In un paese che plaude a scena aperta la bocciatura senza riserve di una legge in materia di contrasto all’omotransfobia risulta difficile indignarsi seriamente. Ma ci proviamo. In un paese in cui un senatore della Repubblica si esprime contro la decisione di rimuovere le affissioni antiabortiste di Pro Vita dal Comune di Roma (per violazione delle norme in materia di affissioni) e non dice una singola parola sull’ospedale pediatrico di Mariupol bombardato da Putin, risulta ancora più arduo indignarsi. Ma, ribadisco, proviamoci. Il patriarca ortodosso russo Kirill (amico personale di Vladimir Putin nonché personalità di gran peso politico in Russia), come noto, ha dichiarato che la guerra sia in realtà uno strumento di contrasto alle “lobby gay”.
Kirill e il sermone

In un sermone ha in sostanza elogiato questa infame guerra contro l’Ucraina: una lotta contro la promozione di modelli di vita contrari alla tradizione cristiana. Un infame attacco duramente contestato anche da testate giornalistiche di orientamento clericale quali Famiglia Cristiana.
Per quanto i sempre straordinari Luca e Paolo abbiano provato, con scarsi risultati questa volta, a ricamarci una battuta satirica paragonando il vestiario del patriarca a quello del noto performer Boy George, le circostanze rendono complessa la ricerca di una risposta adeguata. Sicuramente sono parole che colpiscono a morte.
Kirill e noi “privilegiati”

Ma non noi “privilegiati”, noi che viviamo altrove e che possiamo condurre le nostre esistenze (seppur in assenza di leggi decenti in ambito diritti civili) senza rischiare la pelle quotidianamente. Colpiscono a morte ancor di più la popolazione LGBTI russa, oramai vittima di persecuzioni dichiarate. Per non parlare del rapporto, già difficilissimo, tra Chiesa Ortodossa e omosessualità. Le affermazioni ufficiali della Chiesa Ortodossa, provenienti dalla gerarchia ecclesiastica, continuano a definire il “comportamento omosessuale” come gravemente peccaminoso e per questo dannoso per la persona umana.
Russia paese civile?

La Russia è il paese delle leggi-confino contro la popolazione LGBT. Il paese che reprime e sanziona duramente qualsiasi forma di ciò che definisce essa stessa “propaganda omosessualista”. Era necessaria questa ennesima abominevole uscita per rendersene conto ed esibire quell’espressione di sdegno non coinvolto che oramai ci identifica?
Kirill è solo l’ultimo a esprimersi

Sicuramente salta all’occhio come i personaggi storicamente conosciuti per la loro avversione nei confronti delle rivendicazioni LGBTI oggi esprimano posizioni decisamente poco aggressive nei confronti del regime putiniano. Così come curiosamente i negazionisti, l’altro ieri no-mask e ieri no-vax, oggi sono nella stragrande maggioranza contrari all’unica narrazione umanamente sensata. Che connota la Russia come nemico invasore e l’Ucraina come paese aggredito.
Il paradosso che non fa ridere

Ovviamente tirando in ballo questioni totalmente estranee al conflitto, come l’esistenza del battaglione neonazista Azov. Quasi a voler giustificare un’iniziativa folle, criminale e genocida con un intento “denazificante” dell’Ucraina. Intento che, espresso da coloro che sopprimono fisicamente gli oppositori politici e le minoranze etniche, suona tra l’assurdo e il comico. Se solo ci fosse qualcosa da ridere.
