“…son salito sul campanile di S. Marco, di dove si offre allo sguardo uno spettacolo unico. Era mezzogiorno e il sole così limpido che ho potuto discernere esattamente tutto, e da vicino e da lontano, senza bisogno di cannocchiale. L’alta marea copriva le lagune quando, vòlto uno sguardo al così detto Lido, ho visto per la prima volta il mare ed alcune vele”. Viaggio in Italia. Piccoli frammenti d’infinito che rubo volentieri al turista più celebre del mondo: Goethe. Lo scrittore confessa che era scritto nel libro del destino che avrebbe visto Venezia per la prima volta la sera del 28 settembre 1786. Aveva l’abitudine di salire sul punto più alto di ogni città per ottenere una visione aerea e armonica dell’insieme. E se per magia potessimo ammirare in un secondo tutto l’orizzonte di Venezia senza salire in alto? Un’intera città in un colpo d’occhio, autentica “sindrome di Stendhal”.
L’orizzonte alla Querini Stampalia
Alla Querini Stampalia è possibile, grazie alla mostra: Venezia panoramica – La scoperta dell’orizzonte infinito. Il mese di maggio si apre con un evento imperdibile, viene esposta per la prima volta dopo il recente restauro conservativo, la più grande veduta di Venezia mai realizzata. E’ quella dipinta nel 1887 dal pittore e decoratore Giovanni Biasin nato a Venezia nel 1835.
Un orizzonte riscoperto
Il lavoro di restauro ha portato alla luce gli splendidi colori originali dell’opera, conservata nelle collezioni dell’antica e prestigiosa Accademia dei Concordi di Rovigo. Si tratta di una tempera su carta alta circa un metro e settanta che si sviluppa per ben ventidue metri di lunghezza. Più che una veduta, è un panorama della città. In mostra anche una sessantina tra incisioni e dipinti, straordinario viaggio che dalle minuscole visioni di Piazza San Marco, si allarga agli scorci sempre più vasti dello skyline veneziano fino ad abbracciare l’intero orizzonte. L’esposizione è a cura di Giandomenico Romanelli e Pascaline Vatin. Promossa da Fondazione Querini Stampalia, Accademia dei Concordi e Fondazione Cariparo.
Un orizzonte da non perdere
Un documento davvero straordinario, sembra di entrare in Bacino San Marco come in una sequenza cinematografica. L’artista ha elaborato la gigantesca tempera dando l’impressione di osservare la riva dalla barca, con un percorso rotatorio di quasi trecentosessanta gradi, dai giardini di Sant’Elena al Lido. È lo spettacolare colpo d’occhio del diorama, tecnica ottocentesca che dava l’illusione del panorama nelle varie ore del giorno, creando sfondi e ambientazioni sceniche suggestive e ipnotiche. L’opera venne presentata a Venezia all’Esposizione Nazionale Artistica inaugurata nel maggio del 1887 ai Giardini, preludio della Biennale ideata qualche anno dopo.
Il direttore
“Protagonista è la città – dice Marigusta Lazzari, Direttore della Fondazione Querini Stampalia: Attraverso le immagini della mostra, il cannocchiale del tempo restituisce una Venezia in contrasto con quella che abbiamo visto provata dalla marea, svuotata dal contagio, offuscata e struggente. Riaffiora qui quel prodigioso organismo urbano e civico, che sfugge nella sua complessità anche ai tentativi ottocenteschi di afferrarlo tutto intero con le prime, spettacolari prove di realtà immersiva. “Come vivremo insieme”, domanda la Biennale Architettura, che apre fra poco. Qual è l’immagine di Venezia che vorremmo? A milleseicento anni dalla fondazione mitica questi scorci e panorami aprono un mondo nuovo, tutto da indagare”.
Grazie all’Istituto Italiano di Cultura di Mosca la mostra sarà accolta in autunno presso il Museo di Architettura A. V. Schusev.
Biasin e la storia dell’orizzonte perduto
La storia di Giovanni Biasin è anche avventurosa, a soli tredici anni nel 1848, partecipa all’ondata rivoluzionaria contro i regimi assolutisti che attanagliano l’Europa, quella “primavera dei popoli” tappa fondamentale del Risorgimento e che vede Venezia come protagonista assoluta.
