“Mi sono resa conto molto giovane che la fotografia sarebbe stata il mio mezzo espressivo. Ero più visiva che intellettuale … Non ero molto brava a studiare. Ho lasciato il liceo, sono partita in una giornata estiva in bicicletta”. Tra le molte testimonianze di Sabine Weiss ho scelto quella che mi affascinava di più, la interpreto come l’essenza del suo concetto estetico: catturare l’effimero per trasformarlo in un messaggio universale. Immagino questa ragazza in bicicletta, la sua corsa liberatoria verso un futuro che la porterà, praticamente unica donna, nell’élite dei grandi fotografi. Di lei e delle sue immagini straordinarie potremo scoprire tutto, grazie alla grande mostra organizzata alla Casa dei Tre Oci alla Giudecca, da sempre punta di diamante della fotografia d’autore.
Sabine e la mostra
“Sabine Weiss. La poesia dell’istante” curata da Virginie Chardin. Si tratta della più ampia retrospettiva mai realizzata finora, la prima in Italia, dedicata alla fotografa franco-svizzera scomparsa all’età di 97 anni nella sua casa di Parigi lo scorso 28 dicembre, tra le maggiori rappresentanti della fotografia umanista francese insieme a Robert Doisneau, Willy Ronis, Edouard Boubat, Brassaï e Izis.
Un viaggio con gli occhi di Sabine
Alla Casa dei Tre Oci, oltre 200 fotografie, certamente il più importante tributo alla sua luminosa carriera. Tra i luoghi del mondo che ha immortalato, scopriamo che Venezia ha un posto privilegiato per lei e la sua famiglia, è una promessa di felicità. In una delle sue interviste racconta che i suoi genitori cominciano il loro primo viaggio insieme in autostop, arrivano in Italia visitando il Nord e i laghi, infine giungono a Venezia dove sboccerà il loro grande amore.
Una donna dietro l’obiettivo
Sabine è l’unica donna del dopoguerra ad aver esercitato questa professione così a lungo e in tutti i campi della fotografia, dai reportage, ai ritratti di artisti, dalla moda, agli scatti di strada con particolare attenzione ai volti dei bambini, fino ai numerosi viaggi per il mondo.
La stessa Sabine Weiss, ha partecipato attivamente alla costruzione del percorso espositivo aprendo i suoi archivi personali, conservati a Parigi. La prima volta che viene raccontata in maniera ampia e strutturata la sua straordinaria esperienza professionale.
“Per essere potente, una fotografia deve parlarci di un aspetto della condizione umana, farci sentire l’emozione che il fotografo ha provato di fronte al suo soggetto”, così diceva.
Chi era Sabine
Era nata a Saint-Gingolph, in Svizzera, il 23 luglio 1924. Il padre era un ingegnere chimico e produceva perle artificiali da squame di pesce. Lei ancora bambina inizia a fotografare con una macchina fotografica in bachelite, una passione da adolescente che diventerà in seguito la sua professione. Apprendistato dai Boissonnas, una dinastia di fotografi che lavorano a Ginevra e poi a Parigi, dove si stabilisce nel 1946, diventando assistente di Willy Maywald, un nome che rappresenta l’olimpo della fotografia d’alta moda, probabilmente abbiamo visto le sue foto centinaia di volte. Tutte le collezioni Dior, i reportage per le più grandi riviste come Vogue, Harper’s Bazaar, Stern, Life.
Sabine, professionista con l’anima da bambina
In questo mondo fatto di cultura, eleganza, bellezza, si muove Sabine. Nel 1950 sposa il pittore americano Hugh Weiss (1925 – 2007). Sarà un grande legame, sentimentale e creativo. Lui l’accompagna nei viaggi facendo da assistente, lei ispira le sue tele come una modella. Professionalmente Sabine userà il cognome del marito e con quello darà il via alla sua carriera di fotografa indipendente diventando famosa in tutto il mondo. Il suo cognome da nubile è Weber. La coppia si trasferisce in un piccolo studio a Parigi, luogo dove Sabine rimarrà sino alla sua scomparsa nel dicembre del 2021.
Così amava descriverla Hugh Weiss: “Quando Sabine fotografa i bambini, diventa bambina lei stessa. Non esistono assolutamente barriere tra lei, loro e la sua macchina fotografica.”
Un mondo da scoprire dietro la macchina fotografica
Parole che rivelano la vera essenza di questa artista, anche se non amava considerarsi tale. Nonostante frequentasse poeti, pittori, musicisti a Montparnasse e Montmartre, lei voleva essere definita solo una fotografa.
Le sue immagini immortalano sentimenti ed emozioni in linea con la grande fotografia umanista francese. Sia che si tratti di passanti e bambini, foto di moda o ritratti di personaggi famosi, gli scatti di Sabine si trasformano in pura poesia e stupore. Emerge la curiosità per il mondo, la capacità di vedere e documentare che, grazie ai numerosi reportage come la serie dedicata ai manicomi realizzata in Francia, la rendono un simbolo di coraggio e libertà per tutte le donne fotografe.
