“Martini, secco disse Bond. In una coppa da Champagne profonda. Tre parti di Gordon, una di vodka, mezza di Kina Lillet. Agiti molto bene finché è ghiacciato, poi aggiunga una scorza di limone larga e sottile. Ha capito?” Ian Fleming – Casino Royale – 1953. L’apice del fascino di James è proprio nel momento in cui ordina il suo Martini “agitato, non mescolato”. L’agente segreto più iconico del mondo uscito dalla penna di Fleming festeggia sullo schermo sessanta primavere. Nel 1962 l’esordio in sala di 007 con Licenza di uccidere. I produttori pensarono subito a Cary Grant per quel ruolo affascinante e pieno di carisma. L’attore declinò l’invito, si sentiva troppo avanti con gli anni. Inizia così la grande avventura di Sean Connery indubbiamente il più amato agente di Sua Maestà. Non posso negare di provare attrazione anche per Daniel Craig dato che ho avuto la fortuna di fare la comparsa per lui in Casino Royale. Come al casinò, anche alla mostra il cinema vince.
La Mostra
Nell’album dei festeggiamenti, quest’anno, il più atteso e blasonato è in laguna. La 79a Mostra d’Arte Cinematograficadella Biennale di Venezia compie in realtà 90 anni. Undici edizioni sono saltate a causa della guerra e nei turbolenti anni ’70. Il primo film della storia venne proiettato sulla terrazza dell’Hotel Excelsior il 6 agosto 1932: Dr. Jekyll and Mr. Hyde di Rouben Mamoulian.
Non era ancora una rassegna competitiva, ma con registi e interpreti leggendari: Frank Capra, King Vidor, René Clair, Howard Hawks. Sullo schermo i volti di Greta Garbo, Clark Gable, Joan Crawford, John Barrymore, Vittorio De Sica. In assenza di premi ufficiali un referendum indetto tra il pubblico proclamò vincitore un film sovietico. Il cammino verso la vita.
Il cinema vince
Venezia79 proclamerà i suoi Leoni sabato 10 settembre, ma noi sappiamo già chi ha vinto. Il cinema che è la vita senza le parti noiose direbbe Alfred Hitchcock. L’alchimia di una sala buia che accende l’inconscio provocando empatia reggerà bene il confronto aspro con le piattaforme streaming attualmente protagoniste dell’offerta cinematografica, anche se Cannes a differenza di Venezia, le ha sempre osteggiate. Impossibile tornare indietro e a questo punto è auspicabile una sana forma di convivenza. Sarebbe d’accordo anche Sorrentino, Leone d’argento Gran Premio della Giuria lo scorso anno con È stata la mano di Dio, Netflix. Il regista ha dichiarato che non si considera un talebano della sala e le emozioni e i sentimenti passano in tutti i modi anche senza schermo gigantesco.
Si vince raccontando anche la realtà attuale
Nella vita come nel cinema, stiamo attraversando grandi turbolenze. Lo dimostra il surreale, apocalittico film d’apertura tratto dal romanzo che Don DeLillo scrisse nel 1985. “White Noise” – Rumore Bianco, diretto da Noah Baumbach, su Netflix dal 30 novembre, in concorso. In passerella al Lido grande entusiasmo per Adam Driver. White Noise narra le assurde follie dell’America, tra isteria collettiva e disinformazione, assomiglia molto al nostro tempo post pandemia. Esasperati dall’incombenza della morte, che appare anche sotto forma di nube tossica, i protagonisti trovano la pace solo al supermercato.
Se un film vince anche la paura
Dopo due anni faticosi il Cinema torna senza restrizioni sanitarie, ma il Covid ci ha fatto perdere serenità e sicurezza come del resto lo spettro della guerra. Il Direttore della Mostra Alberto Barbera delinea molto bene tale sensazione: “questo momento tormentato, percorso da tensioni di ogni tipo, sottoposto a una trasformazione in atto di cui si percepiscono le dimensioni telluriche ma di cui non è concesso di vedere il punto di approdo finale”. Barbera cita il monumentale volume di Gian Piero Brunetta che per l’occasione ricostruisce la storia della Mostra intrecciata con le vicende politiche, sociali e di costume in questi nove decenni.
