I Veneziani che frequentano i social network probabilmente da più di un anno a questa parte si sono imbattuti in un profilo Facebook dal nome curioso: Leoluca Urlando, che sembra fare il verso, con la modifica di una sola vocale, a un noto politico siciliano. Su questa bacheca ogni giorno vengono pubblicati video e foto esilaranti (poi caricati anche su YouTube), che testimoniano aspetti della vita in città, osservati dall’interno di un’edicola, più precisamente quella che si trova in Campo della Carità, di fronte alle Gallerie dell’Accademia e il cui personaggio principale è proprio uno dei titolari, Fulvio Silvestri, conosciuto anche come Bubo.
Bubo che personaggio curioso
Una personalità singolare, dotata di un umorismo surreale e stralunato, che è diventato famoso durante il lockdown proprio per l’ironia con cui affrontava l’emergenza da un punto di osservazione privilegiato: le edicole erano (e sono tutt’ora) uno dei pochi esercizi che non ha mai chiuso i battenti.

Conosciamo da vicino Bubo al quale abbiamo chiesto innanzitutto la storia di questa edicola
“La mia famiglia gestisce questa attività dal 1928, a rilevarla fu il mio nonno materno, Ciarla, ma la struttura risale al 1863 e, con rimaneggiamenti e restauri (uno in corso) è giunta praticamente intatta fino ai giorni nostri. Io ho cominciato ad aiutare mia mamma alla fine degli anni ‘80, avevo solo 16 anni, dopo la scuola. Nel 1993, quando è mancata mia mamma, due fratelli e io abbiamo continuato l’attività, nel 2007 uno di noi ha intrapreso un altro lavoro e così siamo rimasti io (il più piccolo dei sei fratelli) e il più grande, adesso però praticamente in edicola ci sto solo io”.
Siete sei fratelli (cinque maschi e una femmina) con la passione per la musica. Tu ha studiato tromba al Conservatorio “Benedetto Marcello”, vero?
“Abbiamo sempre respirato musica in famiglia: mio nonno paterno era violoncellista, per qualche anno è andato anche a suonare in India. Quasi tutti i miei fratelli suonano, infatti, però solo Sara e io ci siamo diplomati al Conservatorio”.

Veniamo alla tua produzione dei video, che pubblichi in rete sotto pseudonimo. Come nasce questo nick Leoluca Urlando?
“Inizialmente non volevo essere identificato e quindi ho scelto per Facebook un nome a caso, che non ha un particolare riferimento, è nato così, senza un vero motivo. Poi, in realtà, dal momento che compaio nelle riprese, è diventato un po’ il segreto di pulcinella… Su Youtube, invece, mi si può trovare con il mio vero nome”.
Com’è nata l’idea dei video?
“Stavamo vivendo un momento molto difficile, Venezia era deserta, tutti erano chiusi in casa, i turisti volatilizzati, ma io potevo uscire per tenere aperta l’edicola, un servizio ritenuto essenziale. Ho voluto creare dei brevi momenti di leggerezza, divertenti, per regalare a me e agli altri un sorriso. Mi sono divertito e ho anche trovato un modo per passare il tempo, un tempo che sembrava infinito, in attesa dei rari clienti di passaggio”.
Bubo, ti ricordi qual è stato il video con cui hai rotto il ghiaccio?
“Certo! Ai primi di marzo dell’anno scorso mi sono inventato un cane di nome Taxi, che cercavo disperatamente urlando il suo nome in giro per il Campo della Carità. Poi è diventato protagonista di altre gag”.
Nei suoi video utilizza giochi di parole, calembour, paradossi, situazioni surreali. Tutto suscitato da ciò che vede e sente attorno a sé, come ad esempio il rumore di un trapano o il cigolare della catena di un pontile del vaporetto. Si è anche spesso divertito anche a vestire i panni di certi clienti, prendendo un po’ in giro certe loro caratteristiche (in cui alle volte mi sono riconosciuta). Quello che bofonchia, quello che dopo aver ordinato il numero di una rivista esaurita ti chiede continuamente se è arrivata, lo straniero che parla un italiano improbabile, quello che tocca tutto e non compra niente, quello che risponde al cellulare e si mette a parlare dei fatti suoi…
La risposta
“Beh, lavorando in un esercizio pubblico si ha modo e tempo di osservare le persone… ma lo faccio in modo bonario, spero che nessuno si offenda”.
Anche perché contemporaneamente prendi in giro te stesso, quindi il conto è pari, no? Hai coinvolto spesso, nei tuoi video, amici clienti e passanti. È facile ottenere l’autorizzazione a pubblicare la loro partecipazione alle tue performance?
“In genere sì, si divertono molto anche loro. Chi invece declina la proposta lo fa soprattutto per timidezza”.
È stato molto delicato e commovente l’omaggio che hai voluto dedicare a Alberto D’Amico, qualche giorno dopo la sua scomparsa.
“Sì, un verso per ciascuno, diversi amici hanno cantato una sua canzone, li ho filmati mentre venivano a comprare il giornale, è stato davvero emozionante per tutti”.
La tua ironia tocca, sempre con leggerezza e senza volgarità, temi importanti legati alla città, ma non solo
“A parte la desertificazione della città seguita prima all’acqua alta del novembre 2019 e poi alla pandemia, ho dedicato qualche video alle grandi navi, all’inciviltà di certi padroni di cani che lasciano “piacevoli ricordini” per strada, alle cicche di sigarette buttate in canale che inquinano, e anche all’invadenza della pubblicità o degli algoritmi che scavano nei nostri interessi e/o abitudini attraverso gli strumenti di comunicazione digitale”.

Alcuni video e anche fotografie, sono girate a casa, anche l’ambiente domestico ti ispira
“L’ispirazione è sempre improvvisa, e viene fermata lì dove sono. Basta magari un bavaglino (ho due bambine, una di cinque e una di un anno) buttato sul tavolo che mi fa pensare a certe installazioni artistiche, per esempio: allora mi fermo, scatto la foto e pubblico”.
I tuoi follower apprezzano molto: sono numerosi i like e i commenti su ogni tuo post
“Sono passato dai 200 like di quando ho iniziato questo gioco (perché è un gioco), ai più di 1.100 di oggi. Mi fa piacere, naturalmente”.
Quindi Bubo hai intenzione di continuare
“Finché c’è l’ispirazione, perché smettere?”
Appunto, lo sai che sono una tua fan, vero?
Grazie per l’inervista Annalisa. È stato gentile da parte tua interessarti alle parti meno in luce di quello che succede in città.
Grazie a te per la chiacchierata!