“La Commissione europea ha annunciato il via libera al riconoscimento dell’indicazione geografica protetta del vino croato Prosek”. Di Prosecco se ne parla in testi dal 1600 al 1800, c’è chi tira in ballo anche Plinio con il “pucino”. Di “guerre” ormai l’Europa ce ne ha dichiarate tante. Guerre, soprattutto subdole. Per contrastare e sminuire la qualità dei nostri prodotti di eccellenza dell’enogastronomia tricolore che tutto il mondo ci invidia. Che hanno una storia e una cultura. Nella Carta si parlava di una Unione dei Popoli, non delle lobby finanziarie e non c’è tratta di battaglia contro i prodotti tra Paesi membri. Nel 2000 iniziò il conflitto contro il cioccolato, poi le etichette del pollo. Adesso il grido è: “difendiamo il prosecco”.
Dalla pasta al formaggio

Libera vendita in Europa di pasta fatta con grano tenero, formaggi ottenuti da latte in polvere, possibilità di chiamare vino anche quello con aggiunta di zucchero o addirittura ottenuto da frutta diversa dall’uva. Le aperture alla commercializzazione di carne e latte provenienti da animali clonati. Mancato obbligo degli Stati membri ad intervenire d’ufficio di fronte a palesi falsificazioni di prodotti tipici. Come nel caso del Parmesan in Germania, sono altri preoccupanti capitoli aperti nei confronti dell’Unione europea. Come se non bastasse, si spera l’ultima di una lunga serie, tocca al prosecco. “Difendiamo tutti le nostre eccellenze” dicono insieme produttori e politici.
Tutti difendiamo il prosecco

Le reazioni non si sono fatte attendere. Valerio Nadal presidente Condifesa Veneto (20mila imprese associate): “Il Prosecco è sinonimo di territorio e turismo. Fin da quando era presidente della Provincia di Treviso Zaia si è battuto e continua a farlo per tutelare i nostri prodotti. E’ scorretto che altri si appropriano della nostra cultura e del nostro lavoro. Difendiamo compatti ciò che è nostro”.

Andrea Colla presidente Coldiretti Venezia: “E’ necessario fare presto per fermare una decisione scandalosa che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo, si tratta di un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi come in Argentina e Australia”.

Sul tema si è espresso anche Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso, che ha parlato di un segnale negativo che arriva da un Paese vicino all’Italia, la Croazia, che fa anche parte dell’Unione Europea: “Già questo fa pensare che non siamo sulla strada giusta, poi, che tutto questo possa essere avallato dall’Ue, è ancora peggio. Io credo che si debba fare non tutto ma di più per bloccare queste iniziative che vanno ad infangare un nome che in questi anni si è fatto sempre più forte, radicato e internazionale”.
Franco Passador direttore generale Vivo Cantine viticoltori del Veneto orientale: “Siamo concordi sul fatto che il Ministero si è già opposto a questo riconoscimento e utilizzerà ogni argomentazione per respingere la domanda. La nostra imprenditoria va tutelata. Difendiamo insieme, produttori e politici le nostre eccellenze”.
Anche il Consorzio a tutela del Prosecco Doc dice la sua

In merito alla vicenda relativa alla richiesta di riconoscimento avanzata alla UE da parte del Prosek croato, la posizione del Consorzio tutela del Prosecco Doc esce dalla voce del presidente Zanette: “La vicenda ci è nota da tempo e dalle dichiarazioni fatte dal Commissario ci era ben chiara la direzione che avrebbe preso. Ma la faccenda non è affatto conclusa. Da quando l’istanza giunta dal Prosek verrà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea avremo 60 giorni per presentare le nostre osservazioni e la Gazzetta europea non ha ancora pubblicato nulla in proposito. Non saremo soli: presenteremo le osservazioni insieme ad altre forze che si stanno unendo a noi, consapevoli della gravità che tale eventuale approvazione da parte della UE creerebbe. Si tratterebbe di un precedente pericoloso, le cui derive sono facilmente intuibili.
I produttori più famosi: “Difendiamo una nostra eccellenza”

Sandro Bottega, uno dei più noti produttori di Prosecco dichiara: “Credo che le motivazioni che giustificano l’utilizzo di questo nome siano molto flebili. Questo ne fa un atto di ingiustizia che va contrastato nelle sedi opportune e il mio invito è alla politica di farsi carico di questo problema. Sicuramente il consumatore mondiale conosce il prodotto italiano originale, ma è anche vero che l’azione di disturbo di questo prodotto potrebbe danneggiare tutto il comparto. Purtroppo, troppo spesso, la giustizia non è dei giusti.”