Le opere in mostra
La poesia dell’istante è un racconto visivo delle numerose tappe fotografiche, come nei meravigliosi anni ’50 quando le sue foto entrano a far parte delle grandi testate internazionali: Picture Post, Paris Match, Vogue, Le Ore, The New York Times, Life, Newsweek. Anni in cui espone anche al MoMA di New York. Alla Casa dei Tre Oci possiamo ammirare una serie di scatti legati ai suoi memorabili servizi di moda.
Una sezione del percorso è dedicata ai ritratti di personaggi del mondo della cultura, dell’arte e del cinema: Robert Rauschenberg, Igor Stravinskij, Fernand Léger, Françoise Sagan, Romy Schneider, Ella Fitzgerald, Simone Signoret, Brigitte Bardot.
Sabine Weiss ci fa pensare a Sabrina di Billy Wilder
Come lei prende il transatlantico Liberté anche se fa il tragitto inverso a quello di Audrey Hepburn e nel 1955 raggiunge l’America assieme al marito rimanendone impressionata e lasciando sul campo una serie di scatti strepitosi, dalle strade di New York, al Bronx, da Chinatown alla Ninth Avenue. Il New York Times pubblicherà il suo reportage con il titolo: “I newyorkesi (e la Washington) di una parigina”.
Immagini originali dell’America raccontata da un punto di vista francese, molte esposte per la prima volta in Italia in occasione della retrospettiva.
Una vita in viaggio
Il percorso riserva ampio spazio anche ai lavori realizzati a partire dagli anni ‘80, all’età di sessant’anni, durante i suoi viaggi in Portogallo, India, Birmania, Bulgaria ed Egitto. Come ha osservato la curatrice Virginie Chardin, “in essi si registra una straordinaria vivacità intellettuale con note sentimentali, incentrate sulla solitudine, sulla fede e sui momenti di riflessione dell’esistenza”.
Sabine e Venezia
In mostra anche due immagini scattate a Venezia di grande impatto emotivo. Oltre alle fotografie, vengono presentati alcuni estratti da film – documentari a lei dedicati: “La Chambre Noire” “Sabine Weiss” “Il mio lavoro come fotografa“. Testimonianze dirette del suo percorso artistico, le esperienze di viaggio, le difficoltà di essere una fotografa donna.
Il catalogo, pubblicato da Marsilio Arte, propone molte immagini inedite, i testi di Virginie Chardin, curatrice della rassegna e di Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci.
Sabine “chiude” i Tre Oci
“La poesia dell’istante” costituisce l’ultima grande esposizione in questa dimora storica, da un decennio punta di diamante della fotografia internazionale, recentemente acquistata dal facoltoso collezionista Nicolas Berggruen e che diventerà la prima sede europea del Berggruen Institute.
Ma la vicenda continua, ha raccontato Michele Bugliesi presidente della Fondazione di Venezia. Si apre infatti un nuovo progetto culturale e la sede si sposterà dalla Giudecca a San Giorgio presso le sale dell’ex Convitto, circa 1800 metri quadri su due piani. Iniziativa che nasce da una collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini, molti i progetti e gli eventi in cantiere.
Nell’attesa, ammiriamo questa mostra davvero speciale, un prezioso tributo a Sabine Weiss e alle sue straordinarie immagini, poesia dell’effimero e icone della fotografia.
SABINE WEISS LA POESIA DELL’ISTANTE
VENEZIA / TRE OCI – 11 marzo – 23 ottobre 2022
Casa dei Tre Oci
Fondamenta delle Zitelle 43, Giudecca, Venezia
Curata da Virginie Chardin, la retrospettiva è promossa dalla Fondazione di Venezia, realizzata da Marsilio Arte in collaborazione con Berggruen Institute, prodotta dallo studio Sabine Weiss di Parigi e da Laure Delloye-Augustins, con il sostegno di Jeu de Paume e del Festival internazionale Les Rencontres de la photographie d’Arles.
Forse perché sono stato da poco a Venezia, forse perché sono un modesto fotografo dilettante, con questo tuo fantastico saggio di “Sguardo e Cuore”, mi hai davvero incantato. Tornerò appena possibile per godere, anche tramite le tue parole, della Mostra e delle sue meraviglie.
Riccardo
Dott.ssa Elisabetta grazie per averci fatto conoscere questa artista contemporanea di quest’arte praticata prevalentemente, nel secolo scorso, dal genere maschile. Pur debuttando poco prima della metà del secolo scorso, Sabine Weiss è determinata a coltivare la sua passione iniziata da ragazza con piccole macchine per dilettanti. La foto posta nell’introduzione dell’articolo ci presenta un’immagine elegante di due belle e raffinate modelle, certamente una posa costruita, ma lo scatto suscita una piacevolissima fruizione. Catturare il particolare insignificante, definito effimero, per dargli un significato e una valenza più forte è un processo che solo i grandi artisti riescono a fare. Venezia continua ad essere una delle città più attente, nel mondo, anche verso artisti meno noti, sia pure di grandissimo valore e Lei Dott. Elisabetta è sempre attenta a proporci e a dare voce a queste raffinate testimonianze.