Il calciomercato ha chiuso da poco i battenti. Com’è consuetudine da alcuni anni, la maggior parte degli affari si è decisa nell’ultima settimana. Una girandola di scambi e prestiti con promesse d’acquisto posticipate in un valzer di milioni che sembrano sempre di più ma che, nella realtà, sono sempre di meno per il gorgo di debiti che sta trascinando molte società verso un futuro incerto. I direttori sportivi e i dirigenti contano sempre meno. Chi decide tutto sono i procuratori, sono loro a trovare la sistemazione gradita per i loro assistiti e, in molti casi, a proporre alle squadre possibili acquisti.
Calciomercato e giocatori

Un tempo era l’esatto contrario. Erano le squadre a decidere il futuro dei giocatori, che, quasi mai, venivano interpellati. Le società erano proprietarie del cartellino e il calciatore era poco di più di un oggetto. Il calciomercato si svolgeva in due lussuosissimi hotel di Milano: il Gallia e l’Hilton. Il primo ospitò il calciomercato per un ventennio dal 1950 al 1969, anno in cui fu sostituito dal secondo.
I fondatori del calciomercato
Ci troviamo proprio al Gallia, ammodernato ma sempre elegantissimo, per incontrare per le nostre interviste impossibili due protagonisti del calciomercato di una volta: Andrea Arrica e Paolo Mazza. Il primo è stato direttore sportivo, vice presidente ed infine presidente del Cagliari più forte di sempre, ma soprattutto è stato l’architetto, grazie alla sua bravura nel condurre il calciomercato, del Cagliari che vinse lo scudetto nel 1970. Mazza è stato il presidente della Spal e si può considerare l’inventore del calciomercato, assieme a Gipo Viani, naturalmente. Troviamo i due dirigenti nel salottino dell’albergo avvolti da una nuvola di fumo, se ne fregano degli attuali divieti, con in mano un bicchiere di whisky. Sembra di rivedere una delle divertentissime vignette di Marino Guarguaglini, lo storico disegnatore del Guerin Sportivo, che amava ritrarre i protagonisti del calcio di quegli anni evidenziando i loro vizi: il fumo, la passione per le donne e l’alcool.
Arrica e Mazza stanno discutendo animosamente, sicuramente di calcio, ed è un peccato interromperli.
Buongiorno, disturbo?
“Ci mancherebbe, si accomodi e beve qualcosa con noi.” Dicono i due in coro.
Parlavate di calciomercato?
“Il calciomercato non esiste più” esordisce Mazza con il suo accento emiliano tendente al romagnolo tipico di chi è nato e cresciuto nel ferrarese “il calciomercato è morto. Anzi, le dirò di più: il calcio è morto!”
Addirittura
“Ma no, Paolo, – subentra Arrica – “è solo mutato. Sono cambiati i tempi ed è cambiato anche il calcio. Un tempo i dirigenti contavano qualcosa ora sempre di meno. I calciatori sono come delle star del cinema e per trattare con loro devi necessariamente interfacciarti con i procuratori. Anzi, secondo me, tra un po’ si arriverà all’assurdità che non saranno più di proprietà delle società ma, come per il cinema, dovrai ingaggiarli per dei brevi periodi per delle manifestazioni particolari.”
A voi piace questo calcio?
“A me fa schifo!” sentenzia Mazza.
“Io continuo a guardarlo” risponde serafico Arrica da quell’uomo di mondo che è sempre stato.

“Andrea, continui a guardarlo” controbatte Mazza – “ma ora col Cagliari non vinceresti mai lo scudetto, come potresti tenere per anni tutti quei campioni? Quanto ti avrebbero offerto per Riva e quanto avrebbero offerto a Riva?”
Arrica allarga le braccia e dice sorridendo: “Per Riva non basterebbero 200 milioni, altro che Mpappé. Le regole attuali tutelano solo gli attaccanti e questo lo trovo giusto. Riva ha avuto la carriera accorciata dagli infortuni: subì tre incidenti gravissimi e veniva brutalmente picchiato. Ora i difensori vengono ammoniti anche per una semplici trattenuta.”
Arrica, col calciomercato lei scoprì Riva?
“Sì. Lo vidi e capii che avevo davanti un campione. Ma attenzione, anche nel calcio di oggi, Riva non si venderebbe al miglior offerente. Era ed è un uomo vero.”
Come mai il calciomercato è cambiato?

“E’ stato quel belga, come si chiama?” interviene Mazza
“Bosman” risponde Arrica.
“Sì, Bosman” continua Mazza “con la legge Bosman è cambiato tutto. Da quell’anno, il 1995, è cambiato tutto. I giocatori hanno iniziato ad avere sempre più potere e per difendere i loro diritti hanno trovato dei bravi procuratori.”
“Paolo, però, prima erano trattati come delle bestie.” L’interrompe Arrica.
“Parli proprio tu” gli risponde ridendo Mazza “facesti smettere di giocare Greatti.”
“E’ vero e ancora me ne vergogno. Greatti era uno dei giocatori simbolo del mio Cagliari. Lo scoprii e lo valorizzai. A fine carriera, dopo una vita in Sardegna, lo vendetti all’ultimo giorno di mercato senza dirgli nulla. Lui, giustamente offeso, decise di smettere. Per anni non mi rivolse la parola. Poi un giorno c’incontrammo, ci abbracciammo e facemmo pace, per me era come un figlio.”
“Ma questo era il calcio!” esclama Mazza “i giocatori non contavano nulla.”
Mazza, è vero che lei si può considerare l’inventore del calciomercato?

“Certo, capii che per sfruttare al meglio quel poco tempo che avevamo a disposizione era bene ritrovarsi tutt’insieme in un albergo. Il problema alla base però è un altro. Prima, e lo dico senza presunzione, eravamo più competenti. Io sono stato giocatore, allenatore e presidente. Quindi ero un uomo di calcio. Posso dire di aver creato la Spal. Così come l’amico Arrica creò il Cagliari. Ma gli esempi che potrei portare sono tanti. Ora, sono pochissimi i dirigenti competenti.”
“Soprattutto” interviene Arrica “non esistono più i diritti delle piccole società dopo un anno o anche qualche mese un giocatore ti viene soffiato dai più ricchi. Costruii il Cagliari come un artigiano, pezzo dopo pezzo. Oggi è come costruire un castello con le carte da gioco, ti viene distrutto ad ogni soffio.”
C’è qualcuno che vi assomiglia tra i dirigenti attuali che si occupano di calciomercato?
“No. Anche se ci fosse non potrebbe operare come facevamo noi. Contano solo le grosse società e vedrà che la superlega prima o poi la faranno.”
“Concordo” interviene Mazza “in più, sa cosa dico? Il calcio è morto quando sono finiti i sogni. Vincono sempre gli stessi. Chi è ricco e indebitato può fare ancora più debiti, chi è piccolo scompare. Guardi il Chievo. Quando, ogni tanto, vinceva una provinciale conquistava tifosi in tutto il Paese. Ora troviamo bambini che tifano Real Madrid e Chelsea perché li vedono vincere in televisione.”
Vedete delle soluzioni?
“Per me nessuna, è già finito tutto” sentenzia Mazza.
“Beviamoci su, cosa le offro?” dice ridendo Arrica.