E’ un fatto: le stagioni della pandemia hanno dato slancio ai libri, di carta e non. Una vera sorpresa nell’Italia del video totalizzante, una notizia consolante non solo per l’industria editoriale e i librai. In questo contesto, penso valga la pena di collocare una iniziativa privata che dà vita a due manifestazioni pubbliche intimamente legate alla lettura. Questo avviene a Mestre dove l’associazione Mestre domani (mestredomani@gmail.com) ha inventato un premio letterario per romanzi inediti e uno per racconti a tema (e il tema è Mestre stessa). Particolarmente innovativo è il primo: i tre libri selezionati da una giuria tecnica vengono pubblicati a spese dell’ente promotore, sarà poi una giuria popolare, in autunno, a scegliere il preferito fra i tre (che sono tutti vincitori). Si può dire, a questo punto, che c’è una città che, cercando se stessa attraverso gli strumenti culturali più o meno popolari, ha individuato nella lettura un lievito destinato a nutrirne la crescita socio-culturale. Per la cronaca, i romanzi sono: I Magazzini del sale di Andrea Gobbo, L’organista luterano di Domenico Mantovani, La Gigia del pass di Michele Zanetti.
Dalla pandemia alla Via

Non dilagano soltanto le varianti del coronavirus: nel mondo c’è anche lo scorrere di forti pensieri come quelli del filosofo francese Edgar Morin (resta il ricordo di un’intervista a Venezia, alla Fondazione Cini) che ha compiuto cento anni lo scorso 8 luglio. Ascoltiamone la voce.
Primo suo pensiero, cupo: “Dovremmo cercare un vaccino contro la rabbia specificamente umana, poiché siamo in piena epidemia”.
Secondo pensiero, di speranza: “La comunità di destino della specie umana di fronte a problemi vitali e mortali comuni richiede una politica dell’umanità; questa si dovrebbe fondare sul concetto di Terra-Patria che porta con sé la coscienza del destino comune, dell’origine terrestre comune dell’umanità. La Terra-Patria, lungi dal negare le parti singole, le dovrebbe integrare in una grande patria comune. Gli internazionalismi ignoravano l’importanza delle diversità culturali e nazionali. La Terra-Patria ingloberebbe indissolubilmente l’unità-diversità umana. Il tesoro dell’unità umana è la diversità umana, il tesoro della diversità umana è l’unità umana.”
Dal libro La Via. Per l’avvenire dell’umanità, Raffaello Cortina editore 2012
Quando si chiamava peste

Uno dei sinonimi di pandemia è, come forse ricordate, la parola peste. Della peste vera e propria, noi oggi, e per fortuna, conosciamo soltanto il nome e, per sentito dire, quale flagello sia stata per l’umanità. Confinata com’è in qualche sotterraneo della Storia, possiamo solo riviverne i fasti nei libri e, comunque, negli strumenti di comunicazione di cui disponiamo. I mass media hanno rispolverato i romanzi di Manzoni, Camus, Saramago ecc. Personalmente conosco e propongo un veneto: è il Neri Pozza dei racconti raccolti sotto il titolo Le luci della peste (Rizzoli editore, 1982), in cui si muovono personaggi famosi come Leonardo, Giorgione, Sansovino, Tintoretto, Paris Bordone e altri grandi artisti fatti rivivere nella Venezia del Rinascimento, protagonisti di queste “nuove storie veneziane”. Neri Pozza è stato narratore gradevole, che si esprimeva in una lingua meticcia, colorita da veri e propri intarsi di dialetto. E ancora una volta, com’è stato detto, “la parola letteraria crea il senso, esplora la complessità del mondo e di noi”.
Variazioni

(poesia)
Ascolta
il tuo cuore che d’improvviso
deraglia.
Ascolta
con attenzione: è il tuo cuore
che sfaglia.
Ti ascolto
mio cuore vissuto mentre batti
a mitraglia.
(Anonimo veneto)