Piccola parentesi
Breve istantanea di Venezia79: sono 56 i paesi rappresentati, 73 i lungometraggi della selezione ufficiale tra concorso, fuori concorso, Orizzonti, Biennale College. Poi ci sono i cortometraggi, le serie Tv, i film restaurati di Venezia Classici, capitolo che meriterebbe un pezzo a parte vista l’importanza dei titoli come Teorema di Pasolini. Julianne Moore, che ci ha sempre regalato memorabili interpretazioni, è Presidente della Giuria Internazionale. Madrina delle serate Rocío Muñoz Morales, attrice e conduttrice, compagna di Raoul Bova. La sua attrice prediletta? Monica Vitti, sin dai tempi dell’Accademia.
Il premio alla carriera
Apertura in Sala Grande con un Leone d’oro alla carriera per un simbolo del Cinema di tutti i tempi: Catherine Deneuve. “È una gioia ricevere questo premio prestigioso alla Mostra di Venezia, che amo e conosco da molto tempo, da quando Bella di giorno di Luis Buñuel ha ricevuto a suo tempo il Leone d’oro” ha dichiarato la splendida attrice francese, musa della Nouvelle Vague. Talento e bellezza in sodalizio con i grandi nomi del cinema europeo: Roger Vadim, François Truffaut, Roman Polanski, Marco Ferreri, Marcello Mastroianni, Gérard Depardieu.
Ma c’è un altro Leone d’oro alla carriera in questa edizione: Paul Schrader
Sceneggiatore e critico cinematografico, il regista statunitense ha rivoluzionato il linguaggio del cinema americano. Citiamo per tutti l’indimenticabile American Gigolò thriller raffinato dove Richard Gere veste Armani, il tutto accompagnato dalla colonna sonora di un grande come Giorgio Moroder. “Sono profondamente onorato, Venezia è il mio Leone del cuore”, ha dichiarato Schrader.
Il cinema vince anche con le star
Nella passata edizione il tema dell’aborto clandestino, nella Francia anni Sessanta di Audrey Diwan, si è rivelato più attuale che mai vincendo il Leone d’oro. Anche Venezia 79 affronta temi importanti e di suggestiva drammaticità. Presenti nella selezione ufficiale registi blasonati dall’Oscar e dal Leone d’oro e d’argento come Alejandro G. Iñárritu, Oliver Stone, Gianni Amelio, Darren Aronofsky, Gianfranco Rosi, Paolo Virzì, Martin McDonagh.
Nel manifesto quest’anno non c’è un leone, ma una leonessa
L’illustratore Lorenzo Mattotti che firma per il quinto anno l’immagine ufficiale curando anche la sigla della Mostra Internazionale così spiega la scelta stilistica: “Una Leonessa che si libra in alto e ci porge questo anniversario. Sono 90 gli anni dalla prima edizione della Mostra e per questo abbiamo voluto che l’immagine avesse delle linee classiche, così come classica è stata la scelta del fondo oro. Il colore oro è anche un riferimento ai manifesti dei primi decenni del Novecento. La Mostra è sempre stata classica, ma anche provocatoria. Qui il Leone, simbolo di potere e forza, si è trasformato in una Leonessa, che ha in sé eleganza e creatività. Dopo 90 anni, il Leone di Venezia, simbolo della Mostra, è ora diventato una Leonessa che vola attraverso la storia con energia e leggerezza, simbolo di speranza, lontano dall’aggressività e dalla ferocia”.
C’è chi farà discutere
C’è una donna che farà discutere, si chiama Monica, è transgender. Sul grande schermo ha il volto di Trace Lysette attrice trans e da sempre attiva nei movimenti LGBTQ. Una vita complicata la sua, nata 34 anni fa nel Kentucky in un ambiente che ha sempre rifiutato le diversità, compresa la famiglia d’origine. Ora Trace sta vivendo un periodo più sereno grazie anche al riavvicinamento con la madre. L’abbiamo vista anche con Jennifer Lopez in Hustlers (Le ragazze di Wall Street).
