Per la serie scopriamo angoli del nostro Veneto, oggi, partendo dalla mia dieta, vi porto all’Abbazia di Praglia. Magnifico monastero benedettino situato nella campagna padovana, alle falde del monte Lonzina (Colli Euganei) nel comune di Teolo e in prossimità di Abano Terme. Ebbene si! Ciò che mi ha portato questo week end a vistare l’Abbazia e a conoscere Don Vladimiro un monaco assolutamente sui generis è stata la mia dieta proteica. Andava avanti da oltre due mesi (con discreti risultati direi; 10Kg in due mesi non sono pochi!).
Grazie a Claudio per la scoperta dell’Abbazia
Esausto di proteine necessitavo d’una scorpacciata di carboidrati, avete presente una cosa tipo: Bigoi in salsa, Pappardee al cinghiale o tagliolini al ragù “d’anara”! Ecco proprio queste cose sugose, succulente, saporitissime che è indispensabile accompagnare con un (e anca do) goti de vin bon! A tal fine ho chiamato Claudio, amico Patavino esperto d’osterie Euganee. Immanentemente ha organizzato un pranzo all’insegna del “magna e bevi ben”, prenotando in un ameno luogo sui colli.
E inutile che vi dica il nome del locale dove siamo andati. Vi garantisco che andare a mangiare sui colli è molto difficile “cascar mae” anzi è assai più probabile “ndar de luso”. Non aspettatevi locali di “lusso” anche se ve ne sono. Il più delle volte sono osterie o ristoranti a conduzione familiare, magari spartani, ma se il vostro obiettivo è mangiare bene, la destinazione è sinonimo di garanzia!
Detto questo però vi offro un indicazione che può esservi utile
Ero a Passo Fiorine nel comune di Teolo, un luogo che onestamente non conoscevo ma anche se la giornata era plumbea ed uggiosa mi ha alquanto ispirato. Essere in “montagna” (in realtà è collina, sono circa 350 mt sul livello del mare ) circondato da verdi alberi, prati e passeggiate con panorami mozzafiato, ma altresì essere a due passi dal “centro” di Padova è qualche cosa che fa pensare!
All’Abbazia grazie alla pioggia

La calma, la pace, la tranquillità di questo luogo alla portata “kilometrica” dalla frenesia della città effettivamente fa capire che non è indispensabile il “Cinar” contro “il logorio della vita moderna”. In realtà basta fare due passi e volendo il momento di relax lo trovi anche fuori porta!
Detto questo, considerando la quantità di persone che erano a mangiare nel locale e tenendo presente che nel bel mezzo del pranzo (all’aperto) ha iniziato a gocciolare, proprio, proprio silenzio non c’era. Ma l’ambiente era assolutamente ilare e godereccio e questo, dopo mesi di “chiusura” non guastava affatto!
Resta il fatto che la passeggiata nei boschi che era stata programmata complice la pioggia è saltata. Abbiamo allora dirottato il nostro interesse su un altro luogo estremamente interessante proprio nei paraggi, ovvero l’Abbazia di Praglia.

Ero già stato all’Abbazia
L’ultima volta che c’ero andato sarà stato circa trent’anni fa, era quindi giunto il momento di fare un salto a rinfrescare la memoria, inoltre sempre l’amico Claudio mi ha fatto memoria di un elemento che, considerando la fine dieta, poteva essere d’ulteriore interesse, sempre all’interno dell’Abazia.
Infatti i monaci Benedettini che hanno tra le loro linee guida comportamentali il famoso motto : “Ora et labora”, proprio grazie a questo motto in quel di Praglia tra le tante cose prodotte dal loro lavoro c’è anche una varietà di vini d’ottima qualità, uno su tutti il “Decanus”, il vino rosso di spicco dell’abbazia, modello della sua antica arte di vinificare. Un vino rosso secco, corposo, fine e delicato. Maturato in botti di legno lascia al palato ed all’olfatto note speziate, di frutta rossa, ciliegia e sottobosco. Un vino assaggiato proprio a casa di Claudio! Sarebbe stato quindi opportuno approfittare della cantina dell’abbazia al fine di approvvigionarsene!
All’Abbazia di Praglia con un “cicerone” d’eccezione
Eravamo quindi proprio nel negozio dell’abbazia, quando ci si avvicina Don Vladimiro, vi garantisco, “na sagoma”, premessa, essendo all’interno di un locale, portavo la “nefasta” mascherina d’ordinanza, che ovviamente raffigurava il Leone di San Marco con spada sguainata, evidentemente grazie a questa Don Vladimiro ha iniziato a “tacar boton” il Lingua Veneta!