Federico Dal Bianco vice presidente di Masottina. “Nomi così simili Prosek e Prosecco non tutelano i produttori, il territorio, il metodo. Il Prosek è un vino dolce e ambrato. Non è assolutamente simile al nostro Prosecco . Come produttore non mi sento tutelato, credo sia una decisione che crea molta confusione e l’Italian Sounding in questo caso minaccia il nostro vero Made in Italy. Non basta l’assonanza a creare un prodotto. Il valore è frutto del lavoro e della passione di chi ha creduto nel nostro territorio”
Anche la politica entra in gioco: Difendiamo il prosecco”

Dice il Governatore del Veneto Luca Zaia: “Non ho parole per commentare quanto accaduto. Di questa Europa non sappiamo cosa farcene. Un’Europa che non difende l’identità dei suoi territori, un’Europa che dovrebbe conoscere la storia del prosecco… Dovrebbe capire che non solo si tratta di un prodotto che ha avuto tutti i riconoscimenti formali dalle stesse strutture amministrative della Commissione Europea, anche rispetto alla riserva del suo nome, ma il prosecco ha addirittura ottenuto il massimo riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. Tanto è vero che il territorio in cui si produce è definito ‘le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene’. E, quindi, adesso saremmo costretti a discutere anche sul nome di un sito già proclamato ufficialmente Patrimonio dell’Umanità”.
Guerra anche in Europarlamento

L’europarlamentare Rosanna Conte: “La Commissione europea ha annunciato il via libera al riconoscimento dell’indicazione geografica protetta del vino croato Prosek. Lo ha fatto rispondendo a una interrogazione che ho firmato insieme ad altri eurodeputati italiani, e che ha fatto seguito a una lettera che la delegazione della Lega al Parlamento europeo aveva inviato a inizio luglio. Siamo di fronte a un gravissimo colpo a uno dei pilastri del nostro made in Italy nel mondo, il Prosecco.
Per quanto Bruxelles si ostini a dire il contrario, è palese come il riconoscimento del Prosek croato, da un lato, costituisca una grave forma di concorrenza sleale al nostro vino, e dall’altro metta in discussione il meccanismo di tutela dei prodotti Dop e Igp. Ricordo alla Commissione che il Prosecco, in quanto Dop dell’Ue, dovrebbe essere protetto dalla stessa Ue, e non il contrario. La Denominazione del Prosecco, al contrario del prodotto croato, lega inscindibilmente il suo nome a quello di un territorio ben definito e di grande valore”.

Gianantonio Da Re, europarlamentare: “Il Prosecco è veneto. L’Ue non ci prenda in giro: inaccettabile che un vino prodotto in Croazia si possa chiamare Prosek senza ammettere che si tratta di contraffazione bella e buona. Qeusta andrà a penalizzare duramente uno dei prodotti di eccellenza del Made in Italy. Se la Commissione europea intende davvero prendersi gioco dei nostri produttori riconoscendo l’indicazione geografica protetta del vino croato Prosek, si sbaglia di grosso.
Per impedire questa follia e bloccare un disastro economico è assolutamente necessario che si attivino immediatamente il Commissario europeo Paolo Gentiloni, il Premier Mario Draghi e il Presidente della Regione Luca Zaia. A partire da adesso abbiamo due mesi di tempo per opporci. Il Governo italiano e la Regione del Veneto insieme all’Europa devono impedire che venga “legalizzata” la concorrenza sleale al nostro vino. Se non ci si opporrà, il rischio sarà irreparabile non solo per il Veneto ma per tutto il Paese perché inizieranno a svalutare la tipicità di moltissimi altri prodotti italiani a livello mondiale”.