A distanza di solo un anno il giornalista Claudio Colombo (prima alla Gazzetta dello Sport e poi per trent’anni al Corriere della Sera), dopo “Cronache da bordo ring” pubblica “Giganti del ring”, sempre con “Edizioni Incontropiede”, giovane casa della Riviera del Brenta nata nel 2014 e dedita solo alla letteratura sportiva. Un libro molto bello dove si evince già dal titolo si narra di pugili della categoria pesi massimi…i veri “giganti del ring”.
I grandi giganti

Un’autentica carrellata con storie e a volte leggende di cinquanta pesi massimi diventati campioni del mondo per vera forza o per caso vedi Ken Norton (nulla da dire sulla sua forza e sulle sue capacità) che si vide assegnare la cintura di campione del mondo a tavolino perché il WBC la tolse a Leon Spinks. Per inciso però va detto che Norton in un incontro senza titolo in palio sconfisse ai punti Cassius Clay (o se preferite Muhammad Alì) mandandolo in ospedale con una mascella fratturata.
Giganti sul ring con alterne fortune
Nell’elenco compaiono anche altri pugili diventati campioni del mondo ma rivelatisi poi delle meteore tipo Hasim Rahman, Michael Moore, James Douglas quest’ultimo famoso per aver battuto uno spento Mike Tyson, ma battuto subito dopo inesorabilmente da Evander Holyfield.
Il libro

Detto questo il libro di Claudio Colombo apre questo piacevole excursus sui pesi massimi partendo dagli albori del pugilato e addirittura con l’inglese James Figg che nel lontano 1719 si autoproclamò campione del mondo dei pesi massimi per mancanza di avversari. Nel 1727 venne sfidato da tale Ned Sutton, un intagliatore di pipe del Kent che raccontava di essere lui il vero campione del mondo. Si fece l’incontro e Figg vinse nettamente riempiendo di pugni l’avversario.
I primi veri giganti professionisti

Per arrivare al primo vero campionato del mondo dei massimi bisognerà aspettare il 7 settembre 1892 a New Orleans, dove i due contendenti, Jaems Corbett e John Sullivan, indossavano per la prima volta i guantoni (prima si combatteva a mani nude) e con le regole del marchese di Queensberry. Vinse James Corbett che mise al tappeto l’avversario alla ventunesima ripresa.
Da quell’incontro è passata molta acqua sotto i ponti e la storia del pugilato ed in questo caso quella relativa ai pesi massimi ha visto salire sul ring grandissimi personaggi per lo più statunitensi. A cominciare dal grande Jack Johnson che fu il primo pugile di colore a conquistare la corona di campione del mondo dei massimi nel 1908 e in qualche modo spaccando in due l’opinione pubblica statunitense che non vedeva di buon occhio il colore della sua pelle.
Tra i giganti un indimenticabile italiano

Le storie si susseguono a ritmo incessante con Jack Dempsey, Gene Tunney, Max Schmeling che era il campione prediletto di Hitler e il primo a riuscire nell’impresa di battere l’immenso Joe Louis con il quale poi perse nettamente per k.o. I due diventarono nel corso degli anni grandi amici. Ed ecco sfogliare le pagine con protagonista il nostro Primo Carnera che ebbe il suo momento di gloria vincendo il titolo mondiale il 29 giugno del 1933 a Long Island City dove mise k.o. alla sesta ripresa Jack Sharkey. Il regno di Carnera purtroppo durò meno di un anno in quanto fu battuto da Max Baer dopo essere andato dieci volte al tappeto.
Chi è il migliore?
Entrano in scena campioni del calibro di Joe Louis il bombardiere nero che con Cassius Clay da anni divide gli esperti su chi è stato il più grande peso massimo della storia.
Da Marciano a Liston

Arrivano in successione delle autentiche “perle” con Rocky Marciano che finì la carriera imbattuto con 49 vittorie su altrettanti incontri disputati. Floyd Patterson, lo svedese Ingemar Johansson (avrebbe dovuto incontrare anche il nostro Francesco De Piccoli medaglia d’oro alle olimpiadi di Roma nel 1960 n.d.r.) e l’orso Sonny Liston, con molta probabilità il più cattivo picchiatore nella storia del pugilato. Liston che aveva alle spalle un passato malavitoso diventò campione del mondo nel 1962 frantumando in poco più di due minuti il povero Floyd Patterson.
Quando entra in scena tra i giganti Muhammad Alì

Il regno di Liston pareva destinato a continuare per molti anni ma sulla sua strada trovò il giovane Cassius Clay diventato poi Muhammad Alì che nel 1964 lo mise k.o. alla sesta ripresa e così pure nella rivincita del 1965. A dir la verità furono due incontri un po’ particolari dove la verità non venne mai a galla. Fatto sta che da lì iniziò la grande carriera di Cassius Clay, tre volte campione del mondo e autore di epiche sfide con Joe Frazier, Ken Norton e George Foreman.
Non potevano mancare Mike Tyson o il nostro Damiani


Ovviamente tra le pagine si leggono anche delle bellissime storie su questi tre campioni ben tratteggiate da Colombo. L’elenco prosegue con Larry Holmes, Michael Spinks e chiaramente con Mike Tyson fino a non dimenticare il nostro Francesco Damiani che se avesse avuto un po’ di coraggio in più sarebbe potuto diventare ancora più grande, Tyson permettendo. Ultimi ma non ultimi chiudono la carrellata Wladimir Klitschko, Tyson Fury, Anthony Joshya e Oleksander Usik, anche se con tutto il rispetto sembrano ben lontani dal poter affascinare gli appassionati di questo sport così legato a nomi leggendari.
Nelle ultime pagine l’autore con molta perizia descrive gli aspetti fondamentali per la conoscenza del pugilato dai colpi (gancio, montante, diretto, jab, uppercut) al suono del gong, dalla diversificazione delle sigle alle categorie. Un libro da leggere e custodire nella propria biblioteca dello sport.
Giganti del ring di Claudio Colombo (edizioni Incontropiede), pagg.167 Euro 18,50