Come dicevo, “na sagoma de personajo”. Al primo istante mi ha dato più l’impressione di un addetto al marketing commerciale, tanto era intento a decantarmi i prodotti del negozio. Poi però a me ed alla comitiva con cui ero entrato ha proposto di fare la visita guidata dell’abbazia, dato che tra i prenotati on line alla visita alcuni avevano “tirato pacco”.
Stante l’invito, abbiamo preso l’occasione al balzo e grazie a Don Vladimiro, siamo riusciti a dare ulteriore costrutto alla nostra inaspettata gita in quel di Praglia!
Don Vladimiro e l’Abbazia
Il “markettaro” Don Vladimiro, una volta smessi i panni di commerciale si è trasformato in un attento e fine storico, senza mai tralasciare il suo spirito goliardico e partecipativo ci ha portato a fare il Tour dell’Abazia un tour che vale veramente la pena di fare (se poi avrete la fortuna di farvi accompagnare da Don Vladimiro, beh farete un tour culturale con il sorriso).
La storia dell’Abbazia di Praglia
Come dicevo all’inizio, l’abazia è di fatto un monastero benedettino molto antico, fondato nell’XI secolo per iniziativa della nobile famiglia vicentina dei Maltraversi (dal conte Umberto detto Maltraverso, signore di Montebello, nobile padovano. Che creò una fondazione signorile dando così avvio alla storia dell’Abbazia, dipendente agli inizi da quella di San Benedetto in Polirone di Mantova).
Il nome Praglia deriva dal termine medievale “pratalea” (località tenuta a prati). Si rifà probabilmente alla grande opera di bonifica e di messa a coltura di terre paludose della zona avviata proprio dai monaci nel Medioevo.
Caposaldo dei Benedettini

