Scattano i Giochi Olimpici di Tokio 2020 in silenzio ovvero senza spettatori causa rischio pandemia e l’Italia si presenta ai nastri di partenza con un’autentica corazzata formata da ben 384 atleti suddivisi in 197 uomini e 187 donne. Questo è il dato che colpisce maggiormente, le donne sono salite al 48% del totale, quasi in parità con gli uomini e diverse tra loro sono in odore di medaglia.
I Giochi e il sondaggio
Un recente sondaggio statunitense vede l’Italia con un bottino finale di circa trenta/trentacinque medaglie il che significherebbe entrare nelle prime dieci nazioni per quanto riguarda la classifica finale. Però va detto che proprio in questi giorni il tennista Matteo Berrettini, fresco finalista a Wimbledon dove è stato sconfitto dal serbo Nole Djokovic ha dovuto dare forfait per un malanno muscolare alla coscia e il nuotatore Gregorio Paltrinieri nostro numero uno assoluto è reduce da una fastidiosa forma di mononucleosi.
I giochi e le nostre specialità
Detto questo abbiamo sempre la scherma, il ciclismo, il tiro, ovviamente il nuoto con o senza Paltrinieri, il judo, la vela, l’atletica sperando in Tamberi e Jacobs, la lotta greco-romana, la pallavolo femminile, la pallanuoto maschile.
Per la prima volta senza la boxe
Viceversa non potremo contare sull’apporto del pugilato maschile che dopo cento anni di olimpiadi non vedrà nessun atleta azzurro in gara nel torneo olimpico. Strano, assurdo ma vero. Non abbiamo un solo pugile meritevole di partecipare a questa edizione giapponese. Forse si poteva puntare con più oculatezza sul supermassimo ucraino Dmytro Tonishev (naturalizzato italiano e da un paio d’anni nel giro azzurro), ma la federazione ha preferito puntare ancora sull’esperto Russo e purtroppo non ce l’ha fatta a qualificarsi.
La boxe italiana ai Giochi
Ora, una disciplina che ha portato all’Italia qualcosa come 47 medaglie (15 d’oro, 15 d’argento e 17 di bronzo) dietro soltanto all’inarrivabile scherma, ciclismo e atletica leggera, ci sembra veramente “delittuoso” non avere nemmeno un’atleta in gara. Ricordiamo così per onor di cronaca i nomi dei soli vincitori giusto per gli appassionati della vecchia e sempre affascinante “noble-art”. Carlo Orlandi (leggeri), Vittorio Tamagnini (gallo), Pietro Toscani (medi) ad Amsterdam nel 1928. Ulderico Sergo (gallo) nel 1936 a Berlino. Ernesto Formenti (piuma) nel 1948 a Londra. Aureliano Bolognesi (leggeri) a Helsinki nel 1952. Francesco De Piccoli (massimi), Giovanni “Nino” Benvenuti (welter), Francesco Musso (piuma) nel 1960 a Roma. Fernando Atzori (mosca) e Cosimo Pinto (mediomassimi) a Tokio nel 1964. Patrizio Oliva (leggeri) nel 1980 a Mosca. Maurizio Stecca (gallo) nel 1984 a Los Angeles. Giovanni Parisi (leggeri) nel 1988 a Seul. Roberto Cammarelle (supermassimi) nel 2008 a Pechino.
Dai giochi al professionismo
Nomi che negli anni hanno fatto anche la storia del pugilato a livello professionistico conquistando titoli europei e mondiali. Vedi Carlo Orlandi, Fernando Atzori, Franco De Piccoli, Nino Benvenuti, Patrizio Oliva, Giovanni Parisi.
Boxe in rosa
A questo punto speriamo nelle nostre quattro ragazze che sono Irma Testa di Torre Annunziata già presente ai giochi di Rio nel 2016 in gara nella categoria fino a 57 chilogrammi, Angela Carini di Napoli, categoria fino a 69 chilogrammi, in medaglia ai mondiali e una tra le favorite anche per Tokio. Poi Giordana Sorrentino nata a Roma in gara nella categoria fino a 51 chilogrammi. E infine Rebecca Nicoli nata a Milano in gara nella categoria fino a 60 chilogrammi. Forza ragazze il buon nome del nostro pugilato è nelle vostre “mani”.
Una curiosità ai Gioghi: Gundam alla cerimonia delle Olimpiadi
Organizzare i Giochi Olimpici non è stato semplice per gli organizzatori, e per la cultura giapponese ancora meno. Si tratta di avere le condizioni perfette degli stadi, delle palestre e delle residenze degli atleti, un enorme sforzo logistico, oltre a un’opportunità per mostrare la bellezza e i punti di forza del paese ospitante. Per “mostrare i muscoli”, il Giappone farà camminare durante la cerimonia di apertura un robot gigante, il Gundam prima serie, alto 18 metri e perfettamente funzionante (a parte le armi, per fortuna) che si muoverà tra gli atleti durante la cerimonia di apertura.
Il papà di Gundam
Il creatore di Gundam, Yoshiyuki Tomino, in occasione della fiera Anime Expo di New York nel 2002 ha pubblicamente ammesso che per il nome Char Aznable si è ispirato al cantante e cantautore francese Charles Aznavour. Il personaggio di Char si ispira inoltre alla leggendaria figura di Manfred von Richthofen, il Barone Rosso, così come il colore dei mobile suit utilizzati dall’ufficiale di Zion.