Iniziamo il 2023 con una bella notizia: secondo le Nazioni Unite, lo strato di ozono intorno al pianeta Terra si sta ricostituendo e sta tornando ai suoi antichi splendori. Di conseguenza, quello che è uno dei più noti e rilevanti pericoli per l’umanità potrebbe cessare di esserlo entro, più o meno, quattro decenni! La buona notizia arriva da un rapporto dell’Onu che, sulla base dei miglioramenti osservati negli ultimi anni, stima il ritorno alla normalità dello strato di ozono entro il 2045 sull’Artico e entro il 2065 in Antartide.
Il protocollo di Montreal
I primi allarmi legati all’assottigliamento dello strato di ozono furono lanciati dagli scienziati di tutto il Mondo già a partire dai primi anni Ottanta e sulla scia del protocollo di Montreal (1987), un accordo internazionale tra Governi che ha contribuito a ridurre del 99% le sostanze tossiche per l’ozono come i CFC, o clorofluorocarburi, la ripresa dei livelli del gas intorno al nostro pianeta e, più specificamente, nella stratosfera è stata costante. Ricordo che il Protocollo di Montreal è entrato in vigore nel 1989 con l’obiettivo di proteggere lo strato di Ozono, eliminando gradualmente la produzione di sostanze che lo riducono. Il protocollo copre oltre 200 singole sostanze con un alto potenziale di riduzione dell’Ozono, tra cui clorofluorocarburi (CFC), halon, tetracloruro di carbonio (CTC), 1,1,1-tricloroetano (TCA), idroclorofluorocarburi (HCFC), idrobromofluorocarburi (HBFC), bromoclorometano (BCM) e metilbromuro (MB), tutti denominati “sostanze controllate”.
La modifica
Il Protocollo di Montreal è stato modificato nel 2016 per regolare gli idrofluorocarburi (HFC); utilizzati sin dagli inizi degli anni ’90 in alcune apparecchiature e applicazioni, come gli impianti di refrigerazione, di condizionamento d’aria e le pompe di calore, in sostituzione dei clorofluorocarburi e degli idroclorofluorocarburi. In quella sede, sia i paesi sviluppati sia quelli in via di sviluppo si sono assunti impegni obbligatori per ridurre la produzione e il consumo di HFC nei prossimi tre decenni.
Un regolamento per ciò che riduce lo strato di ozono
All’interno dell’UE, le sostanze che riducono lo strato di ozono sono coperte dal Regolamento (CE) n. 1005/2009 (noto come regolamento ODS) che risulta più rigoroso delle norme del Protocollo di Montreal e comprende anche sostanze aggiuntive. Gli scienziati che hanno curato il rapporto invitano comunque a non abbassare la guardia, soprattutto sugli Idrofluorocarburi (HFC), le cui emissioni nell’atmosfera sono considerate tra le maggiori responsabili del riscaldamento globale e sono in costante crescita fin dal 1980.
Il report sul buco dell’ozono del 2016
Già nel 2016 uno studio su Science condotto da Susan Solomon, chimica dell’atmosfera al Mit di Boston, aveva dimostrato che negli ultimi 15 anni la dimensione del buco dell’ozono sopra l’Antartide si è ridotta di circa 4 milioni di km quadrati, come la superficie dell’Unione Europea. «Lo strato di ozono è in ripresa e i livelli di sostanze dannose per l’ozono stanno diminuendo», conferma Ugo Cortesi del Cnr. «La messa al bando dei CFC è stata fondamentale per arrestare un fenomeno che avrebbe potuto raggiungere dimensioni drammatiche. I segni di contenimento sono innegabili, ma l’assottigliamento dell’ozono non è sparito: bisogna ricordare, del resto, che le molecole di CFC rimangono in stratosfera fino a 100 anni, durante i quali continuano a esercitare la loro azione distruttiva».
Effetti e benefici
Nella stratosfera, lo strato dell’atmosfera appena superiore a quello in cui viviamo, è presente un’elevata concentrazione di ozono, un gas serra formato dalle stesse molecole dell’ossigeno. L’ozono è una molecola composta da tre atomi di ossigeno (O3), fatto che gli conferisce la caratteristica colorazione blu, ed è un gas formatosi in milioni di anni grazie all’attività naturale delle alghe verdi-azzurre; la sua caratteristica peculiare e fondamentale per la vita sul nostro pianeta e quella di essere un gas in grado di trattenere il calore.
Perché è importante l’ozono
L’ozono, quindi, è molto importante perché è un filtro che ci protegge dalle radiazioni ultraviolette dei raggi solari, che altrimenti ci colpirebbero troppo intensamente.
Inoltre, svolge un’azione fondamentale ai fini della produzione dell’effetto serra, fenomeno di per sé non nocivo, che aiuta a riscaldare il nostro pianeta; i problemi ovviamente nascono quando vi è un eccesso di effetto serra.
Da Montreal alla riduzione del 99% dei danni all’ozono
Dalla firma dei protocolli di Montreal nel 1987 a tutt’oggi, grazie alla presa di coscienza e alle azioni messe in atto dai Governi di (quasi) tutto il Mondo, sono state eliminate circa il 99% delle sostanze vietate che impoveriscono lo strato di ozono, il che ha portato al recupero dello strato protettivo nell’alta stratosfera e alla diminuzione dell’esposizione dell’uomo ai raggi ultravioletti (UV) del sole, questi ultimi particolarmente dannosi per la salute.
Il pericolo del buco dell’ozono
Il buco dell’ozono rappresenta un grave pericolo per la vita del pianeta in quanto causa gravi danni all’uomo (disturbi agli occhi, cancro della pelle); agli invertebrati (distruzione dei tessuti, morte); alle piante (riduzione dell’attività fotosintetica e dell’accrescimento).
Molti di questi gas erano presenti (e, purtroppo, a volte ancora lo sono) in diversi prodotti come lacca, vernici, o sistemi refrigeranti come frigoriferi o condizionatori.
Il rispetto quasi assoluto degli accordi sottoscritti con il Protocollo di Montreal ha permesso allo strato di riformarsi e questo evento, che non esito a definire “storico”, ci ricorda come sia possibile a livello globale raggiungere degli obiettivi comuni volti a beneficiare l’essere umano e il pianeta Terra: è ancora il momento di agire e c’è ancora ancora tanto da fare!
Il legame tra il buco nell’ozono e la crisi climatica è strettissimo
Dunque, ripristinare l’ozono aiuterà a combattere il surriscaldamento globale, secondo l’Onu, anche perché i CFC sono annoverati tra i gas serra e il loro uso continuato si aggiunge alle emissioni climalteranti (come CO2) prodotte dalle altre attività umane.
Grazie all’innovazione continua, la tecnologia è avanzata, si è migliorata ed è riuscita a porre rimedio a un problema di scala globale senza dover rinunciare al progresso e ai suoi benefici sociali.
La risposta del mondo intero nell’affrontare questa problematica della quale si parla, con più o meno insistenza e clamore, da ormai 40 anni, mostra che le soluzioni e gli adattamenti alla crisi climatica sono possibili solo attraverso un’azione globale unificata, che si ponga specifici e chiari obiettivi e che metta in pratica, seriamente, azioni di mitigazione: avanti così!