A me dispiace per Davide Mazzanti, dico la verità. Dal 2014, dal mondiale femminile in Italia, ho seguito parecchio dal vivo il volley, anche le nazionali, anche con i proverbiali video racconti. Qualche domanda di pensiero nazionale, tipica da grande testata fatta in mixed zone spiazzava sempre più, rappresentando io testate meno grandi e questo talvolta ha creato insofferenza anche nel ct che ha guidato le azzurre dal 2017 al 2023.
E’ un ottimo allenatore, che ha portato l’Italia a vincere un Europeo e una Nations league, al secondo e al terzo posto mondiale, al terzo e al quarto posto europeo e non vado a controllare altro perchè i piazzamenti sono stati di prestigio.
Però mancava qualcosa, il potenziale era di primissimo ordine, l’Italia aveva tutto per imporsi già 3 anni fa, a Tokyo.
I difetti di Mazzanti
Mazzanti era troppo permissivo nei confronti di Paola Egonu e così suscitava la gelosia di altre, a propria volta anche gelose della popolarità del simbolo di integrazione. “L’invidia c’è fra gli uomini, fra le donne si raddoppia”, ha detto più o meno Velasco.
Mazzanti era favorito per il mondiale del 2022, è uscito in semifinale, comunque ha preso il bronzo. Si poteva già esonerare lì. Anzi, il presidente Manfredi aveva pensato di cambiarlo già dopo l’uscita ai quarti iridati dell’anno prima, poco dopo però si aggiudicò gli Europei ed era impopolare licenziare un tecnico che comunque aveva vinto.
Lo scorso anno è uscito in semifinale con la Turchia, agli Europei in Italia sino ai quarti, e poi ha perso nettamente la finale per il bronzo. E poi non si è qualificato direttamente in un difficile preolimpico.
Le colpe di Mazzanti
Già agli Europei non aveva più in mano la squadra, come avrebbe rivelato a fine torneo. Aveva rinunciato colpevolmente alla De Gennaro, miglior libero mondiale da anni, a Caterina Bosetti, tagliata all’ultimo, utilizzava Egonu come riserva, escluso in semifinale. Va detto però che non aveva Fahr, centrale più efficace di Lubian.
La rinuncia a De Gennaro e a Bosetti era davvero inspiegabile
Non aveva una nazionale talmente più forte delle altre da potersi permettere di rinunciare a 4 titolari, di fatto. Si è giocato male l’ultima chance e dispiace che abbia dovuto ricominciare da Trento, dov’è subentrato quando la serie A1 era già pregiudicata e adesso è rimasto per l’A2. Meritava di più.
Il rimedio Velasco
Velasco ha semplificato le cose, rasserenato i rapporti e chiamato tutte le migliori, anzi tre si sono infortunate cammin facendo: Sara Bonificio poteva essere centrale di riserva al posto di Lubian, Alice Degradi schiacciatrice di riserva per Omoruyi, mentre Elena Pietrini sarebbe stata probabilmente quel che è stata Gaia Giovannini, piacevole scoperta.
Non so se la federazione gliel’avrebbe permesso, Mazzanti però avrebbe potuto scegliere, come Velasco, i migliori vice possibili, ovvero Barbolini, Gaspari e Bernardi, anzichè affidarsi a un secondo allenatore di fiducia.
Non esiste la controprova, ma con Velasco e questo staff c’erano notevoli chances di vincere il mondiale, due anni fa, e tantopiù l’Europeo, l’anno scorso. La stessa olimpiade del ’21 sarebbe stata più combattuta, con la Serbia, bastava proprio agire sulla testa delle azzurre.
Velasco per il Mondiale
Adesso sarebbe bello se Julio restasse in panchina anche per il mondiale, ha il contratto sino al 2025, la doppietta sarebbe ancora più epica, tantopiù a 73 anni.
Lo conosco bene ma non sono così convinto che dica la verità quando sostiene che il mondiale nel volley vale più dell’olimpiade. Certo, al mondiale ci sono molte più squadre – all’olimpiade le qualificazioni sono molto selettive – il torneo è più lungo, però il fascino olimpico è diverso.
Neanche sono così sicuro che quell’oro sfuggito due volte con i maschi non sia mai stato la sua ossessione. Per Buffon l’ossessione è stata non avere vinto la Champions. Velasco non aveva di sicuro quell’ossessione, ma sa benissimo che era l’unico acuto che gli mancava.
E’ felice di avere avuto ruoli nel calcio, ha allenato l’Iran e l’Argentina seguendo il settore giovanile delle nazionali. Personalmente avrei preferito che fosse stato infinito, in panchina. Come Silvano Prandi, 77 anni, dal ’76 ininterrottamente in panchina. C’era lui, in nazionale, poco prima che arrivasse Velasco, in mezzo ci fu il ritorno del professor Carmelo Pittera.
Velasco è unico, sarebbe bello se facesse, non scherzo, il presidente del Coni.
Questo giornalista ha sempre sostenuto che Mazzanti non si dovesse esonerare