Lo stadio è il luogo dove si consuma un rito che ha radici antiche. Non è un caso che un simbolo dell’Italia, il Colosseo, abbia la forma di un moderno stadio: lo sport, oggi, è una prosecuzione dei giochi che tanto appassionavano i Romani in versione meno cruenta. E lo sport per eccellenza in Italia (ma non solo) è il calcio, che permea la società anche dividendola in tifoserie, che può essere la base per carriere politiche, che caratterizza e determina – anche in termini di amicizie o rivalità – città, quartieri, tipi di persone.
Un rito dicevamo: uscire di casa, indossare i colori della propria squadra, trovare sempre più persone man mano che ci si avvicina, cantare e saltare, esultare. E poi ci sono gli aspetti psicologici del tifo, che si intensificano con la possibilità di vivere l’esperienza dello sport in prima persona: sentirsi parte di un gruppo, provare forti emozioni, identificarsi e proiettare desideri e fantasie.
Tutto questo è estremamente potente. Tutto questo, per tante persone, è una componente definitoria del proprio sé e della propria routine anno dopo anno. Tutto questo si è interrotto, almeno parzialmente, in maniera brusca e inaspettata con il covid. Tutto questo è appena ricominciato.
Riprendere un’abitudine
Un rituale interrotto, anche per lungo tempo, può riprendere quasi come se non fosse successo niente. Si tratta di un effetto concreto del peso che hanno le abitudini e l’identificazione profonda con azioni e attività: per il vero tifoso, quello che va allo stadio con assiduità (in casa ma magari spesso anche in trasferta) il periodo del covid è stato una parentesi, qualcosa che non ha cambiato le carte in tavola. Durante questi mesi si è dovuto ripiegare sulla tv, lo streaming, la partecipazione sempre più attiva e agguerrita alle community social, ma la percezione che presto (o tardi) si sarebbe tornati allo stadio non è mai svanita nella mente dei tifosi più assidui. Finché un evento è percepito come temporaneo, la natura delle cose non si muta. Per ciò per tanti questo ritorno alle abitudini rappresenta il normale corso degli eventi e una benvenuta ripresa di quanto momentaneamente interrotto.
Ma il pubblico è cambiato
Un discorso diverso va fatto per gli appassionati “occasionali”. La percezione dello stadio come luogo di possibile rischio, la perdita della possibilità di andare a vedere quel paio di partite l’anno, il distacco dagli eventi in presenza possono comportare un diverso approccio nel presente e nel futuro. Si tratta di persone che stanno spostando molto del loro investimento nel luogo virtuale. Si intravede un fenomeno già in crescita: la sostituzione dello sport con l’e-sport. Se non si vuole andare a vedere sportivi in carne ed ossa allo stadio, perché bisogna farlo online e in tv quando l’alternativa elettronica sta diventando credibile e godibile? Siamo di fronte ad una nuova frontiera che andrà in netta concorrenza con lo sport tradizionale e creerà nuove dinamiche sociali.
Online e offline dovremo contrastare l’aggressività
Per concludere, la ritrovata possibilità di andare allo stadio è decisamente positiva. Permetterà a tante persone di recuperare un aspetto del sé e della propria cultura e darà un’opzione per la gestione del tempo nei weekend. Ovviamente non entriamo nel discorso sanitario, immaginiamo che tutto venga fatto nel massimo della sicurezza possibile. Andrà affrontato con attenzione e impegno, invece, il problema dell’aggressività e dell’animosità. I forum online hanno visto un inasprimento dei toni evidente nel periodo di chiusura degli stadi e le prime opportunità di presenza fisica, in giro per l’Europa, hanno registrato episodi di violenza. Nella partecipazione ai grandi eventi confluisce anche la frustrazione e la sofferenza di questo lungo periodo, mista ad una minore abitudine al contatto. Tutto questo può essere un innesco per la violenza e l’intolleranza, ma se gli stadi verranno percepiti come luoghi molto pericolosi potrà crearsi un circolo vizioso che spingerà sempre più persone a rimanere a casa. La ripresa della vita oltre il covid e oltre la dimensione online è una responsabilità di tutti noi: anche per questo gli stadi sicuri sono un tassello fondamentale di un fenomeno più grande, quello dell’orientare il futuro nel mondo reale o in quello virtuale.