Sono in molti a chiedermi perché mi sono candidata; semplice: credo che il rafforzamento dell’Unione Europea o, meglio ancora, degli Stati Uniti d’Europa sia una chance determinante per il futuro nostro e delle giovani generazioni. Per farlo sono necessari ulteriori ed importanti passi come una politica estera ed un esercito comuni, ma soprattutto serve abbandonare superate logiche nazionalistiche, inadeguate sugli scenari della mondializzazione. Solo così si potrà raggiungere un pensiero veramente “europeo”.
Il futuro del porto in chiave “europeo”

Un esempio lampante arriva proprio dal nostro territorio ed è legato alle prospettive del porto di Venezia, chiamato a ripensarsi nell’attesa che riprenda la regolare navigazione lungo il canale di Suez, dato che l’Italia è solo al decimo posto nella capacità di intercettare quei traffici. Considerate le eccezionali potenzialità dei porti del Nord Europa (le banchine della sola Rotterdam sono lunghe 44 chilometri!), nonché i vincoli fisici ed ambientali dell’Adriatico settentrionale, la prospettiva non può che essere l’integrazione con gli scali di Slovenia e Croazia.
L’esigenza di un cambiamento “europeo”

Serve, insomma, un nuovo protagonismo europeo per gestire cambiamenti epocali, riprendendoci gli indirizzi del nostro destino, ad iniziare da una virtuosa collaborazione tra economia ed ambiente nel segno della sostenibilità anche sociale, nell’ottica dell’ ecologia integrale e dell’inclusività.
Per riuscirci, però, dobbiamo abbattere steccati, armonizzando i mercati interni, ad iniziare dalla fiscalità. Servono politiche migratorie comuni ed inclusive non solo per umanità, ma perché lo richiede l’equilibrio del nostro sistema economico. Dobbiamo finirla con la concorrenza fra noi per sfidare invece i mercati mondiali.
Uno slogan che vale come un programma

Per questo ho scelto come slogan “L’Europa dei territori”. Perché il territorio è di chi lo abita, sia esso nativo od immigrato ed è senza confini, se non quelli dettati dalla natura. E’ da lì, attraverso la valorizzazione dei corpi intermedi, che dobbiamo partire per rendere più vicine le Istituzioni europee. Troppe volte Bruxelles e Strasburgo sono state avvertite vessatorie nei nostri confronti; ci vogliono rappresentanti competenti nelle sedi opportune. Ma, al contempo, è necessario non avere paura di scenari nuovi. Che comportano difficoltà, ma anche opportunità. Sono quelle, di cui hanno bisogno i giovani, cui dobbiamo presentare un’Europa, che valorizzi capacità e talenti, rendendo più omogenei i contratti di lavoro e rispondendo alla crescente esigenza di nuovi tempi di vita. Che sono indispensabili assieme al welfare per rilanciare la genitorialità, che deve tornare ad essere gioia consapevole e non problema.
Sono queste alcune delle motivazioni, che mi hanno indotto ad abbandonare “il divano della mia comfort zone” dopo 30 di attività d’impresa. Testimonianza del mio impegno e la mia caparbietà. Con lo stesso spirito affronto questa sfida nella lista “Stati Uniti d’Europa”, un sogno che voglio contribuire a realizzare.