Per molti anni il centro ecclesiastico fu un caposaldo dell’ordine dei Benedettini. Dopo una fase di decadenza, nel 1448 iniziò la rinascita grazie al passaggio sotto la potente Abbazia di Santa Giustina a Padova (Congregazione di Santa Giustina), guidata da religiosi riformatori.
In quegli anni avvenne anche la ricostruzione della chiesa dedicata all’Assunta e di parte degli ambienti monastici (unica testimonianza visibile dell’originario impianto medievale rimane oggi la torre campanaria).
Profondamente radicata nella zona euganea grazie ai suoi vasti possedimenti fondiari, l’Abbazia di Praglia si arricchì gradualmente di costruzioni imponenti e di opere d’arte. Fino alla conquista napoleonica del Veneto (1810), che ne decretò la soppressione e lo spogliamento.
Ahi Ahi….Napoleone…
Quando Don Vladimiro ebbe a parlare di Napoleone lo sentii a me molto vicino, sicuramente il sentimento d’odio nei confronti d’un essere umano non s’addice ad un monaco, ed infatti questo sentimento in lui non trapelava, ciò non di meno, nella sua voce e nel modo che aveva di parlare del “nano corso” sicuramente dell’acredine c’era ! A titolo personale per me invero il sentimento d’odio era prevalente…… “el corso me ga copà a Serenissima”
Tralasciamo i lugubre personaggio e torniamo a Praglia ed alla sua storia
I monaci benedettini sono tornati ad abitare il monastero a partire dal 1904 rendendo Praglia celebre anche per i prodotti rigorosamente naturali qui confezionati. Erbe officinali, cosmetici, cera, miele, propoli, tisane, infusi, ma anche confetture, dolci e vini tuttora venduti all’interno dell’abbazia. La vastità dell’edificio (ca 13.000 mq di superficie coperta), l’armonica razionalità ed equilibrio dei quattro chiostri che ne articolano lo spazio, lo stile architettonico in cui si integrano felicemente il tardo gotico e l’incipiente rinascimento, fanno dell’Abbazia di Praglia un notevole monumento d’arte.
Il monastero dell’Abbazia
Il monastero dell’Abbazia di Praglia a Teolo si articola nei caratteristici quattro chiostri quadrangolari (doppio o della clausura, botanico, pensile e rustico) ai quali si affiancano il refettorio monumentale (o refettorio grande), il refettorio ordinario, la basilica e la prestigiosa biblioteca antica. Alla seconda metà del XV secolo risalgono il chiostro botanico, un tempo destinato alla coltivazione delle piante medicinali e oggi elegante giardino, il chiostro doppio circondato dalle celle dei monaci e il chiostro pensile o “del Paradiso”, collocato al primo piano e caratterizzato da colonne e capitelli finemente lavorati.
Più tardo il chiostro rustico su cui affacciano la foresteria e il centro per conferenze e attività culturali. Altro ambiente suggestivo è il refettorio monumentale, al cui interno si notano, oltre al magnifico arredo ligneo, una grande “Crocifissione” dipinta da Bartolomeo Montagna alla fine del ‘400 e un pulpito in marmo utilizzato per la lettura delle Sacre Scritture durante i pasti.
La chiesa abbaziale dedicata all’Assunta risale al periodo 1490-1550. Fu edificata su disegno di Tullio Lombardo, con pianta a croce latina e a tre navate. Il portale è opera di Andrea Moroni, mentre all’interno si trovano opere di pittori veneti dei secoli XVI-XVII. Tra cui spicca l’”Ascensione di Cristo” del padovano Domenico Campagnola collocata nel catino absidale.
L’Abbazia di Praglia oggi

L’Abbazia di Praglia a Teolo, ancora oggi abitata dai monaci benedettini (se non ricordo male dovrebbero essere 42) e meta di un costante turismo religioso, ospita al suo interno anche una Biblioteca Monumentale Nazionale. Costruita in seguito alla riedificazione del monastero avvenuta nel 1400 e che contiene circa centomila volumi.
La sala al piano superiore della biblioteca antica è impreziosita da 17 tele di G.B. Zelotti, pittore del tardo Cinquecento, inserite negli scomparti del soffitto in legno. Altre tele dello stesso artista, con temi biblici, si trovano ora nel refettorio monumentale.
Il famoso laboratorio di restauro dei libri e codici antichi, che ha reso Praglia famosa in tutto il Mondo, è un altro fiore all’occhiello dell’Abbazia, che ha provveduto negli anni al ripristino di molte opere del patrimonio librario. Tra gli ospiti più famosi del monastero euganeo ricordiamo lo scrittore vicentino Antonio Fogazzaro. Ambientò a Praglia una scena del suo romanzo “Piccolo mondo moderno” (1901).

La fine del tour
Finito il Tour che a differenza della mia descrizione lineare è stato come dicevo assai partecipativo grazie a Don Vladimiro, ci siamo riportati al negozio e considerando che ho scoperto che i monaci vivono dei loro prodotti ed a quanto ho capito non ricevono emolumenti esterni se non donazioni di privati abbiamo deciso di contribuire acquistando un po’ di tutto. Le “ragazze” si sono sbizzarrite nel reparto cosmetico, i “bimbi” hanno fatto incetta di dolciumi. Noi maschietti, abbiamo preferito un altro reparto. Indovinate voi quale!
NB: se volete visitare l’abazia a differenza della “botta di fortuna” che abbiamo avuto noi, dovete prenotare la visita, per farlo, dovete andare qui: https://www.praglia.it/orario-delle-visite-guidate-dal-2-febbraio-2021/
P.S. se andate …… chiedete di Don Vladimiro, non ve ne pentirete e…… salutatemelo!