Chi sarà il successore del presidente Sergio Mattarella? La grande macchina dei media si è messa in moto ormai da mesi, con previsioni, numeri, azzardi, calcoli da bar sport. 6-4-2 è la formazione attuale. Sei presidenti originari del sud, quattro del nord, due del centro. Per la precisione i presidenti “isolani” sono tre: Segni, Cossiga e Mattarella. La geopolitica nelle elezioni presidenziali ha avuto il suo ruolo, come nell’alternanza tra laici e cattolici. Uno solo è stato nominato due volte (Napolitano), due si sono dimessi prima (Segni e Leone). Il primo per motivi di salute, il secondo perché accusato ingiustamente nello scandalo Lockeed.
Non sempre il presidente della Repubblica “favorito” vince

Nelle tredici elezioni presidenziali, raramente, come si usa dire nel linguaggio clericale, il favorito alla vigilia vince, soprattutto se si auto-candida, più o meno direttamente. “Chi entra papa in conclave, ne esce cardinale”. Ne sa qualcosa Romano Prodi, più volte presidente del consiglio, commissario europeo, fondatore dell’Ulivo, cecchinato nel 2013 durante la votazione alla presidenza della Repubblica da 101 franchi tiratori, non pochi singoli.
Romano Prodi presidente della Repubblica? Ma anche no

Dopo una solenne assemblea di tutta la gauche al cinema Capranica di Roma, si era deciso di convergere sul professore bolognese. Era stato trombato da poco, l’ex sindacalista Cisl, l’abruzzese Franco Marini, perché “troppo” democristiano. Clima teso delle grandi occasioni. Il pre-conclave opta dunque per il professor Prodi. Il cursus honorum era di tutto rispetto, la fama internazionale anche. A distanza di otto anni ancora non si sa esattamente chi furono i 101 traditori, una bella cifra. Potere del voto segreto e degli intrighi di corte. Napolitano fu costretto ad accettare il bis, ma a termine.
Dunque due dati assoluti
In 75 anni di Repubblica, mai un presidente donna e mai un veneto, altre regioni importanti come la Lombardia e l’Emilia-Romagna, restano ancora escluse da tale mosaico presidenziale.
Solo per vedere due veneti, ma presidenti del Consiglio, bisogna risalire a oltre un secolo fa

Luigi Luzzatti, veneziano, economista, fu presidente del consiglio prima di Giovanni Giolitti, tra il 1910-1911. Alla sua genialità politica si deve la fondazione delle prime banche popolari italiane, le case a riscatto per i ceti bisognosi, il programma di edilizia popolare. Non è poco. A Venezia e in Veneto, resta ancora uno semi-sconosciuto. Bisognerà aspettare la Democrazia Cristiana e il Veneto Bianco ancora terra agricola, per arrivare al secondo presidente del consiglio: Mariano Rumor, vicentino, due volte primo ministro (1968-1970 e 1973-74). Si sobbarcò due rogne non indifferenti. La rivolta studentesca e i primi grandi scioperi dei lavoratori. Oltre alla gravissima crisi di Suez nel 1973 con la benzina alle stelle, le prime giornate obbligatorie in bicicletta, l’austerity e una inflazione che correva al 20%.
Anche tra presidenti di Camera e Senato se ne contano ben pochi di veneti

Maria Elisabetta Casellati, attuale presidente del Senato, la seconda carica dello Stato, rappresenta due eccezioni: donna e veneta.Qualcuno osserverà sulla scarsa vocazione dei nostri ad essere rappresentativi. Grandi uomini, modello Einaudi, De Nicola, De Gasperi, Pertini, Ciampi non se ne videro tanti nelle terre venete. Eppure, andando a ritroso, qualche nome c’è stato. La prima che mi viene in mente è la trevigiana di Castelfranco Veneto, Tina Anselmi. Staffetta partigiana con il nome di Gabriella, modello assoluto ed esemplare di dedizione alla fede politica. Fu nel 1976 la prima ministra italiana con il governo Andreotti. Le fu affidata la delicatissima delega al Lavoro e alla previdenza sociale.
Altri politici veneti da ricordare

Altri politici veneti influenti nell’Italia dello sviluppo economico furono Antonio Bisaglia, il giornalista veronese Guido Gonnella, il più volte ministro Ferrari Aggradi, nato alla Maddalena, ma di casa in Veneto, il padovano e partigiano Luigi Gui, padre costituente, più volte ministro (Pubblica istruzione, Sanità, Difesa, Interni e Pubblica amministrazione), Gianni De Michelis, ministro degli Esteri e vice-presidente del Consiglio, fu un personaggio di peso ai tempi del governo Craxi negli anni Ottanta.
La senatrice rodigina socialista Lina Merlin, meriterebbe un capitolo a parte. Nel 1958 riuscì a imporre in Parlamento la chiusura dei bordelli pubblici per una questione di dignità femminile.
Per completezza, ecco la provenienza regionale dei Presidenti

Luigi Einaudi, piemontese; Giovanni Gronchi, toscano; Antonio Segni, sardo; Giuseppe Saragat, piemontese; Giovanni Leone, campano; Sandro Pertini, ligure; Francesco Cossiga, sardo; Oscar Luigi Scalfaro, piemontese; Carlo Azeglio Ciampi, toscano; Giorgio Napolitano, campano; Sergio Mattarella, siciliano.
Ora non resta che aspettare la carica dei 1007 grandi elettori per il tredicesimo presidente della Repubblica. Tra nord, centro, sud e isole, le sorprese non mancheranno.