaglie ma non con l’abituale quantità e pregio, ha un po’ deluso. Hanno deluso in particolar modo le polemiche degli assenti, vedasi Di Francisca, zittita da un maestro come Velasco.
Padroni e polemiche

Polemiche ci sono state anche nel ciclismo con l’allontanamento poco signorile di Davide Cassani durante le gare. La splendida vittoria nell’inseguimento su pista del quartetto capeggiato da Ganna ha placato però tutto. Siamo tornati padroni delle acque con le vittorie nella vela (la coppia Tita-Banti) e nel canottaggio con le amiche-compagne Rodini e Cesarini.
Abbiamo preso medaglie anche in discipline dove solitamente non eccelliamo come il sollevamento pesi e la canoa sprint. Ci piace poi rendere i giusti onori a Vanessa Ferrari che dopo una vita sportiva tribolata e piena di successi ma non olimpici per via della sfortuna è riuscita a 30 anni, un’età non più verde per una ginnasta, ha prendere un meritatissimo argento.
Bravi anche a tirare pugni
Abbiamo scoperto che le nostre donne oltre a saper nuotare, correre, marciare e danzare sanno pure tirare cazzotti come Irma Testa nella boxe.
Un’estate italiana di “bravi ragazzi”

Sono stati bravissimi i nostri ragazzi e ci hanno regalato un’estate speciale. Sono stati anche un esempio d’integrazione perché molti di loro hanno origini straniere: cubane, nigeriane o statunitensi solo per citare i casi più emblematici. Nessuno di loro sarebbe fischiato o accompagnato da un vomitevole “buuu” in una pista d’atletica, in una palestra o in un qualsiasi altro impianto. In uno stadio probabilmente, sì. E’ capitato tante e troppe volte.
Un’estate italiana che si chiude con una mia speranza
Speriamo, ora che i nostri amati stadi verranno riaperti, che qualcuno si ricordi di questa meravigliosa estate e si ricordi, soprattutto, che, al di là del colore della pelle, siamo tutti italiani e che, anche se siamo di nazionalità diversa o militiamo in una squadra avversaria, lo sport è quello che abbiamo visto alle Olimpiadi. Quindi, se gli stadi devono riaprire per ridarci certi spettacoli forse potremmo anche richiuderli al primo “buu” o coro offensivo.