A soltanto un anno di distanza dall’ultimo romanzo (Come navi nella notte, Venezia, Marsilio, 2021, trovate la nostra recensione qui https://www.enordest.it/2021/09/05/il-mondo-cambiato-nel-post-covid/), lo scrittore friulano Tullio Avoledo ripropone per la gioia dei suoi lettori un’avvincente e rutilante avventura che vede nuovamente come protagonista Sergio Stokar. Ritroviamo l’ex poliziotto, ex detective, il politicamente scorrettissimo uomo di destra che abbiamo conosciuto nel romanzo Nero come la notte (vincitore del premio Scerbanenco 2020) confinato da un anno e mezzo su un’isola sperduta dei Caraibi. Vive lì apparentemente dimenticato da tutti, leggendo i classici della letteratura antica, con il conforto dell’amicizia di Hermann, un vecchio piuttosto originale. Il suo confinamento dovuto anche alla pandemia, però, termina quando un inquietante avvocato, Jeremy J. Allenby, inviato da Alemanno Ferrari, acerrimo nemico del nostro, lo raggiunge per proporgli un incarico: ritrovare Viktor, il figlio di un oligarca russo, Oleg Suvarin, scomparso in un Paese nordafricano, dove dominano il caos e una durissima dittatura.
L’impresa impossibile
Per questa impresa che tutto fa pensare sia impossibile, Stokar – “un rullo compressore in carne e ossa” (p. 143) – è perfetto: la sua tenacia, il suo spirito di sopravvivenza, la sua natura di uomo che non ha nulla da perdere sembrano promettenti; se c’è qualcuno al mondo che può ritrovare Viktor, questo è proprio lui (p. 40).
Insieme all’avvocato, Stokar intraprende un viaggio lungo, complicato e denso di insidie, che dal Belize lo porta a Mosca e poi a Pechino attraverso una sosta ad Atlanta, fino all’Ard Alshams. Il romanzo è ambientato per lo più in un paese di fantasia che però è una sorta di collage di diverse realtà africane e si muove tra pandemia e il mondo degli oligarchi russi. In un’intervista, a https://www.milanonera.com/, Avoledo a questo proposito ha affermato: «Qualcuno ha scritto che ogni grande fortuna si fonda su un delitto. Quello che è certo è che alcuni di questi ricchi lo sono talmente tanto da potersi permettere di viaggiare nello spazio per farsi un selfie, mentre miliardi di persone vivono nell’indigenza, privati della libertà come dell’accesso al cibo, all’acqua, a un alloggio. Viviamo in una società dove l’ineguaglianza sociale sta raggiungendo livelli medievali, dove gran parte delle cose che usiamo o consumiamo sono prodotti da mano d’opera ridotta in condizioni simili alla schiavitù.»
Tante marionette. Tanti burattinai
I tanti personaggi che incontriamo pensano di essere protagonisti delle loro azioni, ma in realtà – così ci fa intendere Avoledo – sono solo marionette mosse dalle vere potenze: le grandi compagnie petrolifere, ad esempio.
Stokar, l’uomo violento dalla battuta pronta e dal comportamento sempre borderline, ha una personalissima morale ed è convinto che comunque il Male vada combattuto a ogni costo.
La storia procede senza un attimo di tregua per 495 pagine, con moltissimi colpi di scena: tra minacce e imprevisti, Stokar si farà nuovi amici così come nuovi nemici, ma ritroverà anche tracce di Elena (p. 118), un perduto amore, lasciando spazio anche ai sentimenti, dai quali, ovviamente non è immune, anzi.
Il romanzo
Non è mai notte quando muori è un romanzo che riesce a dosare in modo intelligente diversi generi letterari: avventura, thriller, fantapolitica, hard boiled, spy-story e noir. La scrittura di Avoledo, a cui siamo ormai abituati e che non si smentisce mai, procede tra dialoghi godibilissimi, descrizioni precise e mai gratuite, personaggi indimenticabili (oltre a quelli già citati l’enigmatica Mei Wei e l’affascinante hostess Irina) e una trama che non lascia spazio alla noia. Come sempre, poi, Avoledo affida alle sue storie una sottotraccia “politica”. Sempre nell’intervista rilasciata a https://www.milanonera.com/, dice, infatti: «Ambientando il romanzo in Africa ho anche scelto di rendere omaggio a quello che per me resta uno dei libri più importanti della letteratura moderna: Cuore di tenebra di Joseph Conrad, il libro sulla colonizzazione europea dell’Africa. Un libro che svela come le tenebre che vediamo in certe parti del mondo siano esportate da noi, nascano qui, nell’Occidente “civilizzato”. D’altra parte Auschwitz è stato concepito qui, è “Made in Europe”. Quando anni fa, in un’intervista alla radio, prevedevo che i primi campi di concentramento del futuro sarebbero sorti in Svezia, i miei ascoltatori facevano dei sorrisini di compatimento. Beh, aspettate e vedremo. Come ho detto al mio editore quando due anni fa ho scritto Come navi nella notte in cui prevedevo un governo di destra in Italia… Aspettate. E pregate che l’inevitabile non succeda… L’Africa è lo specchio in cui l’Europa si riflette e scopre il suo volto malsano e crudele. E Stokar è la mia cartina di tornasole che rivela il male di un posto: che sia il Nord Est italiano o l’Ard Alshams. Lo stana e poi lo combatte. È il mio eroe. Solo nella fantasia gli eroi possono essere “tutti giovani e belli.”»
L’autore
Tullio Avoledo, nato a Valvasone, in Friuli, nel 1957, ha esordito nel 2003 con L’elenco telefonico di Atlantide (premio Forte Village Montblanc – Scrittore emergente dell’anno), romanzo che ibridava fantascienza e mitologia con una satira feroce del mondo bancario e della società italiana ai tempi dell’effimero trionfo della web economy. Ha poi pubblicato altri undici romanzi, prima per Sironi e poi per Einaudi e Marsilio, tra cui Lo stato dell’unione (2005), Tre sono le cose misteriose (2006, premio Super Grinzane Cavour), Breve storia di lunghi tradimenti (2007), Un buon posto per morire (2011, scritto a quattro mani con Davide “Boosta” Dileo dei Subsonica) e Chiedi alla luce (2016). Ha anche pubblicato per Rizzoli una personalissima e divertita versione, ambientata nell’Italia odierna, delle Baruffe chiozzotte di Goldoni (2014). Ha partecipato con due romanzi (Le radici del cielo e La crociata dei bambini, Multiplayer) a Metro 2033 Universe, una narrazione collettiva internazionale sul mondo post catastrofe nucleare immaginato dallo scrittore russo Dmitry Glukhovsky; il suo terzo romanzo della serie, Il conclave delle tenebre, è di imminente pubblicazione in Russia. Nel 2021 è uscito Come navi nella notte (Marsilio) e nel 2022, sempre con Marsilio, Non è mai notte quando muori. Suoi libri sono stati tradotti in inglese, spagnolo, tedesco, russo, polacco e ungherese.
Tullio Avoledo, Non è mai notte quando muori, Venezia, Marsilio, 2022.