A Venezia79 è la protagonista del film in concorso del regista trentino Andrea Pallaoro “Monica”. Un cast certamente hollywoodiano, del resto il regista vive da tempo tra Los Angeles e New York. Nel 2017 porta in concorso Hannah, Coppa Volpi per Charlotte Rampling. Nel suo nuovo film la protagonista è una transgender che torna a casa dopo molti anni per curare la madre malata. Un momento drammatico che la porterà ad affrontare un doloroso passato.
Ritorna Penélope Cruz
Donna e musa ispiratrice di Pedro Almódovar, torna al Lido Penélope Cruz, protagonista di un film italiano in concorso firmato da Emanuele Crialese: “L’immensità”. Storia ambientata nella Roma degli anni ’70 tra quartieri in costruzione, varietà televisivi ancora in bianco e nero, modelli di famiglia superati e conquiste sociali. L’anno scorso Penélope Cruz ha vinto la Coppa Volpi con “Madre Paralelas” di Almoldóvar.
Quando si vince con le donne
Ancora una presenza femminile che esteticamente sta già provocando accesi dibattiti sulla somiglianza o meno della protagonista, l’attrice cubana Ana de Armas, ma quando si interpreta Marylin Monroe è il minimo che possa accadere. Si tratta di “Blonde” del regista Andrew Dominik nato in Nuova Zelanda ma cresciuto in Australia. Tratto dal romanzo di Joyce Carol Oates, il film racconta audacemente una delle icone di Hollywood, dall’infanzia precaria come Norma Jeane, sino alla straordinaria fama e agli intrecci sentimentali. Simbiosi tra realtà e finzione, drammi personali e rapporto con il grande pubblico di una stella sfolgorante e fragile.
Le avventure delle donne non si esauriscono mai, l’attore e regista statunitense Todd Field porta in concorso a Venezia un film con un titolo che sembra criptico: “Tár”. Storia ambientata nel mondo internazionale della musica classica, è incentrato sulla figura della prima donna della storia a diventare direttrice di una delle più importanti orchestre tedesche: Lydia Tár. A interpretare il ruolo Cate Blanchett. Questa volta è la bravura che vince su tutto.
Vale la pena di leggere il commento del regista per questa scelta. “Blanchett è una maestra assoluta. Mentre giravamo il film, l’abilità sovrumana e la verosimiglianza di Cate sono stati qualcosa di veramente sbalorditivo da vedere. Ha avuto un effetto positivo su di tutti. Il privilegio di collaborare con un’artista di questo calibro è qualcosa di impossibile da descrivere adeguatamente. Sotto ogni punto di vista, questo è il film di Cate”.
Protagonista una donna anche nell’affascinante vita dei santi, in concorso “Chiara” di Susanna Nicchiarelli. Chiara ha diciotto anni quando decide una notte di scappare da casa per raggiungere il suo amico Francesco. Da quel momento la sua vita cambia per sempre. Non si piegherà alla violenza della famiglia e si opporrà persino al Papa. Il carisma di una santa che lotta per cambiare il mondo e la vita delle donne. E vince.
Voglio segnalarvi in particolare due film in concorso entrambi legati ad una storia vera
“Argentina, 1985” di Santiago Mitre è ispirato alla storia di due coraggiosi procuratori che osarono indagare e perseguire i responsabili della fase più sanguinosa della dittatura militare argentina. Costantemente minacciati insieme alle loro famiglie lottarono contro il tempo per dare giustizia alle vittime della giunta militare. Quando vince la giustizia.
“Il signore delle formiche” di Gianni Amelio ci porta nell’Italia di fine anni Sessanta quando a Roma si celebrò un processo che fece scalpore. Il drammaturgo e poeta Aldo Braibanti venne condannato a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio, per aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne. Un reato pretestuoso che serviva solo per mettere sotto accusa i “diversi” di ogni genere e che porterà in quel caso a gravi conseguenze. Il ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a devastanti elettroshock. “Uno spaccato della provincia italiana nei cruciali anni Sessanta, quando il benessere economico non andò di pari passo con l’intelligenza delle cose, con l’apertura dei sentimenti”, ha commentato Gianni Amelio.