In seguito studia pittura e decorazione all’Accademia di Belle Arti. Nel 1863 viene chiamato a Rovigo per affrescare soggetti mitologici, un talento che lo porterà a numerose commissioni in queste zone, tanto che il Polesine diventerà la sua terra d’elezione, infatti si trasferirà stabilmente lasciando molte opere importanti.
L’importanza della Querini Stampalia
La Querini Stampalia, è da sempre considerata la casa-museo dei veneziani, luogo culturale internazionale, sede di eventi e incontri con grandi personaggi. Custodisce opere ineguagliabili, circa 400 dipinti che vanno dal capolavoro di Giovanni Bellini “La presentazione di Gesù al Tempio” a Palma il Vecchio, Sebastiano Ricci, Giambattista Tiepolo. Grazie a Pietro Longhi e Gabriel Bella, offre una documentazione quasi fotografica della Venezia settecentesca.
Un museo vivo, fulcro di progetti che amplificano i vari linguaggi dell’arte, come quello che mette a confronto fotografia pittura e poesia sul grande tema del paesaggio. Nasce così l’evento: “Un’evidenza fantascientifica Luigi Ghirri, Andrea Zanzotto, Giuseppe Caccavale”, a cura di Chiara Bertola e Andrea Cortellessa.
Per l’occasione è stato chiesto all’artista Giuseppe Caccavale di creare una grandiosa installazione a parete nel Portego antico della Biblioteca Querini Stampalia, il ‘Murale di carta’: immenso e arioso acquerello che riveste le pareti della grande sala. Il risultato è un inedito paesaggio variegato e ultramondano.
Il mio ricordo
Nel 2013, visitai una mostra antologica di Luigi Ghirri organizzata al Maxxi di Roma, rimasi subito rapita dai suoi paesaggi surreali, dalla purezza delle immagini, dall’uso del colore altamente pittorico.
Purtroppo ci ha lasciati nel 1992 a soli 49 anni e oggi la Fondazione che porta il suo nome si dedica alla diffusione della sua enorme collezione fotografica. Luigi Ghirri era nato a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, la terra che ha dato i natali anche all’autore dell’Orlando Innamorato, Matteo Maria Boiardo.
Leggendario il sodalizio con Lucio Dalla. Avevano lo stesso anno di nascita, 1943 e un’affinità culturale che sarà alla base di un’importante collaborazione professionale e di una grande amicizia.
Ghirri e l’aforisma sull’orizzonte
Tra orizzonti infiniti e fantascientifiche evidenze, si colloca molto bene questo aforisma di Luigi Ghirri: “Credo che la fotografia sia una immagine impossibile. Una immagine che da un parte ha la staticità della pittura, dall’altra il dinamismo del cinema”.
VENEZIA PANORAMICA
La scoperta dell’orizzonte infinito
14 maggio – 12 settembre 2021
UN’EVIDENZA FANTASCIENTIFICA
Luigi Ghirri, Andrea Zanzotto, Giuseppe Caccavale
14 maggio – 17 ottobre 2021
Ph. Michele Sereni
Molto interessante articolo!
Grazie Elisabetta!
Venezia viva!
Grazie Dott.ssa Elisabetta per averci segnalato con così grande passione e informazioni storiche la mostra Venezia panoramica – La scoperta dell’orizzonte infinito. L’opera di Giovanni Biasin è monumentale e ci permette di ri-conoscere una Venezia forse più autentica e vicina al suo splendore, anche se come datazione è già lontana dalla Serenissima e più vicina a noi. La Querini Stampalia, immagino, che realizzerà delle copie di questo grande lavoro dove potranno essere colti anche particolari su edifici e luoghi, oggi, completamente cambiati. Un complemento alla giornalista Elisabetta Pasquettin per questo articolo bello e coinvolgente.
Bella la riflessione che unisce la considerazione di Goethe che ammira Venezia dalla sommità del campanile di San Marco alla veduta pittorica veneziana del pittore Biasin esposta alla Querina Stampalia. Grande sensibilità descrittiva di Elisabetta Pasquettin!
Ci risiamo cara Elisabetta nel poter essere avvinti dalla presentazione di un tuo nuovo articolo su Venezia. La proposta della tua “Venezia panoramica ” del Biasin è avvincente e mi porterà a venire ad ammirarla.
Come al solito riesci ad attirare l’attenzione su specifici argomenti con trattazioni di ottimo livello. Nel complimentarmi con te invio un grande ringraziamento e un caro saluto.