Per raccontare una storia è necessario trovare la giusta distanza, come ci ha insegnato Carlo Mazzacurati nel suo bel film dal titolo omonimo, riferito soprattutto al giornalismo. Ma vale anche, anzi soprattutto, per la narrativa e più che mai quando le vicende del protagonista si ispirano all’esperienza vissuta dall’autore. Gabriella Bampo, nel suo romanzo d’esordio, La misura della distanza, appena uscito per i tipi di Laurana editore, ci proietta negli anni Settanta del secolo scorso, e nelle vite di due giovani, Isabella e Farid.
La distanza dovuta all’ignoranza


Lei italiana, lui persiano venuto a Venezia per studiare architettura. Il loro sarà un incontro che si accenderà di un amore destinato a superare tutti gli ostacoli che spesso le coppie miste si trovano ad affrontare: l’ostilità di entrambe le famiglie, le diversità culturali e religiose, la distanza, appunto, sia fisica che metaforica tra le due realtà da cui provengono.
Una decisione difficile
La passione iniziale si concretizza nel matrimonio e Isabella deciderà di lasciare tutto per seguire Farid in Iran. Il viaggio, lungo e avventuroso via terra restituisce al lettore un mondo perduto tra i vagoni di un Orient Epress – per niente simile a quello di Agatha Christie, sporco, maleodorante e fatiscente – di un pullman affollato che lascia intravedere dai finestrini polverosi un paesaggio via via sempre più aspro e arido.
L’amore supera la distanza?
L’amore per Farid permette a Isabella di superare le fatiche e le difficoltà che incontreranno lungo il percorso fino a Teheran, dove la coppia ha deciso di stabilirsi e di vivere. Ma non è semplice per una donna occidentale, emancipata e libera, abituarsi alla mentalità musulmana tanto più che Farid, lontano da Venezia, inizia a dimostrare il suo retaggio maschilista che vorrebbe una moglie sottomessa e prona al volere del suo uomo.
La distanza cresce
La nascita di un figlio peggiora la situazione, i conflitti si acuiscono, le incomprensioni amplificano il divario culturale tra i due, allontanandoli sempre di più. Isabella era convinta che l’amore potesse bastare ad appianare le divergenze tra due mentalità molto diverse e deve invece ammettere con se stessa, un poco alla volta, di non essere disposta ad accettare una situazione che lede la sua dignità di donna.
La distanza del sentimento e della cultura
Intorno a loro tutto si disintegra: la stabilità economica messa in crisi da scelte sbagliate di Farid, l’impero dello Scià, la società persiana così come l’avevano conosciuta, ma soprattutto l’amore tra loro. Isabella si trova coinvolta nella rivoluzione islamica del 1979 e si vede costretta a fuggire, a tornare in Italia, dove troverà la forza di separarsi da Farid e inventarsi una nuova vita con suo figlio.
L’autrice
Gabriella Bampo ha vissuto sei anni Iran, nello stesso periodo in cui è ambientato il romanzo. Conosce bene quella terra e la sua gente: dalle sue pagine traspare un sentimento struggente ancora vivo che le ha permesso di restituire al lettore atmosfere e immagini forti e suggestive, mettendo in luce contrasti e contraddizioni di una società in cambiamento, un cambiamento che non è stato capito nemmeno da chi lo ha scatenato e voluto, senza immaginarne le conseguenze.
Sarà l’incontro, dopo qualche anno, con un vecchio amico persiano, ex rivoluzionario, a rendere evidente il fallimento di quegli ideali di libertà tradita. Ideali che avevano portato molti giovani a credere nella lotta contro lo Scià.
Lo stile
La scrittura di Gabriella Bampo è particolarmente evocativa. La scelta del periodare paratattico, che predilige frasi brevi senza troppe subordinate, conferisce alla lettura un ritmo incalzante. Inoltre la scelta di riportare i dialoghi senza usare segni diacritici rende il testo denso e unitario anche dal punto di vista grafico. Un ottimo esordio, dunque, nel panorama narrativo contemporaneo: si può dire con certezza che l’autrice ha trovato la giusta distanza per narrare la sua storia.
Chi è


Gabriella Bampo vive a Mestre, ha studiato Lingue e Letterature orientali a Ca’ Foscari. Ha insegnato per molti anni nella scuola pubblica. Dal 2013 si dedica a tempo pieno alla narrativa. Ha frequentato corsi di scrittura creativa a Treviso, nello spazio de Il Portolano, e a Mestre. Alcuni racconti sono stati pubblicati in antologie collettive. Ha vissuto sei anni in Iran. Questo è il suo primo romanzo.
Gabriella Bampo, La misura della distanza, Milano, Laurana Editore, 2021.
Analisi accurata e completa, sguardo sensibile e acuto sia dal punto di vista narrativo che da quello stilistico. Brava Annalisa Bruni.
Grazie!