Rosi e Virzì
Fuori concorso due registi che amo particolarmente, e quindi sono curiosa di vedere i loro ultimi progetti. Gianfranco Rosi, vince il Leone d’oro nel 2013 con Sacro GRA. Anche se viene definito il primo documentario nella storia della rassegna lagunare ad aggiudicarsi questo titolo, non lo definirei un documentario, ma un mosaico struggente di tante storie che prendono vita nei pressi del Grande Raccordo Anulare di Roma. Vero cinema. Quest’anno presenta “In viaggio”. Il regista ripercorre i viaggi di Papa Francesco che in nove anni di pontificato ha visitato cinquantatré paesi. Italia, Brasile, Cuba, Stati Uniti. Il continente africano e il sud est-asiatico. Un filo rosso compone questa peregrinazione, povertà, natura, migrazioni, condanna della guerra, solidarietà. Suggestiva la foto di scena con il Papa che guarda dal finestrino dell’aereo, come una sua frase estrapolata dal racconto: “Sogno un mondo che ancora non si vede, ma che di certo arriverà.”
E poi c’è Paolo Virzì che con la sua narrazione surreale è in grado di affrontare qualsiasi tema. Presente a Venezia con “Siccità”. Ambientazione apocalittica, siamo a Roma, in città non piove più da tre anni e la mancanza d’acqua stravolge abitudini e regole dei cittadini. Il commento del regista: “Nel momento in cui le strade delle nostre città erano deserte, ed eravamo chiusi ciascuno a casa propria, connessi l’uno all’altro solo attraverso degli schermi, ci è venuto naturale guardare avanti, interrogandoci su quello che sarebbe stata la nostra vita dopo. Abbiamo iniziato a fantasticare su un film ambientato tra qualche anno, in un futuro non così distante dal presente”.
Visionario o premonitore? Comunque vince anche la fantasia
Rilassiamoci con un cocktail. Per celebrare l’anniversario dei 90 anni, l’Hotel Excelsior Venice Lido Resort ha creato un cocktail dedicato al mondo del cinema: “1932”. È un white cocktail Martini con vodka italiana, liquore al cioccolato, polvere di cacao bianco e panna liquida, con la scritta 1932 realizzata con il cioccolato fondente. Agitato e non mescolato direbbe James.
Sei unica Elisabetta!
Grazie di queste informazioni molto interessanti!
Dott.ssa Elisabetta che monumentale articolo, completo e ricco di bellissime foto; leggendolo mi sembra di esserci stato. Intanto mi è piaciuta l’apertura e la conclusione dell’articolo con 007. La prima notizia dà conto della sua esperienza, cioè aver fatto la comparsa per il film 007 con Daniel Craig, in Casino Royale, siamo sempre sul pezzo! In attesa dei Leoni che saranno comunicati sabato 10 settembre, anche noi lettori ci siamo fatti una bella panoramica nel cinema del nostro tempo grazie a questo bellissimo articolo. Condivido il premio del Leone d’oro alla carriera alla splendida Catherine Deneuve, che nonostante l’età matura è ancora bellissima, brillante e spiritosa. Mettere una leonessa nell’elegante manifesto è anche un omaggio a tutte le belle attrici che ci hanno fatto sognare nella sala cinematografica, quante volte abbiamo immaginato con la nostra attrice preferita. La vicenda di Monica sembra molto attuale, certamente questo racconto attirerà molti spettatori. Tutti gli altri film presentati sono interessanti, ma certo il prima possibile andrò a vedere Tár, anche questo film illustra un mondo fino ad ora esclusiva per gli uomini. Sarà bello commentare questa bellissima presentazione dopo aver visto qualche film. Complimenti per il Suo articolo è stata una bellissima illustrazione.
Gentile Elisabetta, grazie per questa carrellata cinematografica così interessante anche per le note personali. Venezia e il cinema sono una cosa straordinaria. Io purtroppo non potrò vivere dal vero questo evento, ma appena i film saranno nelle sale andrò a vederli con nella mente i suoi scritti. Grazie e buon lavoro.